ROMA – Sbattute fuori dalla porta in Consiglio dei Ministri, le Province
ritornano dalla finestra della fantasia costituzionale, nello stesso testo
approvato ieri. Abolite nella loro qualità di ente locale statale, sarà
possibile reintrodurle sotto forma di associazioni tra Comuni con tanto di
rappresentanza elettorale e organismi di governo. Roberto Calderoli, maestro di
neologismi, le chiama “Province regionali”. Non si capisce bene cosa voglia
dire: si capisce benissimo che la Lega non intende rinunciare al pezzo di potere
che rappresentano. Si capisce ancora meglio che potenzialmente saranno fonte di
costi addirittura superiori a quelli attuali aumentando il tasso di burocrazia
che si intendeva ridurre. Un capolavoro per un Ministro della
Semplificazione.
Il disegno di legge costituzionale ha come primo obiettivo quello di
eliminare il riferimento ente Provincia dalla Carta Costituzionale. Un iter
lunghissimo. Per Di Pietro tra vent’anni sarà ancora al punto di partenza. Non
ha tutti i torti. Basta considerare il sogno mai realizzato delle città
metropolitane: è dal 1998 che sono in Costituzione, ma la definizione è rimasta
troppo vaga: dovrebbero comprendere le grandi città e i Comuni connessi per
“affinità”. Elettive, etniche, di fede calcistica?
Per ora il testo licenziato dal Consiglio dei Ministri riscuote la furiosa
opposizione degli amministratori degli enti provinciali morituri. Scontato,
anche se l’obiezione dei presidenti di provincia, “è una preoccupazione
demagogica”, ha qualche fondamento. Si offre all’elettorato che lo reclama un
capro espiatorio che si sacrifica nominalmente (via dalla Costituzione), per
sostituirlo con una nuova forma associativa intermedia, un cuscinetto politico
tra Comuni e Regioni. E il saldo del numero delle poltrone, quello sì, resta
invariato. Non che in Consiglio dei Ministri qualcuno non se ne sia reso conto.
Il ministro Galan lo ha detto apertamente, ma si sa l’ex governatore del Veneto
ha un conto in sospeso con la Lega.
Tornando al concetto di “Provincia Regionale”, questa non sarebbe altro che
un Supercomune, interfaccia amministrativa di una non meglio precisata “area
vasta”, cui verrebbero assegnate tutte o alcune delle funzioni che oggi spettano
alla Provincia. “Tenendo conto dei connotati particolari” di ciascun territorio.
“Ci si sveglia la mattina e si propone la modifica della Costituzione. Mi pare
ci siano approssimazioni e improvvisazioni”: il mittente del messaggio è il
Presidente della Repubblica. Destinatari quei “geometri” della costituzione che
si spacciano per architetti.
http://www.blitzquotidiano.it/politica-italiana/province-regionali-supercomuni-calderoli-cdm-955893/
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