La paura della malattia chiamata "ipercolesterolemia",
ancora poco conosciuto come disturbo quando Flenry Gadsden era alla guida
della Merck 30 anni fa, nel giro di breve tempo è salita al primo posto tra i
timori per la propria salute di decine di milioni di persone in tutto il
mondo.
A chi vende medicine la diffusione di tale paura ha fruttato ingenti
guadagni: nazioni di ogni dove negli ultimi anni hanno speso di più per i
farmaci anticolesterolo che per ogni altro genere di medicinali con obbligo
di ricetta medica.
Nel loro insieme, oggi questi farmaci generano introiti di oltre 25
miliardi di dollari all'anno per i loro produttori, che includono i
maggiori nomi dell'industria mondiale quali
la Bayer
tedesca, la società anglo-svedese AstraZeneca e l'americana Pfizer.
In paesi meno ricchi, compresi alcuni stati dell'Europa dell'Est, i costi
crescenti di questa categoria di farmaci da soli rischiano di mandare in
fallimento interi sistemi sanitari?
Contrariamente a
quanto forse molti ritengono, il colesterolo in sé non è un nemico mortale,
bensì un essenziale elemento costitutivo del nostro organismo ed è
indispensabile per vivere.
Se da una parte è scientificamente provato che per molte persone un elevato
livello di colesterolo nel sangue si associa a un aumentato rischio di ictus
cerebrali e attacchi cardiaci, tuttavia nel caso di persone per il resto sane
non si sa con certezza di quanto quel livello di colesterolo elevato possa
aumentare il rischio di disturbi cardiaci, né per quante persone questo possa
davvero costituire un problema.
Quello che invece è un dato accertato è che avere il colesterolo alto è solo
uno dei tanti fattori che influiscono sulle probabilità di sviluppare
disturbi cardiaci. Tuttavia attira una fetta così ampia di attenzione perché
si può agire su di esso con dei farmaci, farmaci che oggi vantano
investimenti promozionali da fare invidia a quelli di certe marche di birra o
bibite.
Per specialisti
della prevenzione come il professor Shah Ebrahim, un ricercatore inglese, i
nuovi farmaci che abbassano il colesterolo - chiamati statine - sono un
rimedio valido nei casi di persone che abbiano già avuto disturbi cardiaci,
mentre per la maggioranza delle persone sane esistono modi molto più
economici, sicuri ed efficaci di mantenersi in salute che utilizzare le
statine. Migliorare la propria dieta, fare più movimento e smettere di fumare
sono le strategie più ovvie e conosciute.
Ebrahim è uno dei molti ricercatori secondo cui dedicare tanta attenzione
solo al colesterolo può distrarre in maniera potenzialmente pericolosa da
quella che è la vera prevenzione.
Intanto una delle statine, il Baycol della Bayer, è stata ritirata dal
commercio dopo essere stata implicata in numerosi casi di morte.
Anche per la statina più nuova, il Crestor dell'AstraZeneca, è stato chiesto
da più parti il ritiro per alcuni effetti collaterali molto rari ma gravi di
deperimento muscolare e disfunzioni renali.
L'alba della
nuova era del colesterolo giunse nel 1987, quando
la Merck
lanciò la prima delle statine, il Mevacor, tra l'eccitazione generale del
mondo farmacologico. Il Mevacor era
omologato anche per livelli di colesterolo bassi, il che significava che
questo medicinale poteva venire pubblicizzato e prescritto a gente per il
resto sana: un mercato potenzialmente sconfinato.
Da allora sono stati omologati
diversi farmaci concorrenti e la pubblicità data sia alle medicine che alla
malattia ha assunto forme parossistiche. Ma una pillola in particolare è
balzata al comando del gruppo e ora domina quasi la metà dell'intero mercato:
il Lipitor, che, accaparrandosi vendite per oltre 10 miliardi di dollari
all'anno, è il farmaco con obbligo di ricetta medica più venduto di tutti i
tempi.
La Pfizer che lo produce è non solo la casa farmaceutica più grande al mondo
ma, con uffici direzionali a Manhattan e un valore di mercato intorno ai 200
miliardi di dollari, è anche una delle maggiori società in assoluto, un
primato dovuto in misura non trascurabile alla diffusa paura del colesterolo
alto.
Le vendite di questi farmaci sono salite
alle stelle nell'ultimo decennio perché il numero di persone classificate
come affette da "colesterolo alto" è cresciuto in maniera esorbitante.
