Certo, hanno fatto male i tassisti a malmenare qualche giornalista. Vanno
condannati, come faccio io dal più profondo del cuore. Però, però...Una piccola
punta di piacere, piccola, piccola, lo confesso, l’ho provata.
La categoria dei giornalisti, degli editori, dei manager giornalisti, dei
direttori di giornale, tutti, o quasi, pagati con soldi pubblici
non mi piace. Quando deve prendere posizione la prende sempre a favore
di chi la paga, degli interessi dei suoi editori e la compagnia di giro delle
presunte grandi firme è sempre quella. Nei giorni scorsi Tronchetti, Della
Valle, Montezemolo e altri hanno rimosso Colao dalla direzione di RCS,
Colao era, per capirci, il capo di Mieli, direttore del Corriere. Nuova linea
editorialindustriale dalla mattina alla sera, nessuno apre bocca.
I lettori in questo gioco non servono, il gruppo di controllo del Corriere
(il salotto marcio) fa il bello e il cattivo tempo. Il Corriere deve fallire,
deve chiudere. Così com’è adesso è solo uno strumento di potere
economico finanziario gestito da interessi privati.
E gli altri giornali? Quelli della grande sinistra con un passato glorioso e
un futuro da capitalisti? Quelli se è possibile sono ancora peggio. Il
capitalismo non nasconde i suoi appetiti. E’ quello che appare. Non pretende
primati morali, né di rieducarci come avviene per Rifondazione
Comunista, l’amica di Previti. Il cui giornale, Liberazione, che senza
le nostre tasse non potrebbe esistere, per bocca di Rina Gagliardi ha condannato
senza appello la posizione di Antonio Di Pietro, giudicato “la vera mina vagante
dell’Unione”.
Infatti Di Pietro è l’unico nell’Unione che non
vuole l’indulto per i corrotti e per i delinquenti finanziari. Ma
questa non è la posizione ufficiale di Rifondazione Comunista e allora va
attaccato. E l’Unità non dice nulla, fa il pesce in barile. Se questa è
l’informazione di sinistra, preferisco Emilio Fede.
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