Nei nuovi cables di Wikileaks
Berlusconi definito un "clown": "Dobbiamo assecondare la sua convinzione di
essere uno statista" per avere più soldati in Afghanistan e basi in Italia.
Ma anche
D'Alema e Mastella erano pronti a dare una mano per bloccare i magistrati
sul caso Abu Omar
“Le continue gaffe e la
povertà di linguaggio del premier hanno offeso gran parte del popolo italiano
e molti leader europei. E' chiara la sua volontà di anteporre i propri
interessi personali a quelli dello Stato e ha una reputazione disgraziatamente
comica”. Così l'ex ambasciatore statunitense Ronald Spogli descrive al
dipartimento di Stato il presidente del Consiglio italiano. Un uomo comico,
che “danneggia l'Italia”. Un clown, titola L'espresso, pubblicando in
anteprima i dispacci. La debolezza del Cavaliere permette agli americani di
ottenere se non tutto, molto: dall'Afghanistan, all'ampliamento delle basi
statunitensi,
fino alle leggi sugli organismi geneticamente modificati (leggi l'articolo).
Ma anche con il governo Prodi gli Usa avevano stabilito “rapporti
particolari”. Nel 2006, appena subentrato all'esecutivo di B,
il titolare della Farnesina D'Alema volò in “missione” oltre oceano per
affrontare la vicenda del rapimento di Abu Omar (leggi l'articolo di Leo Sisti).
L'Italia, riporta un cable, “ha fin qui posto un freno alle continue richieste
di estradare presunti agenti della Cia presumibilmente implicati in
un'operazione di rendition dell'imam”
18/02/2011 Giustizia, blitz del governo: relazione di Alfano approvata in Consiglio dei ministri (http://www.ilfattoquotidiano.it)
Silvio Berlusconi accelera sulla giustizia. E con un blitz in
Consiglio dei ministri è stata approvata a unanimità la bozza, già pronta da
novembre, presentata dal guardasigilli
Angelino Alfano.
Subito dopo è stato convocato un Cdm straordinario per l’approvazione
definitiva della riforma.
Il testo prevede un ddl costituzionale per separare le carriere di giudici e
pm, per dividere in due il Csm e per dare più poteri al ministro della
Giustizia. Il governo intende procedere anche con un ddl sulla responsabilità
civile dei magistrati e potrebbero aggiungersi anche misure sulle
intercettazioni per via ordinaria.
La bozza di riforma contenuta in tre fogli di schede riassuntive che il
Guardasigilli Angelino Alfano aveva sottoposto all’attenzione del Quirinale lo
scorso novembre aveva ricevuto un altolà dai finiani che, per bocca della
presidente della Commissione Giustizia,
Giulia Bongiorno,
contestavano la prevista maggioranza laica del Csm, l’attribuzione di maggiori
poteri al ministro della Giustizia, l’ipotesi di una polizia giudiziaria più
autonoma dal pubblico ministero.
La trattativa si era interrotta in contemporanea con lo strappo politico tra
Pdl e Fli. Ora il governo potrebbe decidere di andare avanti lo stesso. In tal
caso, con un ddl costituzionale sarà previsto che i giudici saranno
indipendenti da ogni potere e soggetti solo alla legge, mentre i pm potrebbero
diventare un “ufficio” organizzato secondo le norme sull’ordinamento e con la
facoltà di esercitare l’azione penale secondo priorità stabilite dalla legge.
E ancora: l’uso della polizia giudiziaria non avverrà più indiscriminatamente
ma “secondo modalità stabilite dalla legge”; verranno creati due Csm, uno dei
giudici e l’altro dei pm mentre un organismo ad hoc (una sorta di alta corte
di disciplina) vaglierà i procedimenti disciplinari di tutte le ‘toghè. Nelle
originarie bozze, inoltre, era prevista l’inappellabilità delle sentenze di
assoluzione in primo grado e l’attribuzione al ministro della Giustizia di
maggiori poteri, incluso quello di partecipare alle riunioni dei Csm senza
diritto di voto.
18/02/2011 Wikileaks, gli Usa: “Berlusconi danneggia l’Italia” (http://www.ilfattoquotidiano.it)
Nei nuovi dispacci diplomatici
di Wikileaks pubblicati in anteprima da L'espresso emerge come gli americani
vedono il nostro paese: "Grazie a B. il paese è in declino. Dobbiamo usare il
premier italiano"
“Berlusconi danneggia l’Italia”. Parole che non sono dell’opposizione o di
qualche giornale di sinistra, ma della diplomazia statunitense.
