Tempeste, mari in burrasca, acquazzoni e
temperature in picchiata. Dicono che l'estate stia finendo. Nella
settimana di ferragosto, tiriamo un primo bilancio di questa estate in
musica: chi ha avuto successo, e chi ne avrebbe meritato di più.
Due mesi a
scartabellare tra le classifiche, e scoprire che i giochi erano fatti
sin dall'inizio di giugno, quando già si canticchiava
“ella-ella-eh-eh-eh” o ci si inerpicava impavidi nell'emulazione fonica
dei falsetti dell'ultimo prodigio del pop inglese. Due mesi in cui l'”Umbrella”
di Rihanna e “Relax/Take it easy” di Mika si sono contesi la numero uno
di tutte le charts combattendo ad armi impari con il Vasco bifronte
dell'EP di “Basta poco” e de “La Compagnia”, e da quattro settimane a
questa parte pure trino con la limited edition di “The Singles
Collection”.
Con loro, pochi altri: il redivivo Miguel Bosè con l'album di duetti “Papito”,
i Negramaro di “Parlami d'amore”, i Maroon 5 e Irene Grandi, i più
ascoltati in radio. L'immancabile ballad di Avril Lavigne, il tributo di
Tiziano Ferro a Raffaella Carrà, e le immortali Beyoncé & Shakira di
“Beautiful liar”, tra le più longeve da 16 settimane nella classifica
Fimi-Nielsen, e le suggestioni post-belliche di Christina Aguilera in “Candyman”.
A sorpresa, arrivano dalla Germania i Tokio Hotel di “Monsoon”, spinti
da communities di ragazzine indiavolate che hanno trovato nel femmineo
cantante Bill Kaulitz il loro ultimo idolo ormonale: il rock all'acqua
di rose dell'album “Scream” è da tre settimane in top ten.
Dalle isole, il ritmo solare dei siculi Roy Paci & Aretuska con Manu
Chao in “Toda joia, toda beleza”, e il ritorno dei rinnovati Tazenda,
che in “Domo mia” (questa settimana alla nove per Fimi, alla quattro per
Musica & Dischi) ospitano Eros Ramazzotti. Ma c'è qualche altro pezzo
avrebbe meritato le zone alte delle charts...
MARK RONSON. Deejay e produttore londinese che, alla soglia dei
trent'anni, vanta collaborazioni di qua e di là dell'Atlantico, da
Christina Aguilera a Robbie Williams a Amy Winehouse. Nelle sue corde
sono sia l'hip hop che il rock: così, se la sua prima hit, “Ooh Wee” del
2003, vantava le presenze black di Nate Dogg e del rapper Ghostface
Killah sul campionamento di “Sunny” dei Boney M., l'ultimo successo
Ronson l'ha avuto grazie agli Smiths. Numero 2 nella UK single chart, ma
mai in top ten qui da noi per “Stop me”, riuscita cover di “Stop me if
you think you've heard this one before” della band di Morrisey, ora
cantata dal vocalist soul Daniel Merriweather e contenuta in “Version”,
album di cover rock e pop da Radiohead, Kaiser Chiefs, Coldplay,
Kasabian, Britney Spears e altri ancora.
MUTYA BUENA. Chi?! La moretta in quota orientale delle Sugababes,
che a dicembre 2005 ha lasciato il terzetto femminile di electro-pop
inglese, in testa alle classifiche più di Supremes, Spice Girls e
Destiny's Child. Motivo? A suo dire, dedicarsi solo ed esclusivamente
alla sua allora appena nata prole, la piccola Tahlia Maya.
Evidentemente, compiuto il primo anno di vita, Tahlia aveva già imparato
a mettersi il pannolone da sola, visto che mamma Mutya se n'è tornata in
studio per buttarsi nella carriera solista. In principio “This is not
real love”, il duetto con George Michael, singolo inedito dal Greatest
che celebra i 25 anni di carriera dell'ex Wham, poi “Real Girl”, primo
estratto dall'omonimo album d'esordio dell'ex Sugababes. Un bel pezzo r'n'b'
con l'inconfondibile sample di “It ain't over till it's over” di Lenny
Kravitz, questa settimana solo alla 18 della classifica Fimi-Nielsen.
EDITORS. Nel 2005 “The back room”, il primo album di questa indie
rock band di Birmingham, fu da subito un successo di critica, scoperto
dal pubblico solo con l'uscita del singolo “Munich” che ha spinto gli
Editors su fino alla seconda posizione della UK chart. Con “An end has a
start”, il loro secondo album, sono arrivati alla numero uno in
Inghilterra. E il singolo “Smokers outside the hospital doors” -che sta
girando parecchio su Mtv in queste settimane-, lo confonderesti con i
Coldplay, non fosse per il vocione del cantante Tom Smith.
DAVID GUETTA. Deejay house francese di fama planetaria che pare
si disseti solo con champagne, uno un po' “kafonetten” che intitola le
sue compilation “F**k me, i'm famous”, ma che è pur sempre il più
ballato quest'estate, da Ibiza a Formentera, da Brighton a Miami, da
Saint Tropez a Riccione con “Love is Gone”, primo singolo dall'album
“Pop Life”, cantato dal vocalist black Chris Willis.
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