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24/01/2011 Berlusconi a L’Infedele: “Puntata disgustosa”. Lerner: “Lei è un cafone” (http://www.ilfattoquotidiano.it)

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Silvio Berlusconi, come è di consueto ormai, irrompe via telefono in diretta tv. Questa volta è toccato a L’Infedele, il programma di Gad Lerner su La7. Nella trasmissione dal titolo “Le conseguenze dell’amore”,  si stava trattando il caso Ruby. Tra gli ospiti: l’eurodeputata del Pdl Iva Zanicchi, i giornalisti di Libero e de L’Espresso Gianluigi Nuzzi e Marco Damilano, Ilaria D’Amico, Lucrezia Lante della Rovere, Carmen Llera Moravia, ma anche il sindaco di Verona, il leghista Flavio Tosi e Marysthell G. Polanco, una delle ragazze presenti alle serate hot di Arcore.

Sul finire della trasmissione, quando mancavano pochi minuti alla mezzanotte, è arrivata la chiamata del premier. ”Mi hanno invitato a guardare L’Infedele – ha detto Berlusconi – ma ho assistito ad una trasmissione disgustosa, turpe e ripugnante con una conduzione ignobile”.

Il Cavaliere poi si è sperticato in una difesa appassionata della consigliera regionale lombarda, Nicole Minetti, indagata anche lei dalla procura di Milano insieme a Berlusconi, Emilio Fede e Lele Mora per il caso Ruby  ”una donna attaccata dalle donne ospiti in studio che è una laureata col massimo dei voti, preparata, che è di madre lingua inglese e che è stata fatta oggetto di attacchi vergognosi”. Il presidente del Consiglio poi ha invitato, in modo perentorio, Iva Zanicchi a “lasciare quell’incredibile postribolo televisivo”.

Dopo alcuni fischi del pubblico presente, Lerner ha voluto replicare a Berlusconi dandogli platealmente del cafone, è a questo punto che il premier ha chiuso la telefonata senza neanche salutare. Gad Lerner ha voluto ringraziare alla fine Iva Zanicchi per non aver obbedito all’ordine di lasciare lo studio.

 23/01/2011 Pdl, cambiare le leggi per salvare B.  Anche la escort Macrì ospite ad Arcore (http://www.ilfattoquotidiano.it)

Un'altra squillo alla corte del premier, i tabulati dicono che la ragazza era a Villa San Martino il 9 maggio 2010, ma quella sera non c'era Ruby. Il cardinal Bagnasco: "Evidente disagio morale"



Continuano le grandi manovre nella maggioranza per costruire una nuova immunità al Capo: gli onorevoli avvocati di B. sono infatti al lavoro per studiare una serie di leggi con lo scopo di salvare il premier. Dopo aver pensato a norme per spostare la competenza sui reati sessuali e pensato addirittura di abbassare la minore età, adesso si torna a un vecchio cavallo di battaglia: le intercettazioni. Il Pdl progetta un bavaglio che colpisca i magistrati. Gli ascolti telefonici, del resto, costituiscono un problema sempre più grosso per il cavaliere. Persino l'operazione mediatica progettata per ripulire l'immagine della minorenne al centro del caso bunga-bunga appare impervia di fronte alle trascrizioni delle conversazioni. “Vengo con te a far l'amore allora”, dice così Ruby nel pomeriggio del 27 maggio 2010 mentre tenta di togliersi dai guai dopo essere stata fermata dalla polizia per furto (leggi l'articolo). L'intercettazione, compresa nelle 389 pagine inviate dai pm di Milano alla Giunta per le autorizzazioni di Montecitorio, aiuta a tratteggiare meglio la figura della ragazza che da febbraio a maggio ha frequentato la villa del presidente del Consiglio. Parole che fanno il paio con le frasi annotate dalla escort brasiliana Michele sulla sua agendina: a fianco del nome “Rubbie” si legge infatti l'annotazione “troia”. La stessa Michele intervistata da ilfattoquotidiano.it conferma: “Ruby mi diceva che faceva la prostituta” (guarda il video). Intanto Lele Mora partecipa a una serata promossa dalla sua agenzia e non si sottrae ai cronisti, per ribadire la versione berlusconiana dei fatti: “Semplici cene e ottima compagnia. Le ragazze volevano avvicinarsi a un uomo potente e generoso come lui. E Silvio mi diceva: porta chi vuoi”. Ma l'inchiesta non ha cambiato nulla, perché, ai microfoni de ilfattoquotidiano.it (video di Franz Baraggino) i giovani della scuderia del manager televisivo ribadiscono che non avrebbero problemi a partecipare ai festini

23/01/2011 Il Pdl ci riprova con il bavaglio ai pm Al vaglio una leggina anti-intercettazioni (http://www.ilfattoquotidiano.it)

Un'altra squillo alla corte del premier, i tabulati dicono che la ragazza era a Villa San Martino il 9 maggio 2010, ma quella sera non c'era Ruby. Il cardinal Bagnasco: "Evidente disagio morale"