Questa e moltissime altre rivelazioni sono contenute negli oltre quattromila
cables di Wikileaks in parte anticipati da L’espresso. Inutile dire che Silvio
Berlusconi ne esce a pezzi. “Le continue gaffe e la povertà di linguaggio del
premier hanno offeso gran parte del popolo italiano e molti leader europei. E’
chiara la sua volontà di anteporre i propri interessi personali a quelli dello
Stato e ha una reputazione disgraziatamente comica”. Così l’ex ambasciatore
statunitense Ronald Spogli descrive al dipartimento di Stato il presidente del
Consiglio italiano. Insomma, secondo gli Usa, il presidente del Consiglio è
l’immagine perfetta di un paese in declino: “La sua leadership manca spesso di
una visione strategica a lungo termine”. Ma c’è anche di peggio. La debolezza
del Cavaliere permette agli americani di ottenere se non tutto, molto:
dall’impiego di più militari in Afghanistan, all’ampliamento delle basi
statunitensi sul territorio nazionale.
La politica internazionale del premier è velleitaria e spesso viene fatta
con degli annunci estemporanei. “Come quando – prosegue Spogli – pensa di
poter impegnarsi con
Hezbollah e
Hamas, o
mediare con la Russia e l’Occidente, stabilire nuovi canali con l’Iran,
oppure espandere l’agenda del
G8 al di là di ogni
riconoscimento”.
Dai cablogrammi emerge anche la realpolitik a stelle e strisce. E’ vero che
l’immagine di B, fra scandali, gaffes e manifesta incapacità, sta
trascinando l’Italia verso il baratro, ma è altrettanto vero che gli Usa
hanno tutto da guadagnare dal loro screditato alleato. In cambio del
sostegno al governo di centrodestra gli States chiedono importanti
contropartite sul fronte militare. Una collaborazione che ottengono sempre e
spesso senza avere nulla in cambio. Ecco cosa scrive Spogli al dipartimento
di Stato: “L’Italia ci permetterà di consolidare i progressi fatti
faticosamente nei
Balcani negli ultimi vent’anni, le loro
forze armate continueranno a giocare un ruolo importante nelle operazioni di
peacekeeping in
Libano e in
Afghanistan e,
infine, il territorio nazionale sarà strategico per l’Africom”. E il comando
statunitense per gli affari africani è strategico per la politica estera a
stelle e strisce. Il quartier generale è basato a Stoccarda, ma i caccia
bombardieri sono di stanza a Vicenza, nella celebre base militare Dal Molin
che gli americani vorrebbero raddoppiare e che ha scatenato le proteste
degli abitanti della città veneta.
Non solo la vicentina
Camp Ederle è al centro degli
interessi Usa. Gli americani chiedono e ottengono importanti concessioni su
molte altre basi militari: da Sigonella, ad Aviano fino ad Aversa. Un’altra
voce importante riguarda l’impegno militare italiano a
Kabul:
dall’aumento delle truppe alla modifica delle regole d’ingaggio. Grazie alla
disponibilità del ministro della Difesa Ignazio La Russa, Roma decide di
mandare ad Herat altri 1200 uomini (e gli americani non si aspettavano più
di 500) e soprattutto a cambiare i caveat, le regole nazionali che limitano
l’uso della forza nei contesti bellici e di peacekeeping.
Insomma un premier e un governo facilmente manipolabili, sempre pronti ad
assecondare i voleri dell’alleato a stelle e strisce. Scrive
David
Thorne, il capo della diplomazia americana a Roma succeduto a
Spogli con l’insediamento di
Barack Obama alla
Casa
Bianca: “Dobbiamo assecondare la convinzione di Berlusconi di
essere uno statista esperto”.
Come era già emerso in passato, l’unico elemento di preoccupazione per gli
americani è il rapporto fra B e Vladimir Putin. Una relazione fra i due
leader che aveva fatto chiedere al segretario di Stato
Hillary
Clinton se esistessero investimenti personali fra i due in grado di
orientare la politica energetica dei due paesi.
Al di là della partita energetica, unica fonte di incomprensione fra Roma e
Washington, il fatto che gli States facciano il tifo per il Cavaliere perché
più facilmente assecondabile agli interessi americani, emerge chiaramente in
un cablogramma datato aprile 2008: “Se vince Veltroni la situazione sarà
eccellente. Se ritorna Berlusconi sarà molto eccellente”.
Vai al dossier dell’espresso
18/02/2011 Sequestro Abu Omar. Diverso governo stessa strategia (http://www.ilfattoquotidiano.it)
Quando D'Alema chiedeva agli Usa
"una mano" contro i magistrati. Da Wikileaks nuove conferme.
