Questa settimana che precede l'elezione di Walter Veltroni
alla testa del partito democratico evoca la liturgia pasquale. Carnevale
compreso, prima del periodo di lutto per la morte, o per meglio dire per la
scoperta dello stato di avanzata putrefazione della politica italiana. Grillo e
gli altri c'entrano fino a un certo punto, i segnali della decomposizione
c'erano già da tempo, potrei dire fin dalle ultime elezioni, dalla quella
lugubre notte in odor di brogli descritta da Deaglio che poi ha finito per
pagare con l'ostracismo di tutti e la chiusura di Diario, via via fino all'oggi
di Mastella che vorrebbe tanto epurare Santoro per averlo messo in berlina alla
tv. Ci ricorda qualcun altro. Intanto il CSM ha rimandato a dicembre la
decisione su De Magistris, meno male.
Il parlamento dei nominati all'ultima spiaggia non ha Simona Ventura come
controparte, bensì il popolo sovrano, ma si comporta esattamente come i
deprimenti famosi dell'isola: fa poco o nulla per produrre uno spettacolo appena
decente, litiga e mostra il peggio di sé, trama per sfiduciare gli avversari e
si rifà il trucco soltanto in occasione della diretta televisiva. Siamo
governati da un reality show ?
Come mai nel frattempo il mondo va avanti, da qualche altra parte hanno già
inventato i cromosomi con la vita, i giovani bamboccioni si emancipano senza dar
fastidio a nessuno, e i parlamenti riescono a far viaggiare la nave senza girare
in tondo nella tempesta? Il nostro Titanic invece pare essersi speronato da solo
e cola a picco senza aver messo in mare le scialuppe di salvataggio. Perché?
E' davvero soltanto uno psicodramma questa storia dello sfascio generalizzato
della "casta", questa immagine dell'iceberg gigantesco di una questione morale
che ha preso l'intero paese, dalle istituzioni al mondo produttivo,
dall'economia alla politica senza tuttavia riuscire a trovare soluzioni? E quale
e quanto sarà il risultato di questo improvviso outing di gruppo, che da
Montezemolo a Veltroni ormai ha scoperto che sì, il re è nudo per davvero, ma ci
si dovrebbe mettere d'accordo su come rivestirlo? Siamo alle soglie di una
rivoluzione o semplicemente alla fine di una democrazia incompiuta? Come se ne
esce fuori? Dobbiamo credere davvero al fatto che basterà partecipare in massa
alle votazioni del 14 ottobre per esorcizzare un futuro maligno e immanente o
dovremo dar retta a Grillo, alla lista civica nazionale, alla chiamata alle armi
di Bossi?
Mischio tutto consapevolmente, perché è così che poi fa la tv, unica fonte di
informazione collettiva del nostro paese. Chi vive di problemi quotidiani, chi
sgobba per la famiglia e non ha padrini né sponsor ha iniziato da tempo a
confondere una destra che vuole apparire di centro, una sinistra che ruba gli
slogan alla destra e un centro che si aggrappa dove vuole, tanto sempre lì
rimane. E nel fare confusione si finisce poi con il votare male, o peggio non
votare più per niente. Nell'uno e nell'altro caso si avvantaggerebbe chi come
Berlusconi - ma non solo lui purtroppo - è convinto che la democrazia nel terzo
millennio debba andare non già verso una maggiore partecipazione alle scelte
bensì verso una semplificazione gestionale che dia sempre maggiori poteri a chi
dirige e governa. Come se le due cose fossero inconciliabili fra loro, e dunque
impossibili da realizzare insieme. Ma dico, avete mai visto un duce davvero
illuminato e benvoluto da tutti i suoi concittadini? Io ancora lo sto
aspettando, o per meglio dire non lo aspetto per niente. E nemmeno credo, per la
stima che nutro in Walter Veltroni, che il futuro candidato del centrosinistra
alla presidenza del consiglio abbia mire da generalissimo, alla tedesca o alla
francese fate voi, senza fare prima necessariamente i conti con la gente.
Le primarie dei poveri e dei diseredati che si stanno tenendo in queste ore con
il referendum sulla riforma del welfare daranno a mio parere risultati assai più
significativi del paese reale di quanto potranno fare le elezioni primarie del
pd il 14 prossimo venturo. E il loro risultato anzi potrebbe e dovrebbe poter
condizionare quel voto già troppo castrato da regole assurde, se il partito
democratico intende iniziare il suo cammino in modo trasparente. Decidere per
non eludere i problemi è giusto, ma bisogna sempre tener conto in che paese si
vive, e quali sono i suoi problemi.
La politica deve dimostrare di voler tornare davvero ad occuparsi dei cittadini
e per farlo non basta più che riconosca i propri errori, deve proporre dei
rimedi che siano credibili e soprattutto condivisibili. E se guasti e malanni
sono così intrecciati alla sua stessa autoreferenzialità al punto da non
riuscire essa stessa più a distinguerli, ebbene a questo punto è necessario un
vigoroso colpo d'ala per ritrovare cieli più puliti. Il carburante necessario
per questo? Non c'è che tornare ai cittadini, al loro diritto-dovere di scelta
sovrana mandato in soffitta con l'ultima legge elettorale. Sono loro soltanto
che possono e devono scegliere il capostorno migliore, partito per partito,
attraverso le regole di delega e rappresentanza i cui principi sono già stati
scritti nella nostra Costituzione repubblicana. Chi prende altre strade o
scorciatoie non farà il bene del paese.
Stefano Olivieri
http://www.canisciolti.info
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