Neo-nazisti in parlamento. E' successo davvero e
proprio in Germania, dove alle elezioni regionali
nel Land nord-orientale del Meclemburgo, la
formazione politica Npd ha ottenuto numerosi
consensi fino a raggiungere percentuali vicine al
7%, e quindi a superare di due punti la soglia di
sbarramento.
Il fatto, nel paese natale di Hitler, ha destato
ovviamente non poco allarme, anche se non è la prima
volta che tale partito riesce in quest'impresa. Era
già accaduto nel 2004, quando l'estrema destra aveva
ottenuto un clamoroso 9.2% in Sassonia,
aggiudicandosi ben 12 seggi.
Le elezioni di questo 17 Settembre, oltre che in
Meclemburgo-Cispomerania, si sono tenute anche nella
città di Berlino, e in ognuno dei due casi il
governo uscente era una coalizione tra Spd
(socialdemocratici) e Linkspartei
(post-comunisti della Pds più i
socialdemocratici fuoriusciti di Lafontaine).
A Berlino la coalizione rossa-rossa ha visto la
Spd ottenere un 31% contro il 29.7% ottenuto nel
2001, mentre la sinistra radicale, evidentemente
penalizzata dall'opera di governo, ha perso quasi
dieci punti scendendo al 13.2%, alla pari con i
Verdi, che aumentano di quattro punti e quindi
potrebbero entrare nella coalizione al potere, o
addirittura sostituire la Linkspartei,
essendo sicuramente più vicini alle posizioni dei
socialdemocratici, anche se la seconda opzione è
senz'altro la più improbabile, la logica essendo
quella di ampliare il più possibile la coalizione.
A destra i cristiano-democratici della Cdu
perdono invece qualcosa, ottenendo un relativamente
modesto 21.6% (23,8% nel 2001), mentre i liberali
della Fdp calano dal 9% al 7.4%.
Ma è proprio dall'elezione del Parlamento
federale in Meclemburgo-Cispomerania occidentale che
trapelano, dall'aridità delle cifre politiche, sia
un sovraccarico di domande da parte della società,
sia inquietanti affermazioni dei neo-nazisti.
Il Meclemburgo, che fu inizialmente appartenente
alla Ddr nel dopoguerra, per essere poi
successivamente diviso in vari distretti, conta oggi
1.800.000 abitanti ed è oggi una delle aree più
arretrate della Germania federale, con un tasso di
disoccupazione stimato intorno al 25%.
In seno ad un'opinione pubblica scontenta e
sfiduciata, il principale colpevole di questo grave
problema è l'immigrazione turca, fortissima in terra
tedesca.
Questo potrebbe spiegare il 7.2% ottenuto dalla
Npd (il balzo dallo 0.8% del 2002 è notevole),
come un voto di protesta, che non esprime una reale
adesione ideologica a questo partito, ma certamente
la situazione resta allarmante.
Ad ogni modo la maggioranza assoluta nel
Parlamento federale resterebbe alla coalizione tutta
di sinistra di Spd e Link, per un
totale di 36 seggi.
Per i socialdemocratici è stato comunque un tracollo
elettorale, essendo passati dal 40.6% di quattro
anni fa, all'attuale 30%. Alla sinistra di
Lafontaine è invece andato un buon 17%, che
suggerisce una situazione di tenuta e consolidamento
nella regione.
Inesistenti invece i Verdi che si fermano al 3.3%.
L'opposizione cristiano democratica cala dal 31.4%
del 2002 al 28.7%, segno che la prova di governo
nazionale qui ha dato ben pochi frutti, mentre il
10% (prima 4.7%) dei liberali può essere
realisticamente definito un risultato "notevole",
per usare le parole del leader di questo partito.
Completa il quadro l'affluenza elettorale, in calo
di dieci punti sia a Berlino (58%) che in
Meclemburgo (60.3%), con un tasso di astensionismo
che pare quindi una costante confermata nelle
recenti elezioni in Germania.
Ma cos'è realmente la Npd e c'è davvero da
preoccuparsi?
