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25/02/2007 Follini e il centro di gravità permanente (Elena G. Polidori, http://www.altrenotizie.org)

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Gli è sempre piaciuto a Marco Follini parlare attraverso le massime, sfoderare proverbi, risolvere astutamente situazioni difficili e domande scomode con le battute e i giochi di parole. Stavolta, la frase con cui verrà incorniciato il suo “trasformismo” in nome dello spostamento al centro della barra di comando del governo (con conseguente sepoltura eterna per i “Dico”) riassume tutta la volontà dell’Harry Potter della politica italiana di essere protagonista, e non solo comprimario, della costruzione di un nuovo centrosinistra che dia al paese una stabilità e un respiro che guardi oltre la contingenza del momento. Così voterà la fiducia a Prodi, “perché votare con Diliberto – ecco la frase che suggella l’idea - non è meno imbarazzante che votare con Calderoli”. Democristiani si nasce. Lo si diventa pure, ma ci vuole un robusto dna moderato per svelare, in un momento come questo, di avere in tasca un progetto politico che vuole smarcarsi dalla gogna del “votare senza essere aggrappato ai Diliberto e ai Calderoli” e trasformarsi, in prospettiva, un grande partito di centrosinistra da ancorare, nella sua ottica, più vicino possibile al centro.

Follini ha colto al balzo un’occasione più d’oro delle altre per lasciare un passo indietro gli alleati di ieri che, adesso, gli danno del traditore e a cui lui non poteva che rispondere come ha fatto: “Io ve l’avevo detto”. Come al solito, Casini non ascoltava.

Un conto è il trasformismo, un altro è presentarsi al proprio elettorato come un leader capace di avere quel senso delle istituzioni e del bene del Paese di cui i suoi ex alleati si sono fatti sempre un vanto di non possedere. Non a caso il suo partito si chiama “Italia di mezzo” e vuole parlare al ventre molle dell’elettorato che ha sempre avuto a cuore il senso di responsabilità nei confronti delle Istituzioni. E’ la vecchia scuola della “balena bianca” ad aver insegnato a Marco Follini che prima viene lo Stato, poi gli opportunismi politici di bottega: dentro le urne è un fatto che paga. Con Berlusconi (e con l’ex partito Udc) l’incantesimo si ruppe proprio su questi fondamentali, su quella totale assenza di senso dello Stato che un politico cresciuto alla scuola di Piazza del Gesù non potrà mai riconoscere come propri. “Siamo tutti alfieri degli interessi particolari – ecco un’altra frase che svela l’uomo – ma l’interesse dell’Italia dove va?”.

Follini oggi salvatore della patria? Di sicuro scialuppa del governo Prodi in un momento in cui l’unica parola impronunciabile nell’agone politico è elezioni. Ma neppure stampella ."Io non faccio da stampella. Non milito da quella parte. Indico obiettivi – ha spiegato a caldo con risolutezza - che dovrebbero appartenere al senso comune degli uni e degli altri. Il mio è il tentativo di sottrarre il governo, e quindi la politica, alle pressioni delle minoranze più laterali”. E ancora: “Il voto di mercoledì scorso ha sancito che il vecchio centrosinistra è al capolinea".

A dire il vero, gli scricchiolii a sinistra si sentivano già da parecchio. Ma la tragica tempistica utilizzata nell’arrivare al dibattito sulla politica estera, due giorni dopo la manifestazione di Vicenza, hanno reso palese anche ai bambini l’inconsistenza di una maggioranza basata su un progetto politico comune che prescindesse dai protagonismi personali, dal richiamo ai propri interessi di collegio elettorale e dai bisticci sul costruendo Partito Democratico. Una situazione che ha logorato la sinistra fino a frammentarla in una galassia di veti e di prese di posizione personali, di cui il voto di mercoledì scorso è stato il film più deludente e tragico. Davanti a uno show down così ridicolo e grottesco, la sinistra ha riconsegnato gli sforzi di una campagna elettorale feroce e di un programma politico importante nelle mani di chi, adesso, farà pesare il proprio voto al Senato in cambio dell’oblìo di riforme sociali che possano intaccare la pressione vaticana sullo Stato. Di una politica estera che consideri l’alleato americano prioritario rispetto agli altri e di una politica economica che tenga in gran conto i desiderata di Confindustria, in particolare sul fronte della riforma delle pensioni. Se questo sia davvero il bene dell’Italia, come Follini propaganda a gran voce, è più che discutibile, ma con questi numeri e questa sinistra massimalista, declamatoria ed incapace, è anche del tutto inutile discutere. La palla torna al centro.

Ed è un centro che, malgrado gli ostentati (e assai poco credibili) mal di pancia del momento, è destinato a ingrossare sempre più le sue fila. Il rendez voiz più atteso, adesso, è quello con Casini, il vero sconfitto della giornata della conta e della ricerca dei voti necessari per sostenere il governo Prodi al Senato, l’eterno secondo nell’avvio del progetto del nuovo grande centro (di destra o di sinistra che sia) che Follini gli ha scippato sotto il naso. In politica, tuttavia, nessuno può mai dire di poter avere l’ultima parola. Ed è a questo punto possibile che nel percorso che intraprenderà con il suo partito Harry Potter s’imbatta presto il suo ex segretario nell’Udc. E gli piacerebbe parecchio: "E’ possibile che tra qualche mese o tra qualche giorno ritroverò Casini nei paraggi e al pensiero mi sento sollevato". L’idea ha sollevato - e non poco - anche Mastella. Governabilità a parte, attraverso Follini si apre per il sindaco di Ceppaloni una stagione politica diversa, dove il peso dei suoi princìpi é destinato a trovare una ovvia maggiore attenzione di prima. “A Marco – è stato infatti il suo commento a caldo - interessano temi come la famiglia, il mezzogiorno, la leadership internazionale, la riforma del sistema previdenziale. Lui ha sempre detto di volere un centrosinistra diverso. Dovremo costruire una piccola casa comune”. Spento il cerino dei Dico, adesso i cattolici possono digerire i dodici comandamenti del governo senza l’alka selzer, la sinistra massimalista cominciare a fare le valigie per un viaggio lontano dal governo che non si prospetta breve e Prodi ad occuparsi dell’emergenza, ormai prioritaria, del paese; l’affossamento della “porcata” e l’avanzamento di una nuova legge elettorale. Harry Potter ha già fatto sapere su cosa farà pesare il voto dei suoi senatori; il modello di riferimento dovrà essere quello tedesco, che non implica un bipolarismo compiuto e lascia spazio, attraverso la quota proporzionale, ad una terza forza in campo. Proprio quella forza di centro di cui lui ambisce ad essere il leader.

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