Silvio Berlusconi, come è di consueto ormai, irrompe via telefono in diretta
tv. Questa volta è toccato a L’Infedele, il programma di Gad Lerner su La7.
Nella trasmissione dal titolo “Le conseguenze dell’amore”, si stava trattando
il caso Ruby. Tra gli ospiti: l’eurodeputata del Pdl Iva Zanicchi, i
giornalisti di Libero e de L’Espresso Gianluigi Nuzzi e Marco Damilano, Ilaria
D’Amico, Lucrezia Lante della Rovere, Carmen Llera Moravia, ma anche il
sindaco di Verona, il leghista Flavio Tosi e Marysthell G. Polanco, una delle
ragazze presenti alle serate hot di Arcore.
Sul finire della trasmissione, quando mancavano pochi minuti alla mezzanotte,
è arrivata la chiamata del premier. ”Mi hanno invitato a guardare L’Infedele –
ha detto Berlusconi – ma ho assistito ad una trasmissione disgustosa, turpe e
ripugnante con una conduzione ignobile”.
Il Cavaliere poi si è sperticato in una difesa appassionata della consigliera
regionale lombarda, Nicole Minetti, indagata anche lei dalla procura di Milano
insieme a Berlusconi, Emilio Fede e Lele Mora per il caso Ruby ”una donna
attaccata dalle donne ospiti in studio che è una laureata col massimo dei
voti, preparata, che è di madre lingua inglese e che è stata fatta oggetto di
attacchi vergognosi”. Il presidente del Consiglio poi ha invitato, in modo
perentorio, Iva Zanicchi a “lasciare quell’incredibile postribolo televisivo”.
Dopo alcuni fischi del pubblico presente, Lerner ha voluto replicare a
Berlusconi dandogli platealmente del cafone, è a questo punto che il premier
ha chiuso la telefonata senza neanche salutare. Gad Lerner ha voluto
ringraziare alla fine Iva Zanicchi per non aver obbedito all’ordine di
lasciare lo studio.
Prima la proposta di abbassare di due anni la soglia della maggiore età, poi
il blitz (fallito) per spostare le indagini sui reati di pedopornografia e
prostituzione dalle grandi alle piccole procure. E ora un altro tentativo di
legge ad personam per salvare il Cavaliere dallo scandalo
Ruby. “Riparazione per ingiusta intercettazione di comunicazioni telefoniche e
conversazioni”. Così si chiama la nuova proposta di legge, presentata dal
parlamentare e avvocato del Pdl
Luigi Vitali,
lo stesso che è stato relatore della legge
salva-Previti.
Il testo della proposta è ora al vaglio del premier, che se venisse approvata
metterebbe in seria difficoltà i magistrati che decidono di avvalersi delle
intercettazioni per le loro indagini. “Il presidente del Consiglio – dice
Vitali a ilfattoquotidiano.it – l’ha avuta una settimana fa. Ora chiederò la
calendarizzazione in Commissione Giustizia, il che potrebbe avvenire già tra
dieci o quindici giorni”.
La legge mira a inserire un nuovo articolo nel codice di procedura penale, il
315 bis, che punisce “l’ingiusta intercettazione”: chi è
stato “ingiustamente” registrato ha diritto “ad un’equa riparazione”, ossia un
risarcimento che può arrivare fino a 100mila euro e che sarà sborsato di tasca
propria dai pm o dal Gip dopo una sentenza “di responsabilità contabile” della
Corte dei conti. La proposta prevede inoltre che il
ministro della
Giustizia e il procuratore generale presso la Cassazione valutino la
sussistenza di profili disciplinari nei confronti di quei magistrati che hanno
richiesto, disposto e “eventualmente prorogato l’ingiusta intercettazione”.
Ma la cosa più importante è che, se mai approvata,
la legge sarà
retroattiva: avranno infatti diritto al risarcimento anche coloro che
sono stati “intercettati ingiustamente” in indagini risalenti a cinque anni
prima della sua entrata in vigore. “Ma non serve a
Berlusconi
– si affretta a dire Vitali – il premier deve attendere la sentenza di
proscioglimento o il decreto di archiviazione e quindi
può adire
questa legge. La retroattività è per i cittadini normali”.
