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11/10/2006 Il Palazzo di divide sul Test Antidroga Obbligatorio (http://www.canisciolti.info)

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    Circola un sms, fra politici e giornalisti parlamentari. Recita sarcastico 'i politici hanno frainteso l'invito più volte rivolto loro: fatti, non parole...'. Il messaggino rende il clima del Palazzo, da quando la trasmissione (non andata in onda) delle 'Iene' su droga e parlamentari ha acceso i riflettori sul problema. A infiammare gli animi ci ha pensato oggi Pier Ferdinando Casini, annunciando una proposta di legge per obbligare i parlamentari a sottoporsi a un test per rilevare eventuali sostanze stupefacenti. La Cdl non chiude la porta alla proposta, pur fra alcuni distinguo, mentre nell'Unione prevale lo scetticismo, sinistra radicale in testa.

     

    E al centro della discussione torna prepotentemente la legge Fini-Giovanardi, difesa dal centrodestra e duramente criticata dalla maggioranza. Il leader Udc sceglie proprio piazza Montecitorio, teatro dello scoop delle 'Iene', per lanciare la proposta del test. Parla di "un'immagine del Parlamento e della sua classe politica desolante", Casini, chiede un'operazione di "trasparenza" per "riconciliarsi con un Paese abbastanza disgustato" e veste i panni dell'alfiere del "diritto degli italiani di sapere se i parlamentari che eleggono sono tossicodipendenti".

    Con lui si schiera l'Udc, a partire dal padre della legge sulle droghe Carlo Giovanardi, che parla di "sputtanamento dei parlamentari italiani nel mondo" e a sera invia alle agenzie di stampa il risultato del test a cui si è sottoposto in giornata: esito negativo, nessuna droga nelle ultime 72 ore. E d'altra parte dalla Cdl sono in molti a proporsi volontariamente per il test, da Italo Bocchino (An) che scrive a Bertinotti per spingerlo a invitare i deputati a sottoporsi a un esame tossicologico con esame del capello, a Roberto Formigoni che appoggia la proposta Casini e candida anche i Governatori per le prossime analisi. Gianfranco Fini si dice non pregiudizialmente contrario, ma mette nero su bianco dei distinguo: "Personalmente non avrei problemi a dire aderisco. Un conto però è la volontarietà, altro è l'obbligatorietà, su cui ho qualche dubbio perché non so se è compatibile con le leggi relative alla privacy".

    Su questo punto concorda anche il leghista Roberto Calderoli, che pur invaghito dell'idea di Casini, e rivendicandone la primogenitura, spiega sconsolato: "Purtroppo non si può", causa "evidenti vizi di cosituzionalità". Dal fronte Unione i giudizi più duri arrivano dalla sinistra radicale. Gennaro Migliore (Prc) si appella al "rispetto della privacy" e dice no al "moralismo", mentre il verde Angelo Bonelli usa l'arma dell'ironia, parlando di "festival della demagogia" e chiedendo provocatoriamente di introdurre "test attitudinali per verificare il quoziente di intelligenza dei parlamentari". Contrario alla proposta Casini anche il ministro per la Solidarietà sociale Paolo Ferrero, che attacca: "Non mi sembra il modo di affrontare il problema. Il dramma della droga sta nell'emarginazione che produce il consumo di sostanze stupefacenti. Mi sembra che per i parlamentari non ci sia questo dramma. Allora perché non facciamo pure un test dell'etilometro a chi esce dalla buvette...".

    Più possibilista l'Idv (non obbligare parlamentari a test, ma lasciarli liberi di farlo e pubblicarne gli elenchi), e il ministro della Giustizia Clemente Mastella, che si dice disponibile a sottoporsi alla verifica ma poi precisa: "Renderlo obbligatorio è una sciocchezza, non si può fare. Non è una vaccinazione". No anche da Renzo Lusetti (Dl), Verdi e Pino Sgobio (Pdci). Quanto alla legge Fini-Giovanardi, è Daniele Capezzone a ribadire: "Io il test proposto da Casini sono pronto a farlo anche tra mezz'ora, attendo al varco quelli che hanno votato una legge per sbattere in galera i ragazzi per otto o nove spinelli. Certo, chi fa queste proposte risulterebbe più credibile se abrogasse il carcere per il consumo e desse la liberatoria per la trasmissione delle 'Iene'".

    Di necessario "superamento" della norma parla anche Ferrero e l'intera ala sinistra dell'Unione. Ma a difendere la legge sulle droghe scendono in campo i due 'padri' della normativa. "La mia legge non c'entra nulla", assicura Giovanardi. "Non è vero che la legge che porta il mio nome manda in carcere i tossicodipendenti - rincara la dose Fini - punisce invece gli spacciatori. Chi avanza queste critiche non conosce la legge o è in malafede". E' sempre il leader di An a tornare sull'intervento del Garante della privacy per bloccare la trasmissione del servizio delle 'Iene'.

    "Credo che sia stato sbagliato non mandare in onda il servizio. Si è data l'impressione - è il suo ragionamento - di voler nascondere qualcosa ed è stato un boomerang per la Camera e le istituzioni". Il Garante, dal canto suo, ha chiesto in giornata la registrazione della puntata incriminata. A Montecitorio, intanto, iniziano domani i primi test volontari. Il deputato di An Antonio Mazzocchi, infatti, ha annunciato con un comunicato stampa di aver chiesto all'infermeria della Camera di sottoporsi domattina all'analisi delle urine.

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