La favola della settiman a
scorsa, per la quale in cinquantotto giorni il governo
Berlusconi avrebbe rimosso la spazzatura da Napoli, è
apparsa ai più come l’ennesima boutade del Premier. Non
solo perché la spazzatura non è stata eliminata, bensì
spostata di qualche chilometro, ma anche perché il
Presidente del Consiglio non ha perso l’ennesima occasione
per rivendicare a sé ogni merito e agli avversari ogni
demerito. E’ parte del personaggio, niente di nuovo, anzi
tutto già visto, persino per chi proprio non voleva e non
vuole vedere. Perché quando si dipinge come una icona del
buongoverno, definendosi a metà strada tra Churcill e De
Gaulle o descrive Mara Carfagna come una nuova Santa Maria
Goretti, si può anche pensare all’edizione di mezza sera
del Bagaglino, ma quando esce dal suo mondo fantastico per
entrare nel nostro, molto meno dorato, c’è da
preoccuparsi. Infatti, che ci si sia creduto o no, le
promesse elettorali di Silvio Berlusconi in tema di
economia si sono rivelate quello che erano: illusionismo
mediatico. La crisi economica italiana, che seppure non
risente come in altri Paesi del crack sui mutui, ma che è
indubbiamente più grave in considerazione della
particolarità del nostro debito pubblico, sta misurando i
suoi livelli più acuti proprio da quando il governo
Berlusconi si è insediato a Palazzo Chigi.
Chi si attendeva riduzioni fiscali in funzione
redistributiva era davvero un illuso, ma anche chi credeva
alla sua inedita dimensione da statista farebbe bene a
cambiare mestiere. I numeri sono a disposizione di tutti e
seppure due mesi e mezzo sono ancora poco per tirare un
bilancio completo, le misure prese sono un indicatore
chiaro sul baratro profondo tra ciò che è stato promesso e
ciò che è arrivato e arriverà. Il Ministro Tremonti, testa
pensante del Governo, dà ripetutamente dell’irresponsabile
a Formigoni (come dargli torto?) e, tra una lite col
Governatore Draghi e un contrasto con Brunetta, annuncia
che la crisi economica che c’investe rischia di risultare
peggiore di quella del ’29 e ci ricorda che lui lo
sostiene dal 2007. Grazie, ma con tutto il rispetto anche
qui é palese che tra il comprendere un fenomeno ed
aggredirlo nella direzione giusta spesso la distanza
risulti incolmabile.
Anche perché quando si parla di numeri bisognerebbe averne
rispetto. Se per una sola misura, come l’abolizione
dell’ICI sulla prima casa, si prevede un mancato introito
per le casse della fiscalità generale di 1600 miliardi di
Euro in meno di quanto invece avviene, allora l’eccesso di
megalomania rischia di sembrare fuori luogo. Nel merito,
giova ricordare poi che l’abolizione dell’ICI per la prima
casa c’era già grazie alla manovra economica del Governo
Prodi e riguardava il 40% dei possessori d’immobili,
quelli a reddito medio-basso.
La necessità immediata dell’abolizione dell’imposta
comunale non si ravvisava (stiamo parlando di qualche
centinaia di Euro l’anno per detentori di beni da
centinaia di migliaia di Euro) dato che le minori entrate
per i comuni significheranno maggiori imposte per tutti,
anche per coloro i quali non possiedono case. A
dimostrazione di ciò, la promessa d’investire 550 milioni
di Euro per l’edilizia popolare, costruendo 12.000 case
per le giovani coppie, è andata a ramengo. L’investimento
previsto, infatti, in sede di Dpef è stato dirottato a
coprire gli errori di calcolo sui minori introiti
derivanti dall’abolizione dell’ICI. Anche qui, chi non ha
case continuerà a non averne per fare in modo che chi ce
l’ha venga ulteriormente avvantaggiato. Quando si dice la
cultura dell’uguaglianza…
D’altro canto, anche per quanto riguarda la strombazzata
“Robin Hood Tax”, destinata agli interventi sociali,
ammesso che veda mai la luce, il Dpef calcola che dai 2260
di quest’anno, fino ai 3531 del 2011, la cosiddetta
“social card” sarà coperta con appena 260 milioni di Euro.
E se il Ministro Maroni si affanna nella schedatura dei
minori rom, per i bebè, il previsto “bonus” di 1.000 Euro
non ci sarà. Strozzato nella culla. Però non si creda che
il Governo ce l’ha con i minori: anche gli adulti hanno la
loro quota di fregatura, in particolare se viaggiano su
due o quattro ruote. Chi ricorda la promessa di abolizione
del bollo auto e moto? Beh, se non lo si ricorda è meglio,
tanto è svanito nel programma elettorale.
Per quanto riguarda la pressione fiscale le notizie non
sono migliori. Sulla detassazione degli straordinari e
premi aziendali regna ancora sovrana la confusione, mentre
le tasse, che con l’ossessione della sicurezza erano state
le clavi del bombardamento mediatico elettoralistico
dell’allegra combriccola, non scenderanno. La pressione
fiscale rimarrà intatta per crescere di un punto a regime
entro il 20013. Del resto, anche sulla sicurezza dev’esserci
stato un equivoco, visto che i tagli che stanno
falcidiando le forze dell’ordine vanno di pari passo al
taglio dei processi: solo che delle prime se ne dolgono le
vittime, dei secondi gli impuniti.
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