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23/01/2011 Fede: "Ad Arcore solo cene tra amici". Ma il Pdl pensa a una legge per salvare B (http://www.ilfattoquotidiano.it)
Il direttore del Tg4 intervistato da
Lucia Annunziata difende il premier: "In casa propria ognuno
fa quel che vuole". In ottobre la maggioranza preparava un blitz per
togliere dai guai il Cavaliere
Spostare i reati sulla
prostituzione dalle grandi alle piccoli procure. Perché le prime sono troppe
oberate e le seconde, invece, indagano di più. Così la pensa il senatore azzurro Roberto Centaro che a fine ottobre propone di modificare in questo senso un'intesa
europea siglata nel lontano 2007. Non è un caso e nemmeno un particolare visto
che il 27 ottobre esplode il Rubygate. Immediatamente quella modifica si
trasforma nell'ennesima legge ad personam. Dal 21 dicembre 2010, infatti, il
Cavaliere è indagato per induzione alla prostituzione minorile. Su di lui
indaga il procuratore della Dda di Milano Ilda Boccassini. L'emendamento,
intanto, approvato al Senato viene bocciato alla Camera. Se fosse passato,
tutta l'inchiesta si sarebbe spostata al tribunale di Monza competente per i
reati commessi ad Arcore. Eppure, ancora oggi, Emilio Fede ribadisce: "Quelle
cene non avevano nulla di trasgressivo". Di più: "Spesso si parlava di
politica o si guardavano le partite di calcio". Lo scandalo, intanto, riscalda il già
bollente scenario politico. Con il presidente della Camera che alza il tiro e
definisce l'atteggiamento del premier "una richiesta di impunità". Quindi conferma la sua posizione: "Berlusconi
si deve dimettere". Prevedibile la risposta dei berluscones: "Lasci lui la
presidenza di Montecitorio"
Caso Ruby, Emilio Fede: “Nessuna ragazza è mai stata invitata da me”
“Nessuna delle ragazze è mai stata invitata da me a partire da Ruby”, ha detto
Emilio Fede a Lucia Annunziata ospite di “In
1/2 h”. “Il termine portare – ha proseguito il direttore del Tg4 – è’ volgare,
meglio invitare”. Il giornalista Mediaset è indagato per induzione alla
prostituzione minorile assieme a Lele Mora e Nicole Minetti. Con Berlusconi
era presenta a molti dei festini di villa San Martino. Feste il cui tenore
emerge da decine di intercettazioni annotate dai magistrati della procura di
Milano.
“Le feste ad Arcore avevano uno svolgimento regolare e sicuro, ne posso essere
testimone”, ha detto Fede.Dopodiché ha precisato: “Se qualche volta decideva
di essere circondato da giovani donne, mi pare del tutto legittimo. Non ho mai
visto nulla di trasgressivo”. Quindi ha precisato: “Non c’erano solo ragazze
di 25-30 anni, il premier raccontava i suoi viaggi, abbiamo visto anche Baaria.
In quelle feste i figli, il figlio più grande, e i suoi amici a volte
ballavano”. Insomma “nessuna trasgressione”. Ad Arcore si “cenava” e
si parlava di politica”. Emilio Fede si è detto anche “felice” di essere stato
presente a quelle cene. “Mi fa piacere essere invitato a casa del presidente
del Consiglio, per simpatia umana e condivisione politica nei confronti di
Silvio Berlusconi. E quanto a simpatia umana e a intelligenza politica, il
premier ne ha tanta”.
Dopodiché ha puntualizzato il giornalista “in casa propria ognuno fa quel che
gli pare”. Quanto a quella che è stata definita come la sala del bunga-bunga,
assicura che “è un locale sotterraneo, una sorta di discoteca dove chi vuole
può scendere dopo aver cenato, per ascoltare musica, ballare ma anche vedere
filmati sui viaggi all’estero del premier o partite di calcio”.
Il direttore del Tg4 ha poi affrontato l’argomento intercettazioni, tentando
di spiegarne il contenuto dal suo punto di vista. Ricorda, ad esempio, la
feste del 4 settembre a villa Campari. “Era un pomeriggio nella villa di Lesa.
Ho detto pimpante, perché era il suo momento di serenità, di massima serenita’’.
