12/02/2011 Il Colle: "Calma, o legislatura a rischio". Ci pensa La Russa: calci a un giornalista (http://www.ilfattoquotidiano.it)
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Il premier va all'attacco anche con
Napolitano: "Accanimento contro di me". Il Quirinale replica: "Contenere le
tensioni". E viene evocato per la prima volta lo scioglimento delle
Camere. Alla manifestazione degli "antipuritani", il ministro della Difesa
se la prende con l'inviato di Annozero
Le raccomandazioni del
mediatore Gianni Letta non sono servite. Silvio Berlusconi ha fatto di testa
sua ed è andato all'attacco anche nel faccia a faccia al Quirinale. Arrivando
addrittura a gridare davanti a Napolitano: "La mia privacy è stata violata in
modo mostruoso. Ora è il momento di difendermi. Anche sollevando il conflitto
di attribuzione davanti alla Corte". Il Capo dello Stato lo ha redarguito
invitandolo alla calma, invitandolo ancora una volta a presentarsi dai
giudici: "Il conflitto di attribuzione si solleva nel processo, non in
Parlamento".
Insomma, un'ora di colloquio sul filo della tensione. Risultato: uno stop del
Colle su tutta la linea di B. (leggi l'articolo di Sara Nicoli). Il
Pdl, però, sceglie di seguire la linea del Capo e continua con la strategia
dell'aggressività: questa mattina a Milano Giuliano Ferrara, direttore
dell'house organ Il Foglio e spin doctor del Cavaliere, ha radunato gli
"antipuritani" al teatro Dal Verme:
"In mutande ma vivi" è il titolo dell'evento, tutto incentrato sull'attacco ai
pm milanesi, paragonati all'inquisizione spagnola (leggi l'articolo e guarda
il video). In sala anche il ministro della Difesa Ignazio La
Russa, che non vuole rispondere alla domanda dell'inviato di Annozero Corrado
Formigli. E si innervosisce al punto di arrivare a scalciare per allontanarlo.
Salvo poi accusarlo: "Che fa, mi prende a calci?"
(guarda il video di Lorenzo Galeazzi)
12/11/2011 Quirinale: “Contenere le tensioni o è a rischio la legislatura” (http://www.ilfattoquotidiano.it)
Dopo il faccia a faccia di ieri tra il capo dello Stato e il premier
Berlusconi, il Quirinale interviene per smentire alcune ricostruzioni
giornalistiche. Ma, in realtà, rilancia: “Si è data particolare attenzione –
scrive il Quirinale riferendosi alle notizie di stampa – a quella che sarebbe
stata la ‘temperatura’ del colloquio che ha in effetti visto il serio
confronto tra rispettivi punti di vista e argomenti. Il Presidente della
Repubblica ha insistito su motivi di preoccupazione, che debbono essere
comuni, sull’asprezza raggiunta dai contrasti istituzionali e politici, e
sulla necessità di un sforzo di contenimento delle attuali tensioni in
assenza del quale sarebbe a rischio la stessa continuità della legislatura”.
Poi la nota del Colle smentisce la notizia di scontri di piazza evocati da
Berlusconi: “Si smentisce nettamente che sarebbero state evocate dal
Presidente del Consiglio ipotesi di mobilitazioni e reazioni di piazza che si
è escluso di aver voluto e voler sollecitare”.
Un primo commento alla nota del Quirinale è arrivato dal coordinatore di
Futuro e Libertà Adolfo Urso, che a margine dei lavori
dell’assemblea costituente del partito ha dichiarato: ”Napolitano si dimostra
ancora una volta come il vero garante della Costituzione dell’Italia. Per
questo il presidente della Repubblica trova un consenso diffuso nel Paese e
trova il consenso di coloro che vogliono che si esca dal pantano”. Nessuna
dichiarazione invece dal presidente della Camera Gianfranco Fini,
che si è limitato a dire: “Leggo anch’io le agenzie”. Il capogruppo dell’Idv
alla Camera Massimo Donadi ha invitato Berlusconi a
comportarsi “per una volta in modo responsabile: ascolti Napolitano e smetta
di incendiare il clima politico. I continui attacchi del presidente del
Consiglio alla magistratura, alle opposizioni, agli organismi di garanzia
hanno messo a dura prova la tenuta delle istituzioni. Napolitano è stato
chiaro. Se Berlusconi, travolto dagli scandali e screditato in patria e
all’estero, non è capace di comportarsi da uomo di Stato, si dimetta”.