Il provvedimento è stato presentato alla Camera il 28 ottobre scorso, due
giorni dopo il 26, quando I
l Fatto Quotidiano scrisse per la prima
volta del
caso Ruby. Il ddl Vitali è stata sottoscritto da
altri 29 parlamentari azzurri. Nella relazione di accompagnamento al testo,
l’esponente spiega: “E’ innegabile che soprattutto negli ultimi anni vi sia
stato un abuso di tale strumento che, da un lato, è enormemente costato alle
casse dello Stato e, dall’altro, è stato largamente invasivo del diritto
costituzionale alla riservatezza nei confronti di numerosissimi cittadini che
sono usciti dalle rispettive vicende dopo essere passati nel ‘tritacarne’
mediatico e giudiziario”.
Se secondo l’esponente del centrodestra “il Parlamento è stato fino ad oggi
incapace di dettare una disciplina che regolamentasse la materia, visto che la
riforma sulle intercettazioni si è incanalata su un binario morto”, appare
evidente che la normativa sembra ritagliata su misura per rendere più
difficoltoso il lavoro di quesi magistrati che stanno indagando sull’ultimo
scandalo sessuale che ha coinvolto
Silvio Berlusconi.
L’avvocato e deputato pugliese, nonostante tenti di allontanare il sospetto
che la legge sia stata tagliata su misura per il Cavaliere, si scalda quando
si citano le intercettazioni relative alle serate di Arcore “è stato inutile
presentare quella richiesta di autorizzazione alla Camera, se lo si è fatto –
continua – è stato perché si sono voluti creare più canali e rendere più
facile la propalazione delle intercettazioni”. Come se fossero stati i
magistrati e non i deputati, come invece è stato, a fornire alcuni stralci
alla stampa di quanto era contenuto nelle carte depositate dai magistrati
milanesi presso la Giunta delle autorizzazioni a procedere della Camera dei
deputati.
A quanto risulta al fattoquotidiano.it, il provvedimento in questione, però,
non è l’unico tentativo per mettere al riparo il presidente del Consiglio
dalle conseguenze dell’inchiesta della Procura di Milano che lo vede indagato
per concussione e prostituzione minorile. I parlamentari e avvocati di B.
Niccolò Ghedini e
Piero Longo stanno
studiando nuove proposte di legge in tal senso.
Anche dal punto di vista della strategia difensiva di B. i lavori procedono
spediti. Secondo l’Ansa, la nuova questione che il pool di
avvocati-parlamentari del premier è stato chiamato ad approfondire è se la
Procura di Milano aveva il diritto di utilizzare, senza previa autorizzazione
della Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera, i tabulati
telefonici per stabilire chi sia stato ospite della villa di Arcore di
Berlusconi in un determinato periodo.
Secondo il deputato Pdl
Manlio Contento, “non sembra che
siano stati utilizzati i tabulati telefonici per cercare una persona in
particolare, ma per capire chi frequentasse la casa del premier a 360 gradi e
con quale frequenza. E questa, se così fosse, sarebbe un’ingerenza seria nella
vita di un parlamentare”.
Insomma, i pm milanesi dovevano chiedere un’autorizzazione preventiva alla
Giunta.
In realtà, la procura di Milano non ha prelevato tutto il traffico telefonico
che nel corso dei mesi è transitato sulle celle di Arcore. Questa
ricostruzione, proposta nell’ultimo numero del settimanale Mondadori
Panorama, non trova riscontri negli atti.
Al contrario, come abitualmente accade in questi casi, i magistrati hanno
ricostruito gli spostamenti di alcuni dei protagonisti dell’indagine chiedendo
ai vari gestori telefonici esclusivamente la produzione dei tabulati dei loro
telefoni cellulari. Anche per questo per tentare di riscontrare le parole di
Nadia Macrì, la escort di Reggio Emilia
amica di Renato Brunetta e Vittorio Sgarbi che ha sostenuto di essere stata
presente alcune feste a Villa San Martino e Villa La Certosa, è stato
necesario attendere qualche giorno per farsi consegnare le tracce delle sue
telefonate.