Il titolo è tutto un programma: Abu Omar-Preemptive letters. Ovvero: “Abu
Omar-lettere preventive”. Protagonista:
Massimo D’Alema. I
nuovi documenti di Wikileaks sull’Italia si arricchiscono di nuovi,
sconcertanti retroscena sulle indagini per il sequestro dell’imam egiziano
Abu Omar, rapito nel 2003 a Milano dalla Cia e dal Sismi. E
il tema è delicato: come mettere i bastoni tra le ruote all’indagine che il pm
Armando Spataro stava conducendo su quell’episodio.
È il 6 aprile 2007 quando dall’ambasciata degli Stati Uniti a Roma parte un
cablogramma destinato al Dipartimento di Stato, allora retto dal segretario di
Stato
Condoleeza Rice. È classificato “S/FN” (Secret/No
Foreigners), il massimo grado di segretezza, quindi occhi non americani non
possono prenderne conoscenza: strettamente vietato. Il rapporto si riferisce
alla visita, 18 giorni prima, di Massimo D’Alema, ministro degli Esteri nel
governo guidato da
Romano Prodi, proprio dalla Rice, a
Washington. Una cena a tu per tu, il 19 marzo, tra i due massimi
rappresentanti delle rispettive diplomazie. Un clima un po’ freddino,
sottolineato dalle parole del portavoce della Rice, sulle “turbolenze” tra i
due paesi, a causa di due vicende: quella di
Nicola Calipari,
il funzionario del Sismi ucciso in uno scontro a fuoco con soldati Usa in Iraq
e, appunto, Abu Omar.
D’Alema brinderà comunque all’amicizia tra i due paesi. Ma quell’atmosfera
riserverà una sorpresa. Chiosa infatti, nella primavera di quattro anni fa,
l’estensore della nota che ha come responsabile l’ambasciatore americano in
Italia
Ronald P. Spogli: “D’Alema ha chiuso il meeting,
durato un’ora, osservando di aver chiesto al Segretario se il Dipartimento
poteva scrivergli qualcosa spiegando che gli Usa non avrebbero agito sulla
richiesta di estradizione, se fosse stata presentata, nel caso Abu Omar.
Questo, ha chiarito, poteva essere usato preventivamente dal Goi (Government
of Italy, il governo italiano, ndr) per eludere l’azione dei magistrati
italiani che volevano l’estradizione degli americani coinvolti (nel rapimento,
ndr)”.
Traduzione. Spataro si arrabattava perché gli agenti della Cia venissero
estradati dagli Stati Uniti ed ecco che salta fuori la richiesta “preventiva”
di D’Alema: una lettera, da Washington, a lui, nella quale in pratica gli Usa
assicuravano la loro “inerzia” su una eventuale procedura di estradizione.
Quel che è avvenuto in seguito lo sappiamo dalle cronache. Il ministro
prodiano della Giustizia,
Clemente Mastella, si guarderà bene
dall’inoltrare, oltre Oceano, l’istanza dei pm di Milano, tornati alla carica
proprio tre mesi prima del viaggio americano di D’Alema, nel gennaio 2007.
Silenzio assoluto. Che equivale a “inerzia”.
Del resto che la materia fosse scottante, discussa anche, come si legge nei
dispacci di Wikileaks, “con l’ambasciatore italiano a Washington”, Spataro lo
aveva capito da tempo. Un’altra conferma viene ancora dalle carte di
Julian Assange. Dispaccio di fine giugno 2006, quindi un anno prima
della “missione” di D’Alema in terra americana, quando, dopo le elezioni di
primavera, il governo Prodi è appena subentrato a quello di
Silvio
Berlusconi. Commento: “Il ministro Mastella ha fin qui posto un freno
alle continue richieste di estradare presunti agenti della Cia presumibilmente
implicati in un’operazione di rendition (sequestro, ndr) dell’imam Abu Omar.
Prodi ha rifiutato di fornire dettagli sul fatto che gli italiani ne fossero
potenzialmente al corrente, ritenendo fosse indispensabile proteggere
informazioni considerate segrete per la sicurezza nazionale”. Insomma, su Abu
Omar, Prodi è sulla stessa lunghezza d’onda del suo predecessore Berlusconi:
coprire. Il cablo prosegue infine mettendo l’accento sulle conseguenze di
tutto questo: il gelo (“chilling effect”) “sulle tradizionali, fruttuose
relazioni di lavoro sia con i servizi di intelligence esterni, Sismi, e
interni Sisde”. Il che si era già verificato “con l’amministrazione Berlusconi,
quando il fatto era scoppiato”.
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