Le forze dell'ordine contro il
premier: "Le perquisizioni tutte regolari". "Ci dicono 'bravi' solo quando
catturiamo i latitanti, perché adesso Maroni non ci difende?"
“La notizia è che il premier chieda il rispetto della legge”. È un
sorriso amaro quello che si strappa ai poliziotti di Milano, all’indomani
dell’attacco del premier Silvio Berlusconi alle forze di
sicurezza tanto corteggiate ai tempi della campagna elettorale e subito
abbandonate lungo la strada di governo. Il presidente del Consiglio,
descrivendo le modalità con cui sono stati acquisiti elementi d’indagine, ha
parlato di ragazze “maltrattate, derise, perquisite corporalmente”,
trattenute in Questura senza poter mangiare, e di una “procedura irrituale e
violenta” che merita una “punizione”. Parole che ai poliziotti sono sembrate
una beffa, dopo i danni già subiti per gli impegni non rispettati
dall’esecutivo sul fronte contrattuale. “E dire che a qualcuna di queste
ragazze abbiamo addirittura pagato il pranzo di tasca nostra – fanno sapere
dalla Questura lombarda –, qualcun’altra (forse proprio la consigliera
regionale Nicole Minetti, ndr) l’abbiamo anche
accompagnata a casa, e c’era chi, tra loro, non voleva chiamare l’avvocato.
Ma crede poi che se fossero state davvero maltrattate, nella posizione in
cui sono non avrebbero già sporto denuncia?”.
E del resto in via Fatebenefratelli non è pervenuto alcun
rilievo o alcuna contestazione da parte dei vertici della polizia
sull’operato degli agenti. I sindacati (tutti, da destra a sinistra) sono
sul piede di guerra e fanno quadrato intorno al dipartimento, nonostante una
richiesta ufficiale di intervento a difesa della categoria avanzata al capo
della polizia, Antonio Manganelli. Che, come sempre ha
fatto, non entra nel chiacchiericcio politico, continuando a rimanere
sereno. La polizia è vicina alle istituzioni e non entra in contrapposizione
con esse, ma la convinzione è che la Questura di Milano abbia operato con la
massima trasparenza. Le hanno chiesto di partecipare alle perquisizioni e lo
ha fatto, come accade ogni giorno, quando si esegue ciò che la Procura
richiede. “Sono le normali procedure – afferma Carmelo Zapparrata,
segretario provinciale del Silp Cgil –. Non possono dire che siamo bravi
quando catturiamo i latitanti e poi umiliarci quando c’è qualcosa contro di
loro. Guadagniamo due lire, ci tocca garantire la tutela delle personalità e
degli obiettivi sensibili quando all’interno si svolgono cene e festini. Ma
Maroni dov’è?”.
Già, Maroni, il grande assente: non una parola a difesa dei suoi uomini,
forse perché stavolta non fanno fare una bella figura al governo. “È
Berlusconi che deve chiedere scusa ai poliziotti – rilancia il segretario
provinciale del Siap, Enzo Delle Cave –. Siamo abituati ad
essere trattati così, ma, certo, quando ledono la dignità delle persone ci
rimaniamo un po’ male”. “Le organizzazioni sindacali non possono continuare
a tutelare da sole la dignità dei colleghi – afferma il segretario nazionale
del Sap, Piergiorgio Panzeri – d’ora in avanti
coinvolgeremo i vertici, anche perché attaccando i colleghi attaccano
indirettamente chi è preposto a dare le direttive”. E già oggi il Consap
consegnerà una rosa a tutte le poliziotte in servizio presso la Questura di
Roma, il Viminale e Palazzo Chigi, dopo aver invitato Berlusconi a fare
altrettanto. Perché, oltre agli attacchi di mercoledì, secondo i poliziotti
il premier ha oltraggiato la dignità delle donne in divisa, facendo
travestire le sue ospiti. “Non vogliamo più che di noi donne si parli solo
come oggetti sessuali o come esseri dalla limitata capacità di
autodeterminarsi, che delle lavoratrici della polizia si possa fare scherno,
invece di preoccuparsi della loro vita quotidiana”, hanno scritto le
poliziotte del Silp Cgil Lazio.
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