23/01/2011 Caso Ruby, Nadia Macrì è stata ad Arcore. Ma non nei giorni in cui c’era Ruby (http://www.ilfattoquotidiano.it)
Nadia Macrì non è una testimone falsa, ma imprecisa sulle
date. E’ quanto emerge dagli interrogatori tenuti oggi in procura a Milano,
dove la escort di Reggio Emilia è stata sentita dal pool che indaga sul caso
Ruby. La Macrì, infatti, contrariamente a quanto affermato durante la
trasmissione Annozero, non è stata ad Arcore nei giorni in cui anche Ruby era
ospite di Berlusconi (dal 24 al 26 aprile). I tabulati telefonici però dicono
che
la ragazza a villa San Martino ci è stata eccome.
Semplicemente, in un periodo successivo. Più precisamente, come risulta a
ilfattoquotidiano.it,
il 9 maggio 2010. Domenica. Le cronache
raccontano che quel giorno Berlusconi era in stretto contratto telefonico con
i leader europei mentre a Bruxelles, al vertice Ecofin, si discuteva il maxi
piano per salvare i paesi in difficoltà della zona Euro. Il giorno precedente,
l’8 maggio, il premier aveva partecipato a un’udienza a Milano per stabilire i
termini economici della separazione dalla moglie Veronica Lario.
Nella sua ricostruzione ad Annozero, probabilmente, la Macrì ha confuso Ruby
con un’altra ragazza. In effetti, non risulta che Ruby fosse ad Arcore il 9
maggio. La escort di Reggio Emilia accetta il fatto di aver sbagliato data,
anche se, interpellata da ilfattoquotidiano.it, sostiene che l’importante sia
aver dimostrato che è stata a Villa San Martino: “Non sono tanto sicura che
fosse maggio, ma gli investigatori mi hanno aiutato a ricostruire le mie
deposizioni provando che sono stata ad Arcore a maggio. Quindi ci credo. Anzi,
per me l’importante è che si sia comunque dimostrato che ad Arcore ci sono
stata. E confermo tutto. La prestazione sessuale e il pagamento di 5mila
euro”. Il fatto che la data fosse proprio quella del 9 maggio è provata da un
particolare ricordato proprio dalla Macrì: “Quel giorno pioveva”. Il 9 maggio,
in effetti, in Lombardia c’era pioggia battente, mentre il 24 aprile era
nuvoloso.
Le parole della Macrì, dunque, se dimostrate, non serviranno nell’inchiesta
per prostituzione minorile che vede indagato il presidente del Consiglio, ma
eventualmente in quella contro
Lele Mora,
Emilio Fede
e
Nicole Minetti per induzione alla prostituzione. Proprio il
direttore del Tg4 ieri in tv aveva implicitamente confermato che Berlusconi e
la escort di Reggio Emilia si conoscevano, dicendo che la triste storia della
Macrì aveva “impietosito il premier”.
”Abbiamo sentito due volte Nadia Macrì e abbiamo sottoposto ad attenta
verifica tutte le sue dichiarazioni”, anche quelle rese davanti ai magistrati
di Palermo, ha dichiarato oggi il procuratore della Repubblica di Milano,
Edmondo Bruti Liberati, a proposito delle affermazioni fatte
dalla escort nell’ambito dell’inchiesta sul caso Ruby. Il Procuratore ha
inoltre spiegato che nei prossimi giorni verrà deciso se inserire i verbali
con le dichiarazioni della Macrì nella richiesta di processo con rito
immediato per Silvio Berlusconi, indagato per concussione e prostituzione
minorile. Bruti inoltre ha affermato di non aver intenzione di esprimere
valutazioni sull’attendibilità della ragazza. “Le somme – ha affermato – le
tireremo prossimamente e non intendo anticipare nulla”. E a chi ha chiesto se
i reati ipotizzati nei confronti del premier siano rimasti gli stessi, il
procuratore ha risposto con un “lo vedremo quando faremo la richiesta di
giudizio”
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