Fondata il 28 Novembre del 1964, conta attualmente
6000 iscritti, e l'attuale leader è il baffuto Udo
Voigt. L'Osservatorio federale per la protezione
costituzionale, creato in Germania per prevenire
soprattutto il riemergere di partiti razzisti e/o
filo-fascisti, aveva valutato l'Npd come una
formazione di estrema destra, dal forte carattere
nazionalistico, ma col tempo è addirittura diventato
un cartello che incorpora esperienze dichiaratamente
neo-naziste, accanto ad altre proprie di un
liberal-conservatorismo dal nazionalismo esasperato,
con l'obiettivo di lanciare una sfida, nelle strade
e in parlamento, a tutto l'arco costituzionale
emerso nel periodo post-nazista.
In quanto ad immaginario collettivo le foto di
famiglia sono quelle solite dell'estrema destra: si
va dalla famiglia tedesca i cui rappresentanti sono
tutti rigorosamente biondissimi, alle teste rasate
dei naziskin, e la stessa cosa dicasi per la pratica
politica: le rivendicazioni urlate ed esclusive per
la famiglia ariana si affiancano ai raid notturni
contro barboni, immigrati, e così via.
L'unica differenza, rispetto ai proclami del
nascente movimento hitleriano, è che i lavoratori
turchi hanno tolto il primo posto agli ebrei nel
ruolo di pericolo pubblico numero uno per il
benessere, la cultura, e la "purezza" dell'etnia
tedesca.
Ovviamente sul piano dell'analisi storica siamo
al revisionismo puro, dove, accanto a timide
aperture su qualche possibile colpa o eccesso del
Terzo Reich durante la Seconda guerra mondiale, si
porta avanti, parallelamente, la causa della Patria
tradita, dell'eroico sforzo dell'esercito tedesco, e
dei caduti sul campo, vittime dei bombardamenti
alleati, come nel caso della distruzione della città
di Dresda, su cui pure lo scrittore Kurt Vonnegut,
di sicura fede progressista, ha scritto il
bellissimo libro "Mattatoio n°5", pietra miliare
della letteratura pacifista.
Si tratta dunque di un partito anti-semita,
razzista e xenofobo, che recupera in parte la
componente vagamente populista e anti-capitalistica
propria delle storiche S.A., la sinistra dell'allora
partito nazional-socialista, i cui membri furono
fisicamente eliminati dalle S.S., per volontà di
Hitler, durante la "Notte dei lunghi coltelli", onde
evitare una "seconda rivoluzione" nel Terzo Reich,
col rischio di uscire dai recinti del capitalismo
nazionale.
Tutto ciò oggi viene ripreso secondo il modello del
socialismo nazionalista, dove la protezione sociale
deve essere esclusiva della "razza" ariana, e gli
immigrati e la grande "plutocrazia" finanziaria
coloro che la minacciano.
Il tutto, in politica estera, declinato in chiave
imperialista, secondo la ben nota e minacciosa
"volontà di potenza"in versione hitleriana.
Se questa è la cifra politica della Npd,
gli ingredienti per un mix esplosivo ci sono tutti,
ma fino a tempi recenti il partito ha vagato
solitario nelle lande desolate delle percentuali da
prefisso telefonico.
Dal 1965 ad oggi i neo-nazisti hanno ottenuto alle
elezioni per il Bundestag quasi sempre risultati
inferiori all'1%, tranne il caso clamoroso del 1969
dove ottennero un 4.3%, in ogni caso al di sotto
della soglia di sbarramento per entrare in
Parlamento, salvo poi ritornare immediatamente al
più canonico 0,6%.
Ma i recenti successi a livello federale,
l'emergere di un sempre più diffuso revisionismo
storico, il diffondersi di episodi non più isolati
di squadrismo urbano e, per ultimo, l'astensionismo
sopra i livelli di guardia che sempre precede spinte
verso le ali estreme (come all'inizio del '900),
pongono molti problemi, sia a livello nazionale che
comunitario e non poco allarme.
La Storia del '900 e della Germania stessa, dimostra
che gravi crisi economiche, forte disoccupazione, e
una politica autoreferenziale e per nulla
rappresentativa, possono spingere un Paese verso
bivi prima impensabili.
Situazioni che pur essendo lontanissime oggi,
soprattutto nel contesto dell'Unione Europea, devono
essere affrontate preventivamente con le armi della
politica e della cultura.
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