Secondo il capogruppo alla Camera del Pdl Fabrizio Cicchitto
è ”giusto l’invito a non alzare i toni. Peraltro essi non sono stati alzati da
Berlusconi, bensì dall’incredibile attacco non solo giudiziario, ma anche per
vie mediatiche e giornalistiche, di un nucleo di magistrati che sono essi ad
essersi assunti la responsabilità di avere elevato fino al diapason proprio il
livello dello scontro politico-istituzionale”.
Il comunicato del Colle è arrivato dopo l’incontro di ieri tra Napolitano e il
presidente del Consiglio. Un’ora di colloquio sul filo della tensione, in cui
il capo dello Stato ha ribadito che “il giusto processo è già garantito dalla
Costituzione”, senza bisogno di alcuna riforma e di alcuno strappo sulla
giustizia. E ha ricordato al premier che il conflitto di attribuzione si
solleva nel corso del processo e non in Parlamento. Parole che a Berlusconi
sono suonate come un invito a farsi giudicare.
12/02/2011 Incontro-scontro tra Napolitano e Berlusconi: “Fatti giudicare” (http://www.ilfattoquotidiano.it)
Al Quirinale il premier alza la
voce: "Mi perseguitano". Il capo dello Stato lo gela: "Basta, il giusto processo
c'è già". Inutili le raccomandazioni di Letta: B. minaccia nuovi conflitti con i
magistrati, tensione al Colle
A un certo punto l’urlo: “Ma io mi devo difendere! E devo difendere il
Parlamento, c’è un vero e proprio accanimento contro di me…”. Fuori controllo,
anche se solo per un attimo, Silvio Berlusconi deve essersi
sentito perso quando il capo dello Stato, con sguardo gelido e fermezza
istituzionale, gli ha risposto “si calmi”, costringendolo a proseguire un
colloquio che però, a quel punto, era ormai compromesso.
NON È ANDATA per niente bene ieri sera al Quirinale. Napolitano, dopo il lungo
pressing esercitato dal mediatore Gianni Letta che finalmente
era riuscito a ottenere l’incontro “chiarificatore”, sperava forse di
ascoltare dalla bocca del premier parole diverse dalla solita litania, da quel
continuo cercare di spiegare le proprie ragioni e di difendersi dalle accuse
invocando la persecuzione giudiziaria. Invece no, nonostante Letta l’avesse
indottrinato per più di un’ora sull’atteggiamento da tenere per evitare di
mandare di nuovo tutto per aria. Niente, il Caimano ancora una volta non ha
resistito. Superati i convenevoli, è partito a cercare di convincere il
presidente della Repubblica del fatto che le accuse della Procura di Milano
cadranno nel nulla “perché non c’è nulla di penalmente rilevante”, che
“continuo a essere vittima di un’offensiva giudiziaria senza pari che ha il
solo obiettivo di farmi fuori”. E che è “stata violata la mia privacy in modo
mostruoso”. A quel punto, il Cavaliere avrebbe detto di “credere che sia
venuto il momento di difendermi anche sollevando il conflitto d’attribuzione
davanti alla Corte con l’ausilio dell’Avvocatura dello Stato…”.