La proposta presentata dal deputato Pdl Vitali sarà retroattiva: avranno infatti diritto al risarcimento anche coloro che sono stati “intercettati ingiustamente” in indagini risalenti a cinque anni prima della sua entrata in vigore

Prima la proposta di abbassare di due anni la soglia della maggiore età, poi il blitz (fallito) per spostare le indagini sui reati di pedopornografia e prostituzione dalle grandi alle piccole procure. E ora un altro tentativo di legge ad personam per salvare il Cavaliere dallo scandalo Ruby. “Riparazione per ingiusta intercettazione di comunicazioni telefoniche e conversazioni”. Così si chiama la nuova proposta di legge, presentata dal parlamentare e avvocato del Pdl Luigi Vitali, lo stesso che è stato relatore della legge salva-Previti.

Il testo della proposta è ora al vaglio del premier, che se venisse approvata metterebbe in seria difficoltà i magistrati che decidono di avvalersi delle intercettazioni per le loro indagini. “Il presidente del Consiglio – dice Vitali a ilfattoquotidiano.it – l’ha avuta una settimana fa. Ora chiederò la calendarizzazione in Commissione Giustizia, il che potrebbe avvenire già tra dieci o quindici giorni”.

La legge mira a inserire un nuovo articolo nel codice di procedura penale, il 315 bis, che punisce “l’ingiusta intercettazione”: chi è stato “ingiustamente” registrato ha diritto “ad un’equa riparazione”, ossia un risarcimento che può arrivare fino a 100mila euro e che sarà sborsato di tasca propria dai pm o dal Gip dopo una sentenza “di responsabilità contabile” della Corte dei conti. La proposta prevede inoltre che il ministro della Giustizia e il procuratore generale presso la Cassazione valutino la sussistenza di profili disciplinari nei confronti di quei magistrati che hanno richiesto, disposto e “eventualmente prorogato l’ingiusta intercettazione”.

Ma la cosa più importante è che, se mai approvata, la legge sarà retroattiva: avranno infatti diritto al risarcimento anche coloro che sono stati “intercettati ingiustamente” in indagini risalenti a cinque anni prima della sua entrata in vigore. “Ma non serve a Berlusconi – si affretta a dire Vitali – il premier deve attendere la sentenza di proscioglimento o il decreto di archiviazione e quindi può adire questa legge. La retroattività è per i cittadini normali”.

Il provvedimento è stato presentato alla Camera il 28 ottobre scorso, due giorni dopo il 26, quando Il Fatto Quotidiano scrisse per la prima volta del caso Ruby. Il ddl Vitali è stata sottoscritto da altri 29 parlamentari azzurri. Nella relazione di accompagnamento al testo, l’esponente spiega: “E’ innegabile che soprattutto negli ultimi anni vi sia stato un abuso di tale strumento che, da un lato, è enormemente costato alle casse dello Stato e, dall’altro, è stato largamente invasivo del diritto costituzionale alla riservatezza nei confronti di numerosissimi cittadini che sono usciti dalle rispettive vicende dopo essere passati nel ‘tritacarne’ mediatico e giudiziario”.

Se secondo l’esponente del centrodestra “il Parlamento è stato fino ad oggi incapace di dettare una disciplina che regolamentasse la materia, visto che la riforma sulle intercettazioni si è incanalata su un binario morto”, appare evidente che la normativa sembra ritagliata su misura per rendere più difficoltoso il lavoro di quesi magistrati che stanno indagando sull’ultimo scandalo sessuale che ha coinvolto Silvio Berlusconi.

L’avvocato e deputato pugliese, nonostante tenti di allontanare il sospetto che la legge sia stata tagliata su misura per il Cavaliere, si scalda quando si citano le intercettazioni relative alle serate di Arcore “è stato inutile presentare quella richiesta di autorizzazione alla Camera, se lo si è fatto – continua – è stato perché si sono voluti creare più canali e rendere più facile la propalazione delle intercettazioni”. Come se fossero stati i magistrati e non i deputati, come invece è stato, a fornire alcuni stralci alla stampa di quanto era contenuto nelle carte depositate dai magistrati milanesi presso la Giunta delle autorizzazioni a procedere della Camera dei deputati.

A quanto risulta al fattoquotidiano.it, il provvedimento in questione, però, non è l’unico tentativo per mettere al riparo il presidente del Consiglio dalle conseguenze dell’inchiesta della Procura di Milano che lo vede indagato per concussione e prostituzione minorile. I parlamentari e avvocati di B. Niccolò Ghedini e Piero Longo stanno studiando nuove proposte di legge in tal senso.

Anche dal punto di vista della strategia difensiva di B. i lavori procedono spediti. Secondo l’Ansa, la nuova questione che il pool di avvocati-parlamentari del premier è stato chiamato ad approfondire è se la Procura di Milano aveva il diritto di utilizzare, senza previa autorizzazione della Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera, i tabulati telefonici per stabilire chi sia stato ospite della villa di Arcore di Berlusconi in un determinato periodo.

