E proprio durante il gruppo di lavoro “Ecomafie, ecomostri
d’Italia” il sostituto procuratore a Santa Maria Capua Vetere (Ce) ha
lanciato lanciato la proposta di istituire un 416 quater del codice
penale per i reati di mafia contro il patrimonio ambientale per dotare
la magistratura e le forze dell'ordine degli stumenti necessari per
combattere le ecomafie.
Il pm protagonista di inchieste su traffici illeciti di rifiuti tossici
e in prima linea nella battaglia contro le ecomafie gestite dai clan
della camorra, ha sottolineato l’'urgenza di una normativa più dura ed
efficace nella lotta a quella che è diventata una delle attività più
redditizie della criminalità organizzata: «E’ un aspetto sottovalutato
dalle istituzioni, i dati sull'eco-business dimostrano volumi d'affari
enormi, ma soprattutto rischi altissimi per la salute dei cittadini. E'
in gioco il nostro futuro oltre che quello dell'ambiente in cui viviamo
e crescono i nostri figli. Occorre accendere i riflettori sui nuovi
crimini eco-mafiosi».
Tra le proposte del magistrato campano, quella di istituire «un
416 quater del codice penale sui reati associativi ambientali per dotare
la magistratura e le forze dell'ordine degli strumenti necessari a
contrastare un fenomeno allarmante che grazie all'inadeguatezza
normativa e una frequente connivenza della pubblica amministrazione sta
prendendo piede ormai sul tutto il territorio nazionale».
19/11/2006 Archivio Contromafie
Archivio Mafia
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