Ecco, è stato più o meno a questo punto del colloquio che Napolitano
ha alzato un muro invalicabile per il premier, ripetendo quanto aveva detto in
mattinata ricevendo il vicepresidente del Csm Vietti e, di
fatto, mandando un segnale preciso di quelli che avrebbe voluto fossero i toni
del colloquio successivo. “Il giusto processo – ha quindi detto Napolitano – è
garantito dalla Carta, basta strappi sulla giustizia”. Un messaggio netto,
senza possibilità di interpretazioni sulle sfumature del grigio. Il capo dello
Stato ha fatto capire chiaramente a Berlusconi che ogni sua necessità di
difesa è già garantita dalla Costituzione. E che non c’è alcuna necessità di
sollevare nuovi e più pesanti conflitti istituzionali, perché “i riferimenti
di principio e i canali normativi e procedurali” ci sono davvero tutti per
garantire il “giusto processo”. Insomma, meno “strappi mediatici, che non
conducono a conclusioni di verità e giustizia” ma più attenzione alle regole.
In poche parole, Napolitano ha invitato il Caimano a farsi processare. Con una
stoccata pesante: “Come dice il suo stesso legale Pecorella, il conflitto di
attribuzione si solleva nel processo, non in Parlamento”. È stato lì, a quel
punto che la rabbia di B. è esplosa perché ha capito che non avrebbe mai
trovato sponda nel Colle per fare quello che vuole: l’ennesimo strappo sulla
giustizia per la sua difesa.
E TUTTAVIA il Cavaliere su un punto è stato chiaro: la maggioranza ha i numeri
e quindi il “dovere” di fare le riforme, il che per lui significa soprattutto
intercettazioni e processo breve. “Quello che sta accadendo – ha ribadito
Berlusconi – non è solo un problema mio, ma fango che ricade sull’intero
Paese”. Ancora gelo. Perché Napolitano non si fida e teme un nuovo crescendo
di tensione istituzionale con i giudici che, tuttavia, ha chiarito anche a
Gianni Letta, di non essere disposto a tollerare. Come ha chiarito di aver
digerito malissimo l’estemporanea manifestazione di protesta davanti al
Tribunale di Milano dove dovevano essere presenti anche i ministri milanesi e
dove invece, alla fine, a fare da incendiaria c’è rimasta solo la Santanchè.
All’uscita dal Quirinale, Berlusconi era livido. Ma più di lui era scuro in
volto Gianni Letta che per tutta la giornata di ieri aveva fatto una
pesantissima opera di convincimento, arrivando a chiudersi in una stanza da
solo con il Cavaliere per indottrinarlo sull’atteggiamento “cauto, mite” da
tenere davanti al capo dello Stato. In gioco, in fondo, “c’è anche il
federalismo” e il proseguimento della legislatura. Parole al vento. “Governo e
Parlamento non possono essere commissariati dal potere giudiziario!”, ha
tuonato ancora Berlusconi. “Io devo poter governare senza condizionamenti!”.
Dopo un’ora di colloquio, il più lungo forse da un anno a questa parte,
Berlusconi è tornato a Palazzo Grazioli. Con uno stop così pesante avuto ieri
dal Quirinale, adesso dovrà rivedere completamente tutta la strategia
d’attacco che aveva messo giù durante l’ultimo “consiglio di guerra” di
qualche giorno fa. Adesso sa che qualunque strappo sarà respinto “in maniera
plateale” dal Quirinale, ma seguire le regole significa anche farsi
processare, subire quasi certamente una condanna a breve sul processo Mills. E
chissà poi cosa potrà accadere su Ruby e sulle altre.
NEL PDL giurano che “Silvio farà di testa sua”, che “cercherà comunque una
strada per non andare a processo perché i cittadini sono con lui e capiranno,
continueranno a capire – sostiene un famiglio del premier – che senza di lui
si ferma tutto, che le riforme non si faranno mai”. Non seguirà le regole come
gli ha detto Napolitano, questo sembra essere una certezza tra i suoi. Ora,
però, è all’angolo. E la difesa, qualsiasi difesa, diventa sempre più
difficile.