Nella telefonata il direttore del Tg4 dice a Lele Mora: “Eh lui è pieno,
pimpante mi ha chiamato adesso ma proprio pimpante è la serata giusta ma chi
trovo, ho detto a Daniele chiedi consiglio a Lele, chi trovo?”. Mentre sulla
presunta truffa da 400mila ai danni del presidente del Consiglio Fede è
chiaro: “Sono amico del premier e lo stimo. Se avessi avuto bisogno di 400
mila euro o anche di più, li avrei chiesti a Berlusconi e lui me li avrebbe
dati”.
Dopo fede è toccato a Patrizia D’Addario, protagonista
principale dell’inchiesta sulle feste a palazzo Grazioli. Qui, la escort
pugliese dopo aver commentato i fatti di Arcore, ha annunciato la sua prossima
discesa in politica. “Mi è stata fatta una proposta: di scendere in politica
ma non posso dire nulla perché devo ancora incontrare delle persone a giorni a
Roma”.
Ruby, il blitz del Pdl per spostare l’inchiesta sulla prostituzione minorile a Monza
Una nuova legge ad personam, per salvare il Cavaliere dallo scandalo Ruby.
Come anticipato sabato scorso dal Fatto Quotidiano e sottolineato oggi da
Repubblica, il Pdl aveva cercato di approvare un emendamento (non
confermato), presentato del senatore Roberto Centaro per
trasferire i reati di pedopornografia e prostituzione dalla competenza delle
grandi alle piccole procure. Un atto che che avrebbe avuto l’effetto di
bloccare le inchieste guidate da Ilda Boccassini, a capo
della direzione distrettuale antimafia di Milano.
L’emendamento viene presentato da Centaro nell’ottobre 2010 durante la
ratifica per l’Italia della Convenzione di Lanzarote per la protezione dei
minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale, nei giorni in cui gli
avvocati del premier hanno appreso dell’inchiesta in corso su Ruby. Ma viene
bloccato alla Camera.
Il tentativo è del 13 ottobre 2010: tredici giorni prima del 26 ottobre,
quando il caso Ruby viene per la prima volta raccontato sul Fatto
Quotidiano; ma sette giorni dopo quel 6 ottobre in cui – secondo le
telefonate intercettate del “fidanzato” di Ruby, Luca Risso –
era già pienamente in moto la macchina per tentare di attutire, ingarbugliare
e azzerare le indagini segrete della Procura di Milano, in corso già da alcuni
mesi. Fatto è che il 13 ottobre la proposta Centaro passa al Senato.
Ma a metà del percorso il Pd e i futuristi si accorgono del colpo di mano. A
metà dicembre un emendamento firmato dalla democratica Donatella
Ferranti e dalla relatrice finiana Angela Napoli
rimette le cose a posto. La legge salta. Intanto l’inchiesta Ruby
va avanti. Ad agosto la minorenne viene interrogata dai procuratori
di Milano. Pochi giorni dopo, come si evince dagli sms inviati e dalle
intercettazioni, Karima comincia l’azione di pressing sulla
Minetti e sul ragionier Spinelli, per
ottenere denaro dal premier. Dal 6 ottobre però tutto cambia. Non sarà più
Ruby a cercare disperatamente Berlusconi, ma il contrario. Dalle
intercettazione sembra che gli uomini del premier cerchino, in ogni modo, di
sapere cosa ha detto la minorenne alla procura milanese. Il tentativo va in
porto, la ragazza rivela il contenuto dell’interrogatorio segretato. Pochi
giorni dopo, il 13 ottobre la legge ad personam fa il balzo avanti in Senato.
A Ruby vengono offerti grandi somme di denaro. Di questo c’è traccia in
diverse chiamate. Il 27 ottobre la legge che modifica la competenza sulla
prostituzione passa al Senato, e Ruby chiama nuovamente Spinelli per avere
altri soldi. Il giorno dopo la ragazza cambia cellulare e racconta che
Berlusconi l’ha chiamata per dirle “Ruby ti do quanti soldi vuoi, ti pago, ti
metto tutta in oro, ma l’importante è che nascondi il tutto, non dire niente a
nessuno”. Centaro, comunque non cambia idea: “Le procure sono oberate di
mille compiti e li trascurano. Chiederò di ascoltarli, se sbaglio cambierò
idea, altrimenti riproporrò pari pari l’emendamento”.
