Rifiuti connection allunga i tentacoli in Veneto, Friuli e Trentino. Ed
esporta immondizia in Cina. Al Sud impazza il cemento. Tre crimini ogni ora, un
giro d'affari da 22,4 miliardi di euro. I numeri del Rapporto sulla criminalità
ambientale di Legambiente
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Il rapporto /
La classifica
L’ecomafia va alla conquista del nord e lo fa soprattutto coi rifiuti. Il
Veneto è al terzo posto nella classifica delle illegalità legate alla
monnezza-connection, il Friuli Venezia Giulia e il Trentino Alto Adige sono
spesso le destinazioni di arrivo o di smaltimento del pattume illegale. Le
imprese criminali della spazzatura hanno ormai stabilmente
varcato i confini del Mezzogiorno. E’ questo uno dei dati più significativi
di Ecomafia 2006, l’annuale rapporto di Legambiente sull’illegalità ambientale
in Italia e il ruolo della criminalità organizzata.
Il rapporto è stato presentato questa mattina a Roma in una conferenza
stampa da Roberto Della Seta, presidente nazionale di Legambiente, Alfonso
Pecoraro Scanio, ministro dell’Ambiente, Pietro Grasso, procuratore nazionale
Antimafia, Marco Minniti, viceministro dell’Interno, Ermete Realacci, presidente
della Commissione Ambiente e Lavori Pubblici della Camera, Enrico Fontana,
responsabile osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente e numerosi
rappresentanti delle Forze dell’Ordine.
Cresce il traffico dei rifiuti in Italia: +16,5% rispetto al 2004, 18,8
milioni di tonnellate rifiuti speciali spariti nel nulla. Sempre più temibili,
poi, le connection globali della criminalità ambientale: con sette miliardi di
euro all’anno di traffici clandestini di specie protette e con la Cina che sta
diventando la nuova mecca dello smaltimento illegale dei rifiuti pericolosi
italiani ed europei. Le ultime stime Ue parlano di 11 milioni di tonnellate
annue di tecno-spazzatura da smaltire, ma nei porti cinesi arrivano container da
tutto il mondo, Usa e Giappone in testa. I rifiuti continuano a circolare anche
dall’Italia all’Africa verso Nigeria, Senegal e Ghana soprattutto. Lo spegnersi
dell’“effetto condono” risparmia invece all’Italia un quarto di case illegali:
nel 2005, secondo le stime Cresme, sono 31mila lenuove costruzioni abusive,
contro le 41mila del 2004.
Più in generale, l’aggressione subita dal nostro patrimonio ambientale si
può quantificare in 3 reati ogni ora. Sono state 23.660 le violazioni alle
normative ambientali accertate dalle forze dell’ordine, con una flessione del
7,1% rispetto all’anno precedente (erano 25.469). In calo del 10% circa anche il
numero delle persone denunciate, che passa dalle 21.707 del 2004 alle 19.503 del
2005, ma s’impenna il numero delle persone arrestate: 183 arresti nel 2005,
circa il 16% in più dell’anno precedente. Cresce inoltre il numero di persone
indagate per reati connessi al mercato illegale delle opere d’arte e dei reperti
archeologici, dai furti alla ricettazione: dalle 1.019 persone denunciate nel
2004 si passa alle 1.361 del 2005, con un incremento del 33% circa.
«Ormai le ecomafie e la criminalità ambientale – ha dichiarato Roberto
Della Seta, presidente nazionale di Legambiente – puntano ad insediarsi in ogni
angolo d’Italia e a svolgere un ruolo centrale anche nei traffici
internazionali. La magistratura e le forze dell’ordine svolgono un’opera
meritoria, ma per segnare successi decisivi servono contromisure immediate anche
sul piano della volontà politica e delle norme, a cominciare dal pieno
inserimento dei reati ambientali nel codice penale che Legambiente reclama
inutilmente da anni. Alle forze dell’ordine vanno poi date più risorse, più
uomini e più mezzi. Occorre inoltre un potenziamento delle attività di controllo
– in particolar modo nel campo dei rifiuti e in quello dell’abusivismo edilizio,
e un maggiore impegno a livello europeo».
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