12/02/2011 Gli “antipuritani” di Giuliano Ferrara sostengono B: “I pm come l’inquisizione” (http://www.ilfattoquotidiano.it)
Giuliano Ferrara, direttore del Foglio e spin
doctor di Berlusconi
“Sembra l’inquisizione spagnola”. Così Giuliano Ferrara si
è scagliato contro i pm di Milano durante la manifestazione degli
“antipuritani” in corso a Milano e organizzata dal quotidiano Il Foglio. Tutti
i circa 1.500 posti del teatro Dal Verme sono occupati. All’incontro, dove sul
palco sono saliti tra gli altri, Iva Zanicchi e Piero
Ostellino, sono presenti anche il sottosegretario Daniela
Santanchè e il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni,
che ha definito l’iniziativa “divertente e simpatica”, un appuntamento “contro
chi pretende di sostituire alla morale vera il moralismo falso e bigotto”, il
moralismo di “chi si impalca a giudice delle virtù altrui”.
“Presidente, noi la sosteniamo, ma deve ascoltarci. Non riduca le sue giornate
alle giornate di un imputato. Lei deve fare il presidente del Consiglio, il
capo dell’Italia”, ha continuato Ferrara: “Oltre a fare bene il premier, lei
ha un’altra investitura. Lei è l’uomo più ricco d’Italia…presidente, lei ha
tre televisioni, le usi in modo creativo. Basta con queste cose ingessate,
vogliamo il vero Berlusconi, quello capace di rilanciare questo Paese”.
Il sottosegretario Santanchè ha rilanciato nuovamente l’idea di una
manifestazione di piazza contro i giudici e a sostegno del premier: “Non so se
si farà una grande manifestazione – ha spiegato – ma credo per il sentire,
andando in mezzo alla gente, che sia giusto fare una grande manifestazione di
piazza. Io la auspico”.
Momenti di tensione quando
il ministro della Difesa Ignazio La Russa è arrivato allo scontro fisico con
il giornalista di Annozero Corrado Formigli (guarda il video),
che è stato poi allontanato dalla sala. “L’Italia dei Valori esprime piena
solidarietà nei confronti del cronista di Annozero, Corrado Formigli,
allontanato dalla manifestazione organizzata dal Foglio a Milano, perché
colpevole di rivolgere domande sgradite al ministro La Russa”, dichiara il
portavoce dell’Italia dei Valori, Leoluca Orlando. Ecco il video che
testimonia il tentativo di La Russa di allontanare il giornalista in maniera
“sbrigativa”.
Sara Giudice, consigliere di zona del Pdl a Milano,
promotrice della campagna di raccolta firme per chiedere le dimissioni del
consigliere regionale, Nicole Minetti, lancia una propria
lista civica per le prossime amministrative di Milano. La Giudice ha
annunciato che la nuova Lista civica avrà il nome provvisorio di Generazione
mille euro e sarà rivolta “alle persone per bene che lavorano e che si
prendono un sacco di porte in faccia”. Il consigliere di zona del Pdl ha
spiegato che “per il momento a lista e a se stante” e non appoggerà il sindaco
di Milano, Letizia Moratti. A chi le chiedeva se si candiderà a sindaco, la
Giudice ha risposto: “Vedremo. Non lo escludo, lo potrei fare simbolicamente”.
12/02/2011 L’Italia non è l’Egitto. I viola in piazza a Milano (http://www.ilfattoquotidiano.it)
L’Italia non è l’Egitto. La pensano così i manifestanti del Popolo
Viola che oggi a Milano si sono riuniti in piazza Fontana, con tanto di
pentole, coperchi e mestoli, per chiedere ancora una volta le dimissioni del
premier Berlusconi. “Non abbiamo la grinta che hanno dimostrato di avere gli
Egiziani”, spiega una donna. C’è chi crede che anni di disimpegno e di
televisione commerciale abbiano fiaccato il paese. Ma i più non si augurano
che le cose trascendano. “Meglio una situazione pacifica”, commenta una
manifestante. Forse, lo dicono in molti, il nostro è un paese con pochi
giovani, altrimenti, sorride qualcuno, “non avremmo un premier ultra
settantenne”. Sono soprattutto i giovani ad auspicare piazze gremite come
quelle viste in Egitto, “ma gli italiani non hanno più la forza morale per
ribellarsi”, dichiara sconsolato un presente, e aggiunge: “forse quella
forza non l’abbiamo mai avuta”. di Franz Baraggino