A correre in soccorso (momentaneo) del premier potrebbe essere “un rebus
giuridico”. Così lo definisce il Corriere della Sera in un articolo
in cui descrive gli scenari possibili del processo al presidente de Consiglio.
“Si può chiedere il processo immediato a Silvio Berlusconi per le imputazioni
di concussione e prostituzione minorile?” Il dubbio non investe questioni di
merito, scrive il giornale di via Solferino, e nemmeno la debole pretesa di
farsi inquisire dal Tribunale dei Ministri anziché dai pm milanesi, ma un
problema di procedura giuridica che non trova precedenti di Cassazione. E cioè
la possibilità di chiedere il rito immediato per due reati connessi nel caso
in cui un reato lo consenta o l’altro no. Uno dei due reati contestati al
premier, e cioè la prostituzione minorile, essendo sotto i 4 anni di pena, è
un reato a citazione diretta, per il quale cioè è il pm a mandare direttamente
a giudizio in tribunale l’indagato. E per i reati a citazione diretta non è
consentito il ricorso al giudizio immediato.
E’ lo stesso giornale di via Solferino, tuttavia, a sottolineare come nei
tribunali “di ogni giorno” sia frequente assistere a giudizi immediati per
reati connessi anche nel caso di fattispecie che alla lettera non lo
consentirebbero. Basti pensare ai ai rapinatori di banca con un coltellino che
ogni giorno vanno in ‘rito immediato’, benché il delitto di rapina sia ‘Immediato’,
ma la contravvenzione della detenzione e del porto del coltellino no.
Battibecco Fini-Pdl: “Berlusconi si dimetta”. “No, vattene tu”
Silvio Berlusconi si deve dimettere. Lo dice il presidente della Camera
Gianfranco Fini, in un’intervista al Corriere Adriatico, rilasciata alla
vigilia del primo congresso regionale di Futuro e Libertà delle Marche che si
tiene domani ad Ancona, in coincidenza con la prima giornata dei lavori del
Consiglio permanente della Cei, anch’esso in programma nel capoluogo
marchigiano.
Lei, è la domanda del Corriere Adriatico a Fini, ha osservato un silenzio
istituzionale sul Rubygate, ma gli esponenti di Fli in più occasioni hanno
parlato di necessità di dimissioni del presidente del Consiglio. Cosa ne
pensa? “Ovviamente – risponde il presidente della Camera – condivido le loro
dichiarazioni”. Quanto ai rapporti fra potere politico e magistratura,
Gianfranco Fini è convinto che “l’equilibrio fra poteri e funzioni dello Stato
è l’essenza della democrazia. E ci deve essere sempre rispetto tra gli
esponenti delle varie istituzioni. Il potere politico – osserva – non deve
temere diminuzioni di autorità o di sovranità dalle inchieste dei giudici. Se
esistono patologie nel sistema, queste patologie devono poter emergere alla
luce del sole, nella fisiologia e nella normalità dei rapporti istituzionali.
Ad avvantaggiarsene sarebbe innanzitutto la qualità della vita democratica”.
In un altro passaggio dell’intervista Fini denuncia “la concezione
patrimoniale e para-feudale della politica” che a suo avviso anima il Pdl,
dove la discussione interna è stata “brutalmente soffocata”. “Il vero
tradimento – conclude – è promettere riforme e persino ‘rivoluzionì per poi
attuare la politica del giorno per giorno, e del basso profilo riformatore”.
Immediata la reazione del Pdl: “E’ Fini che deve dimettersi”, ripetono in coro
i colonnelli del presidente del Consiglio. A cominciare dal capogruppo
Fabrizio Cicchitto, che dice: “Avendo chiesto le dimissioni di Berlusconi
dimostra di non essere affatto super partes e di conseguenza deve essere lui a
dimettersi da presidente della Camera e a condurre a viso aperto la sua
battaglia politica senza godere di una posizione istituzionale che di per sè
invece lo pone al di sopra delle parti”.
Ironica, invece la reazione di Pier Ferdinando Casini, intervistato dal Tg2.
Colpo di stato della magistratura? No, ”quello di Berlusconi e’ un autogolpe,
basta con l’alterazione della realtà. Si è lamentato di un colpo di Stato di
Fini ma è stato lui a cacciarlo dal Pdl, cerchiamo di non falsificare le
cose”.
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