IL COSA
In soldoni, la proposta di legge per cui Grillo ha raccolto 300mila firme mi sembra che faccia acqua da tutte le parti.
Primo, perchè un parlamentare con più di due legislature è una persona la cui esperienza può fare del bene al Paese. Pensiamo a gente del calibro di Berlinguer o di Pertini ( talenti che non ci sono più, ma questo è un problema che non risolvi con una legge, ci vorrebbe il voodoo ). Grillo li manderebbe a casa dopo due legislature, in automatico. Perchè "i politici sono nostri dipendenti." Le accuse di populismo che gli vengono rivolte sono qui fondatissime, specie quando lui le rigetta usando non argomenti che entrino nel merito, ma lo sfottò, che è sempre reazionario. ( "Gli intellettuali con il cuore a sinistra e il portafoglio a destra hanno evocato il qualunquismo, il populismo, la demagogia, uno con la barba ha anche citato, lui può farlo, Aristofane, per spiegare il V-day." Non è "uno con la barba": è il sindaco di Venezia Massimo Cacciari, filosofo, che ha espresso civilmente il suo parere contrario, argomentando. )
Due, perchè chi è condannato in primo e secondo grado non lo è ancora in modo definitivo. In Italia i gradi di giudizio sono tre. Il problema da risolvere è la lentezza della giustizia. I magistrati devono avere più mezzi, tutto qui. ( "Tutto qui" è ovviamente l'understatement del secolo. )
C, perchè poter esprimere la preferenza per il candidato ha dei pro e dei contro che si bilanciano ( come il modo attuale ). E' un metodo che in passato, ad esempio, non ha impedito ai partiti di far eleggere chi volevano ( collegi preferenziali eccetera ) . Nè ha impedito alla gente di scegliere, col voto di preferenza, degli autentici filibustieri.
L'illusione alimentata da Grillo è che una legge possa risolvere la pochezza umana. Questa è demagogia.
Ma non è solo il cosa. E' soprattutto IL COME. Un esempio: dato che Di Pietro ha aderito alla sua iniziativa, Grillo ha detto:-Di Pietro è uno per bene.- Brrrr. Quindi chi non la pensa come Grillo non lo è? Populismo.
L'anno scorso, a Padova, gli "amici di Grillo" avevano riempito il palazzetto dove avrei fatto il mio monologo con volantini WANTED che mostravano la foto dei politici condannati. Li ho fatti togliere spiegandone la demagogia: gli amici di Grillo puri e buoni contro i nemici cattivi. Quando arriva Django?
Lenny Bruce sosteneva, a ragione, che chi fa satira non è migliore dei suoi bersagli. Se parli alla pancia, certo che riempi le piazze, ma non è "democrazia dal basso": al massimo è flash-mobbing.
AMBIGUITA'
Grillo si guarda bene dallo sciogliere la sua ambiguità di fondo: che non è quella di fare politica ( satira e teatro sono politici da sempre, anche se oggi c'è bisogno di scomodare Luciano Canfora per ricordarcelo ) ( -Canforaaaaa!- ), ma quella di ergersi a leader di un movimento politico volendo continuare a fare satira. E' un passo che Dario Fo non ha mai fatto. La satira è contro il potere. Contro ogni potere, anche quello della satira. La logica del potere è il numero. Uno smette di fare satira quando si fa forte del numero di chi lo segue. ( La demagogia è naif. Lo sa bene Bossi, che ieri gli ha pure dato dell'esagerato: perchè una cosa sono i fucili, una cosa ben diversa è il vaffanculo. )
Scegli, Beppe! Magari nascesse ufficialmente il tuo partito! I tuoi spettacoli diventerebbero a tutti gli effetti dei comizi politici e nessuno dei tuoi fan dovrebbe più pagare il biglietto d'ingresso. Oooops!
- I partiti sono il cancro della democrazia.- dice Grillo, servendosi di una cavolata demagogica che era già classica all'epoca di Guglielmo Giannini. Come quell'altra, secondo cui " in Italia nulla è cambiato dall'8 settembre del 1943 ". Ma va' là!
Adesso Grillo esalta la democrazia di internet con la stessa foga con cui dieci anni fa sul palco spaccava un computer con una mazza per opporsi alla nuova schiavitù moderna inventata da Gates. La gente applaudiva estasiata allora, così come applaude estasiata ora. Si applaude l'enfasi.