Come per molte altre malattie, la definizione di "colesterolo alto" viene
periodicamente rivista, e come per altre malattie tale definizione è stata
ampliata in modo da classificare come malate un numero sempre maggiore di
persone sane. Con il trascorrere del tempo i confini che delimitano le
malattie pian piano si allargano e i bacini di potenziali pazienti si
espandono costantemente. A volte l'incremento è improvviso ed eclatante.
Quando alcuni anni fa negli Stati Uniti una commissione di esperti del
colesterolo ha riformulato le definizioni, tra gli altri cambiamenti
apportati ha abbassato i livelli di colesterolo ritenuti necessari per
autorizzare una cura medica, sostanzialmente classificando come malate
milioni di persone sane e triplicando virtualmente da un giorno all'altro il
numero delle persone che potevano essere fatte oggetto di terapia
farmacologica.
Stando alle
direttive ufficiali sul colesterolo dei National Institutes of Health
statunitensi (Istituti Nazionali per
la Salute )
emanate negli anni '90, tredici milioni di americani avrebbero avuto bisogno
di essere curati con le statine. Nel 2001 un altro comitato di esperti ha
riformulato queste direttive facendo in pratica salire tale numero a 36
milioni, con una mossa che fa venire in mente il sogno di Henry Gadsden di
vendere medicine a tutti.
Cinque dei quattordici autori di questa nuova definizione ampliata, compreso
il presidente della commissione, avevano legami finanziari con i produttori
di statine.
Nel 2004 un altro comitato di esperti ha aggiornato ancora una volta le
direttive, sottolineando che, accanto all'importanza di cambiare lo stile di
vita, più di 40 milioni di americani avrebbero potuto trarre beneficio
dall'assunzione di farmaci.
Questa volta i conflitti di interesse erano ancora più marcati.
Otto dei nove esperti che hanno redatto le ultime direttive sul colesterolo
lavorano anche come relatori, consulenti o ricercatori per le maggiori case
farmaceutiche al mondo: Pfizer, Merck, Bristol-Myers Squibb, Novartis, Bayer,
Abbott, AstraZeneca e GlaxoSmithKline.
Nella maggioranza dei casi gli autori delle direttive avevano legami
molteplici con almeno quattro di queste società, mentre un "esperto" aveva
preso soldi da dieci di loro.
http//open.imshealth.com/webshop2/IMSinclude/i_article_20040317.asp
Una società chiamata
Datamonitor ha un sito che fornisce le informazioni essenziali sulle
maggiori case farmaceutiche del mondo
www.datamonitor.com
N.Freemantle e S.Hill,
"Medicalisation, limits to medicine, or never enough money to go round",
BMJ, vol. 324, 2002, pp. 864-5.
Vedi la nota dell'FDA
sul Baycol (cerivastatina) e i decessi al sito
http://www.fda.gov/cder/reports/rtn/2001/rtn2001-3.htm#Withdrawals
http://www.citizen.org/pressroom/release.cfm?ID=1737 La
denominazione generica del Crestor è rosuvastatina. La denominazione
generica del Mevacor è lovastatina.
http://open.imshealth.com/webshop2/IMSinclude/i_article-20040317.asp
(visitato il 16 novembre 2004). La denominazione generica del Lipitor è
atorvastatina.
Per le direttive del
2001 vedi il sito
http://www.nhlbi.nih.gov/guidelines/cholesterol/atp3xsum.pdf
(visitato il 16 novembre 2004). Vedi anche il capitolo riguardante le
direttive sul colesterolo in J.Abramson, Overdosed America, HarperCollins,
New York, 2004.
"Expert Panel ori
Detection, Evaluation, and Treatment of High Blood Cholesterol in Adults.
Executive Summary of The Third Report of The National Cholesterol
Education Program (Adult Treatment Panel 111)", IAMA, vol. 285, 2001, pp.
2486-97
Ibid.
http://www.detnews.com/2004/health/0407/19/health-214907.htm
(visitato il 16 novembre 2004). L'articolo cita una dichiarazione di
james Cleeman secondo cui le direttive aggiornate del 2004 aggiungeranno
7 milioni ai 36 cui veniva già consigliato di assumere farmaci.
http//www.nhlbi.nih.gov/guidelines/cholesterol/atp3upd04_disclose.htm
(visitato il 16 novembre 2004)
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