Più di un milione di famiglie ha una spesa media
mensile in cibi e bevande inferiore a 222,29 euro e sono
considerate "alimentarmente" povere. E' quanto emerge da un'indagine curata
da Banco Alimentare e Fondazione per la Sussidiarietà e presentata questa
mattina in Campidoglio che rivela, altresì, che la stragrande maggioranza
dei poveri (oltre l'80%) è composta da operai, per lo più disoccupati.
Inutile dire che è impressionante la differenza tra le famiglie considerate
"benestanti" e quelle povere: le prime spendono in media 525 euro a fronte
dei 155 delle seconde. A fare la differenza sono soprattutto le bevande, gli
oli e gli altri grassi, il pesce, i gelati e i dolciumi. La maggiore causa
di povertà, e quindi anche di povertà alimentare, come emerge dalla ricerca
- condotta su un campione dal milione e mezzo di assistiti dalla Fondazione
Banco Alimentare - è la disoccupazione, che incide per il 59%. Ma si diventa
poveri anche per problemi di salute/disabilità (30%), morte di un familiare
o separazione dal coniuge (15%). Le famiglie più povere sono infatti quelle
'monogenitore' (20,8%). Le famiglie "alimentarmente" povere se avessero 1000
euro in più al mese acquisterebbero "alimentari di qualità" e andrebbero dal
dentista (lo sostiene il 40,6% degli intervistati). In pochi (il 19,8%)
investirebbero per un viaggio.
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