Il marketing di Grillo ha successo perchè individua un bisogno profondo: quello dell'agire collettivo. Senza la dimensione collettiva, negata oggi dallo Stato e dal mercato, l'individuo resta indifeso, perde i suoi diritti, non può più essere rappresentato, viene manipolato. E' questo il grido disperato che nessuno ascolta. La soluzione ai problemi sociali, economici e culturali del nostro Paese può essere solo collettiva. A quel punto diventerebbe semplice, anche per Grillo, dire:- Non sono il vostro leader. Pensate col vostro cervello. Siate voi il cambiamento che volete vedere nel mondo.
Daniele Luttazziper MicroMega
11/09/2007 Si prega di parlar d’altro (Marco Travaglio,
da L'Unità, visto su http://www.canisciolti.info)
Si
prega di parlar d’altro di Marco Travaglio Da tre giorni, per esorcizzare il
terrificante successo del V-Day parlando d’altro, la gran parte dei politici e
dei giornali e tg al seguito si esercita intorno all’«attacco a Marco Biagi». Il
primo a parlarne è stato Libero Mancuso, salvo poi rettificare: non gli è
piaciuto un video sulla cosiddetta «legge Biagi» (scritta da Maroni, intestata
da Berlusconi al giuslavorista dopo il suo assassinio, duramente contestata dal
programma dell’Unione e da un libro di Grillo elogiato dal Quirinale).
Ma le agenzie di stampa han continuato a ritmare le polemiche sugli «attacchi» o
«insulti» o «offese a Biagi», anche se i loro inviati erano sul posto e potevano
testimoniare che in 10 ore di V-Day nessuno ha mai citato «Marco Biagi» (il
video, disponibile sul sito di Repubblica, parla della legge). Così la balla,
rilanciata dall’«informazione» che dovrebbe stopparla, sèguita a rimbalzare di
qua e di là. Immortale la faccia schifata di Francesco Giorgino mentre dice
quattro parole di circostanza al Tg1 sull’iniziativa venturatamente riuscita,
ansioso di passare al più presto alle cose serie, tipo festa dell’Udeur a Telese
o forum di Cernobbio.
Strepitoso Andrea Romano che ha trovato casa all’Einaudi di Berlusconi: sulla
Stampa cita le solite «accuse a Biagi» e conclude che in un paese normale il
V-Day «verrebbe recensito nelle pagine dello spettacolo» (infatti La Stampa ci
apre la prima pagina). Memorabile il commento di Casini, per sua fortuna
lontanissimo da piazza Maggiore: «Il V-Day è una cosa di cui vergognarsi: hanno
attaccato Biagi, che andrebbe santificato». Ora, a parte il fatto che lui è uso
santificare Dell’Utri, Andreotti e Cuffaro, in un paese serio qualcuno gli
chiederebbe: scusi, Piercasinando, ci vuole gentilmente spiegare chi, quando e
dove ha attaccato Biagi e, se non ce lo spiega, vuole cortesemente scusarsi e
poi vergognarsi lei?
La leggenda metropolitana degli attacchi a Biagi ricorda quelle che han colpito
altri due prìncipi della satira: Sabina Guzzanti e Daniele Luttazzi. Nel 2003,
quando la Rai censura «Raiot», qualcuno tira fuori che Sabina ha attaccato la
«razza ebraica» e un’antisemita non può lavorare in tv. Ma è vero l’opposto:
Sabina ha detto che dire «razza ebraica» è antisemitismo, criticare Israele no.
Una frase anti-antisemita. Ma la montatura serve a giustificare la censura
parlando d’altro. Dieci giorni dopo l’Ansa informa (si fa per dire): «Pubblico
imbarazzato al teatro Modena di Genova, dove Daniele Luttazzi, in veste di
autore, ha messo in scena i suoi “Dialoghi platonici”: sotto accusa una scena in
cui Andreotti, davanti al cadavere di Moro nella tristemente celebre Renault4,
preso da eccitazione, lo denuda e lo sodomizza».
