Morta Oriana Fallaci quanti giornalisti liberi di nazionalità
italiana rimangono in giro? La Fallaci ha scritto cose che non condividevo e
altre su cui ero d’accordo. Ma si è presa sempre dei rischi. Diceva la sua
verità, ci metteva la sua faccia. Lascia, più che un vuoto, un baratro
nel giornalismo italiano. Fare il giornalista non è facile, ci vuole il
protettore. Giornalisti senza padroni non ce ne sono più, e quelli che resistono
sono sempre più anziani. E anche ripetitivi, ma non ditelo a Eugenio Scalfari.
Bisogna andare nella biblioteca comunale e leggersi vecchi pezzi di Montanelli
per tirarsi un po’ su. E Travaglio? Mi si chiederà. Ma
Travaglio non è un giornalista, è una persona informatasuifattiatempopieno. Un
testimone multioculare. Un fenomeno vivente. Uno da fare ministro della
Giustizia.
Essere giornalista e non anche servo è una questione di astuzia. Io comunque
preferisco il giornalista schierato senza se e senza ma. E’ più
pulito, mi è quasi simpatico. Anche se nessuno lo prende sul serio, come un
ubriaco al bar, e tutti gli vogliono bene. Fa la pubblicità, ma non è una
pubblicità ingannevole. Feltri, Fede, Ferrara, Rossella, la vecchia guardia,
gente semplice, una razza in estinzione. Insidiata dagli opinionisti che hanno,
soprattutto, una grande opinione di sé stessi.
I fighetti del giornalismo, intellettualmente onesti, con la
cravatta giusta e la rubrica. Leggi i loro articoli e alla fine ti rimane un
senso di vuoto. Non hanno più bisogno di mentire per coprire i fatti. Li
annullano con il nulla. E non fanno neppure fatica. I Riotta, i Severgnini, i
Mentana.
Oriana, ci mancherai.
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