Non andare via, Romano, non andare via, non andare via.
Dimenticare Vicenza e tutto quello che nel meriggio del 1° febbraio si è
consumato già, tutti i malintesi che nell’aula del Senato uccidevan il tuo gaio
pensiero di restare il nocchiero ancora per quattro anni, fino all’esaurimento
del mandato. Un prezzo si è pagato su Vicenza ai Verdi, al Pdci ed a
Rifondazione. Piero Fassino l’ha sottolineato: un prezzo salato.
Dimentichiamo la tua maggioranza ormai passata, utopica, che non esiste più.
Il tuo governo è in crisi, ti ripetono a destra. “Durerà tutta la legislatura”
declama Bertinotti. “Nel vulcano spento, che credevi morto, molte volte il fuoco
è rinato ancora” cantava Jacques Brel. Ma chi visse sperando poi non finì in un
modo miserando? Ed ecco le certezze di Romano-Corrado Prodi-Guzzanti: “Io e
Bertinotti abbiamo molti punti di convergenza politica. Bertinotti vuole avere
la maggioranza fregandosene di governare. Io voglio governare fregandomene della
maggioranza. Se questa maggioranza non va bene la cambiamo, ne mettiamo
un’altra. L’importante è restare al governo”. Sì, non andare via, non andare
via, non andare via.
Romano, sono d’accordo che, come Stefano Benni, acuto politologo, assicura, non
è facile da tenere insieme “una coalizione con ex democristiani, ex giudici, ex
socialisti, ex comunisti, comunisti riformisti, comunisti moderati, comunisti
operaisti, marxisti-evangelisti, gesuiti-giacobini, no global-no party, radicali
filoamericani, radical-carmelitani, interventisti-pacifisti e laico-cresimandi,
ognuno che dice la sua e ognuno con ambizioni da leader”. tenuta
“Quando torno dal Giappone fatemi almeno ritrovare il governo...” aveva chiesto
Massimo D'Alema, e adesso nebbia alla Camera e nebbia anche al Senato. Cade
l’Ulivo, l’albero e le foglie. Addio, addio amore. Non hai mai portato una
bandana da malandrino del sesso-amore come Silvio, né un pacemaker che fa
viaggiare meglio del Viagra, non hai mai detto frasi appassionate alle belle
signore in mezzo ai Telegatti, “se non fossi già sposato la sposerei subito”,
“con te andrei dovunque”, e non hai, come Silvio, la pelle levigata con la
grattugia laser, eppure tu sei per me il più bello del mondo.
Col tuo viso rotondo tu mi davi speranza di capire la Finanziaria prima che mi
schioppasse in mano; speranza di pagare un po’ meno ogni cosa (ma ogni cosa la
pago assai di più) — bollette di luce e gas “come diamanti” a dirla con Beppe
Grillo —; speranza di risparmiare sui taxi, anche se una corsetta costa una
fortuna come avanti che Bersani scendesse in campo in liberal tenzone; speranza
di trovar le medicine sugli scaffali del supermercato, e se voglio una pomata
continuo a pagarla trenta euro in farmacia…
Però, Romano, non lasciarmi sola, non lasciarci alle questioni di cuore della
signora Veronica Berlusconi, ultracinquantenne ex first lady con soavi extra
rotondità da menopausa. Tutti conosciamo il fulgido passato cinematografico
della signora Berlusconi, già Veronica Lario, che vanta una carriera di ben tre
film, tra cui Sotto… sotto strapazzato da anomala passione e Sotto il vestito
niente. La signora si è affacciata dalla prima pagina del quotidiano la
Repubblica, come si affaccerebbe da un terrazzo, munita di battipanni, una
qualsiasi moglie delusa sull’orlo di una crisi di nervi, a menar colpi addosso
ai corteggiamenti fuori onda di Silvio, ex premier e tuttora suo sposo, con cui
divide Arcore e una tombola di figli. Fuori onda di Silvio uso quelli di Emilio
Fede al Tg di Rete 4, che si sarà ingelosito peggio di Veronica leggendo le
parole amorose del proprio idolo a un paio di sventolone presenti alla cena dei
Telegatti. Telegatti da nulla in confronto a quanto deve aver visto, nel corso
degli anni, la Sala Ovale della Casa Bianca. Privilegio da ex first lady e
moglie del più ricco Paperone d’Italia che la prima pagina di uno dei più
importanti quotidiani nazionali abbia ospitato un paio di battute galanti (da
due soldi) del marito nel contesto della sua lettera di lesa maestà alias
dignità di donna offesa alias frustrazione da casalinga, sebbene di lusso.
Sappiamo inoltre che l’homo eroticus (gallus), specie se italicus, resta
inalterato a qualunque strato sociale appartenga, dal netturbino al vip. Quante
donne non hanno avuto, minimo, una giornata noiosa rallegrata per la strada da
qualche sbirciata maschile alle spalle della moglie, da un fischio strappato nel
vento? O una serata ravvivata dalle avances di un affascinante sciupafemmine?
“Occhi di ragazza quanto male vi farete perdonare”. Molte vedono coincidere la
fine delle lusinghe con la fine delle illusioni. Quando non producono più il
torcicollo negli uomini che le incrociano, beh, addio giovinezza.
“… il governo Prodi sta dando, almeno per ora, un'immagine di sé scomposta,
sciancata, mediocre. Analoghe sensazioni suscita la maggioranza parlamentare che
dovrebbe sostenerlo e che sembra invece intenta a seminare sulla sua strada
petardi e bombe-carta con effetti deleteri non tanto sulla linea politica quanto
sul consenso popolare. Il quale sta scemando in misura preoccupante”, parole
intramontabili di Eugenio Scalfari, uscite su la Repubblica l’11 giugno 2006.
Romano, la CdL ha inventato per te parole insensate che tu capirai o forse no:
“Dimissioni, dimissioni”. Dimissioni? Io sogno di fuggire lontano ed il peggio
di te non l’ho dimenticato, ma non andare via, non andare via, non andare via.
Crlotta Martini
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