Altra agenzia: «Luttazzi, sul palco, travestito da Andreotti fa atti osceni col
cadavere di Moro». Quasi tutti i giornali riprendono la «notizia» senza
verificarla. Il direttore del Tg2 tuona con un editoriale ad hoc: «La scena è
una schifezza». Seguono fiumi di dichiarazioni di politici indignati, Bondi e
Mastella in testa: altro che epurato, questo Luttazzi che sodomizza cadaveri sul
palco non deve tornare mai più in tv.
Piccolo particolare: né al teatro Modena né altrove, né Luttazzi né altri hanno
mai sodomizzato nessuno, vivente né cadavere. La notizia è inventata di sana
pianta. Stesso copione per Grillo: il 9 luglio, sul suo blog, riporta una falsa
prima pagina dell’edizione bolognese del Corriere, fabbricata da chissà chi e
circolante a Bologna, che lo ritrae in manette tra due carabinieri con un finto
commento della vedova Calabresi. Grillo chiarisce che è un falso e rassicura i
parenti di essere ancora a piede libero.
Il 15 agosto, sulla prima pagina del Corriere, Pietro Ichino imputa a Grillo il
falso d’autore e lo tratta come un mezzo terrorista: «Nel suo sito egli si è
permesso di dileggiare Biagi, insieme a un’altra vittima del terrorismo, con una
“versione satirica” del Corriere contenente il trafiletto che segue. Titolo:
“Biagi come mio marito Calabresi: un martire”; testo: “Gemma Capra non ha dubbi:
Bisogna smettere di insultare i servitori dello Stato.
Altrimenti il rischio è che si ripeta quanto accaduto a suo marito Luigi
Calabresi, ucciso solo per aver fatto prendere una boccata d’aria a Pinelli, o a
Biagi, ammazzato solo per aver aiutato gl’imprenditori a sfruttare meglio i
lavoratori”».
Funziona così: uno fabbrica un falso su Grillo, Grillo lo smentisce e il
Corriere lo attribuisce a Grillo. Sempre per parlar d’altro, s’intende.
Marco Travaglio
da L'Unità
12/09/2007 Bertinotti: Di Pietro ha perso il senso della misura continuando ad attaccarmi (http://www.canisciolti.info)
Botta e risposta tra il ministro Di Pietro e il presidente della Camera. Il leader dell'Idv aveva denunciato che la sua proposta di legge sull'ineleggibilità alle cariche di parlamentare non era stata ancora inserita nel calendario dei lavori della Camera. E Bertinotti replica: "Di Pietro ha perso il senso della misura, continuando ad attaccare per una presunta omissione, di fronte a sue presunte sollecitazioni". "Non ho mai ricevuto nessuna sua richiesta di avviare percorsi legislativi sull'ineleggibilità".
11/09/2007 Bertinotti: Ridurre i costi della politica evitando la demagogia (http://www.canisciolti.info)
Ridurre i costi della politica è "sacrosanto" ma "evitando la demagogia". Lo chiede il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, ospite di Viva l'Italia, Diretta, su RaiTre, parlando di uno degli argomenti che suscitano indignazione nei confronti della Casta dei politici. "Come mai questo problema nasce adesso - si chiede Bertinotti - e non 5-10 anni fa? Perchè la politica è inefficace, di nuovo però c'è che si è deciso, Camera e Senato, di ridurre il vitalizio e il pagamento delle spese per studio ai parlamentari. Sarà poco ma è la prima volta".
Secondo il presidente della Camera "prima andrebbero aumentati gli stipendi dei cittadini e progressivamente ridurre gli emolumenti ai parlamentari, ma evitando la demagogia", dice citando il caso di direttori di grandi giornali o amministratori delegati di aziende pubbliche che guadagnano troppo: "Il rapporto tra i loro stipendi e quelli medi ora è a 400 a 1. Fissiamo un criterio di sistema - suggerisce - diciamo che per tutti gli incarichi pubblici non si può andare sopra il 15% della retribuzione media dei lavoratori".
Bertinotti considera perciò "maliziosa la critica, che pure è sacrosanta, ai costi della politica se è un pò troppo disinvolta. Mi scoccia fare l'avvocato difensore - puntualizza - ma il Parlamento italiano lavora 4 giorni a settimana mentre quello tedesco uno e mezzo, e quello europeo una settimana al mese".