La lotta alla mafia chiama in
causa la politica. Essa, avete insegnato, si combatte a partire dai
territori ma non si può esaurire in essi. Deve prodursi nei gangli
vitali dell'economia e della finanze". Il saluto del presidente della
Camera a Don Ciotti per la giornata conclusiva degli Stati generali
dell'Antimafia. Lunedì Bertinotti riceverà dal presidente di Libera
il Manifesto di Contromafie Caro Luigi,
confidavo molto di essere oggi con voi soprattutto per confermare con la
presenza l'apprezzamento mio e dell'Istituzione per un'attività così
importante e impegnativa come quella che Libera svolge da anni. Avrò modo di
rivolgere questo apprezzamento direttamente a te nell'incontro di domani
alla Camera. Resta il dispiacere di non poter essere con voi, ma la giornata
conclusiva della sessione dei lavori della Camera sulla finanziaria e il
bilancio, con i voti finali, me lo immpedisce.
Basterebbe la denuncia del numero di morti di mafia che avete ripetutamente
ricordato nei vostri lavori per dire quanto la lotta alla criminalità
organizzata debba impegnare la politica e le Istituzioni repubblicane. Ma i
rapporti, gli intrecci duri e opacizzati che si tendono tra criminalità
organizzata, economia e finanza, fanno di questa lotta, nel nuovo ciclo
dell'economia della globalizzazione, un elemento strategicamente importante
ai fini di costruire una democrazia partecipata, un'organizzazione economica
e sociale guidata dagli interessi generali e un controllo democratico sulle
grandi scelte della società. La lotta alla mafia, avete insegnato, si
combatte a partire dai territori, ma non si può esaurire in essi. Deve bensì
prodursi coerentemente nei gangli vitali dell'economia e delle finanze. La
lotta alla mafia chiama in causa la politica. E' certo necessaria e
meritoria l'azione di contrasto della magistratura e delle forze dell'ordine
dello Stato repubblicano. Ma c'è una dimensione sociale della lotta che
diventa ogni giorno più necessario praticare a fronte di un processo di
modernizzazione che, insieme a delle opportunità, determina drammatici
fenomeni di crisi della coesione sociale, incertezza sul proprio futuro,
precarietà e persino vede affiorare nuovi fattori di crisi della convivenza
civile.
Le energie presenti nella società, anche nelle terre più duramente colpite
dalle mafie, sono una risorsa. Tocca alla politica non disperderle e non
scoraggiarle e al contrario, offrire loro una intercoluzione e un sostegno
attraverso la messa in campo di un disegno e una pratica di riforma della
società. Il circuito requisizione dei beni di mafia, immissione degli stessi
liberati in un circuito socio-economico virtuoso, attivazione di risorse
umane, civili e culturali, riforme di società, andrebbe non solo
irrobustito, ma pensato come capace di allargarsi ad altre esperienze e di
costruire esempi di riferimento Il rifiuto di ogni compromesso con la
criminalità organizzata e la bonifica di una società riformata credo siano
le coordinate sulle quali può crescere la buona politica per riformare essa
medesima, riconquistando la considerazione e la partecipazione popolare.
Le parole profetiche di Danilo Dolci riacquistano per tutti noi, credo, il
valore di un impegno.
Buon lavoro.
Fausto Bertinotti
Presidente della Camera dei deputati
19/11/2006 Archivio Contromafie
Archivio Mafia
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