Secondo il deputato Pdl Manlio Contento, “non sembra che siano stati utilizzati i tabulati telefonici per cercare una persona in particolare, ma per capire chi frequentasse la casa del premier a 360 gradi e con quale frequenza. E questa, se così fosse, sarebbe un’ingerenza seria nella vita di un parlamentare”.

Insomma, i pm milanesi dovevano chiedere un’autorizzazione preventiva alla Giunta.

In realtà, la procura di Milano non ha prelevato tutto il traffico telefonico che nel corso dei mesi è transitato sulle celle di Arcore. Questa ricostruzione, proposta nell’ultimo numero del settimanale Mondadori Panorama, non trova riscontri negli atti.

Al contrario, come abitualmente accade in questi casi, i magistrati hanno ricostruito gli spostamenti di alcuni dei protagonisti dell’indagine chiedendo ai vari gestori telefonici esclusivamente la produzione dei tabulati dei loro telefoni cellulari. Anche per questo per tentare di riscontrare le parole di Nadia Macrì, la escort di Reggio Emilia amica di Renato Brunetta e Vittorio Sgarbi che ha sostenuto di essere stata presente alcune feste a Villa San Martino e Villa La Certosa, è stato necesario attendere qualche giorno per farsi consegnare le tracce delle sue telefonate.

23/01/2011 Caso Ruby, Nadia Macrì è stata ad Arcore. Ma non nei giorni in cui c’era Ruby (http://www.ilfattoquotidiano.it)

Nadia Macrì non è una testimone falsa, ma imprecisa sulle date. E’ quanto emerge dagli interrogatori tenuti oggi in procura a Milano, dove la escort di Reggio Emilia è stata sentita dal pool che indaga sul caso Ruby. La Macrì, infatti, contrariamente a quanto affermato durante la trasmissione Annozero, non è stata ad Arcore nei giorni in cui anche Ruby era ospite di Berlusconi (dal 24 al 26 aprile). I tabulati telefonici però dicono che la ragazza a villa San Martino ci è stata eccome. Semplicemente, in un periodo successivo. Più precisamente, come risulta a ilfattoquotidiano.it, il 9 maggio 2010. Domenica. Le cronache raccontano che quel giorno Berlusconi era in stretto contratto telefonico con i leader europei mentre a Bruxelles, al vertice Ecofin, si discuteva il maxi piano per salvare i paesi in difficoltà della zona Euro. Il giorno precedente, l’8 maggio, il premier aveva partecipato a un’udienza a Milano per stabilire i termini economici della separazione dalla moglie Veronica Lario.

Nella sua ricostruzione ad Annozero, probabilmente, la Macrì ha confuso Ruby con un’altra ragazza. In effetti, non risulta che Ruby fosse ad Arcore il 9 maggio. La escort di Reggio Emilia accetta il fatto di aver sbagliato data, anche se, interpellata da ilfattoquotidiano.it, sostiene che l’importante sia aver dimostrato che è stata a Villa San Martino: “Non sono tanto sicura che fosse maggio, ma gli investigatori mi hanno aiutato a ricostruire le mie deposizioni provando che sono stata ad Arcore a maggio. Quindi ci credo. Anzi, per me l’importante è che si sia comunque dimostrato che ad Arcore ci sono stata. E confermo tutto. La prestazione sessuale e il pagamento di 5mila euro”.  Il fatto che la data fosse proprio quella del 9 maggio è provata da un particolare ricordato proprio dalla Macrì: “Quel giorno pioveva”. Il 9 maggio, in effetti, in Lombardia c’era pioggia battente, mentre il 24 aprile era nuvoloso.

Le parole della Macrì, dunque, se dimostrate, non serviranno nell’inchiesta per prostituzione minorile che vede indagato il presidente del Consiglio, ma eventualmente in quella contro Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti per induzione alla prostituzione. Proprio il direttore del Tg4 ieri in tv aveva implicitamente confermato che Berlusconi e la escort di Reggio Emilia si conoscevano, dicendo che la triste storia della Macrì aveva “impietosito il premier”.

”Abbiamo sentito due volte Nadia Macrì e abbiamo sottoposto ad attenta verifica tutte le sue dichiarazioni”, anche quelle rese davanti ai magistrati di Palermo, ha dichiarato oggi il procuratore della Repubblica di Milano, Edmondo Bruti Liberati, a proposito delle affermazioni fatte dalla escort nell’ambito dell’inchiesta sul caso Ruby. Il Procuratore ha inoltre spiegato che nei prossimi giorni verrà deciso se inserire i verbali con le dichiarazioni della Macrì nella richiesta di processo con rito immediato per Silvio Berlusconi, indagato per concussione e prostituzione minorile. Bruti inoltre ha affermato di non aver intenzione di esprimere valutazioni sull’attendibilità della ragazza. “Le somme – ha affermato – le tireremo prossimamente e non intendo anticipare nulla”. E a chi ha chiesto se i reati ipotizzati nei confronti del premier siano rimasti gli stessi, il procuratore ha risposto con un “lo vedremo quando faremo la richiesta di giudizio”

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