Circola un sms, fra politici e giornalisti
parlamentari. Recita sarcastico 'i politici hanno frainteso l'invito più
volte rivolto loro: fatti, non parole...'. Il messaggino rende il clima
del Palazzo, da quando la trasmissione (non andata in onda) delle 'Iene'
su droga e parlamentari ha acceso i riflettori sul problema. A infiammare
gli animi ci ha pensato oggi Pier Ferdinando Casini, annunciando una
proposta di legge per obbligare i parlamentari a sottoporsi a un test per
rilevare eventuali sostanze stupefacenti. La Cdl non chiude la porta alla
proposta, pur fra alcuni distinguo, mentre nell'Unione prevale lo
scetticismo, sinistra radicale in testa.
E al centro della discussione torna prepotentemente la legge
Fini-Giovanardi, difesa dal centrodestra e duramente criticata dalla
maggioranza. Il leader Udc sceglie proprio piazza Montecitorio, teatro
dello scoop delle 'Iene', per lanciare la proposta del test. Parla di
"un'immagine del Parlamento e della sua classe politica desolante",
Casini, chiede un'operazione di "trasparenza" per "riconciliarsi con un
Paese abbastanza disgustato" e veste i panni dell'alfiere del "diritto
degli italiani di sapere se i parlamentari che eleggono sono
tossicodipendenti".
Con lui si schiera l'Udc, a partire dal padre della legge sulle droghe
Carlo Giovanardi, che parla di "sputtanamento dei parlamentari italiani
nel mondo" e a sera invia alle agenzie di stampa il risultato del test a
cui si è sottoposto in giornata: esito negativo, nessuna droga nelle
ultime 72 ore. E d'altra parte dalla Cdl sono in molti a proporsi
volontariamente per il test, da Italo Bocchino (An) che scrive a
Bertinotti per spingerlo a invitare i deputati a sottoporsi a un esame
tossicologico con esame del capello, a Roberto Formigoni che appoggia la
proposta Casini e candida anche i Governatori per le prossime analisi.
Gianfranco Fini si dice non pregiudizialmente contrario, ma mette nero su
bianco dei distinguo: "Personalmente non avrei problemi a dire aderisco.
Un conto però è la volontarietà, altro è l'obbligatorietà, su cui ho
qualche dubbio perché non so se è compatibile con le leggi relative alla
privacy".
Su questo punto concorda anche il leghista Roberto Calderoli, che pur
invaghito dell'idea di Casini, e rivendicandone la primogenitura, spiega
sconsolato: "Purtroppo non si può", causa "evidenti vizi di
cosituzionalità". Dal fronte Unione i giudizi più duri arrivano dalla
sinistra radicale. Gennaro Migliore (Prc) si appella al "rispetto della
privacy" e dice no al "moralismo", mentre il verde Angelo Bonelli usa
l'arma dell'ironia, parlando di "festival della demagogia" e chiedendo
provocatoriamente di introdurre "test attitudinali per verificare il
quoziente di intelligenza dei parlamentari". Contrario alla proposta
Casini anche il ministro per la Solidarietà sociale Paolo Ferrero, che
attacca: "Non mi sembra il modo di affrontare il problema. Il dramma della
droga sta nell'emarginazione che produce il consumo di sostanze
stupefacenti. Mi sembra che per i parlamentari non ci sia questo dramma.
Allora perché non facciamo pure un test dell'etilometro a chi esce dalla
buvette...".
Più possibilista l'Idv (non obbligare parlamentari a test, ma lasciarli
liberi di farlo e pubblicarne gli elenchi), e il ministro della Giustizia
Clemente Mastella, che si dice disponibile a sottoporsi alla verifica ma
poi precisa: "Renderlo obbligatorio è una sciocchezza, non si può fare.
Non è una vaccinazione". No anche da Renzo Lusetti (Dl), Verdi e Pino
Sgobio (Pdci). Quanto alla legge Fini-Giovanardi, è Daniele Capezzone a
ribadire: "Io il test proposto da Casini sono pronto a farlo anche tra
mezz'ora, attendo al varco quelli che hanno votato una legge per sbattere
in galera i ragazzi per otto o nove spinelli. Certo, chi fa queste
proposte risulterebbe più credibile se abrogasse il carcere per il consumo
e desse la liberatoria per la trasmissione delle 'Iene'".
Di necessario "superamento" della norma parla anche Ferrero e l'intera
ala sinistra dell'Unione. Ma a difendere la legge sulle droghe scendono in
campo i due 'padri' della normativa. "La mia legge non c'entra nulla",
assicura Giovanardi. "Non è vero che la legge che porta il mio nome manda
in carcere i tossicodipendenti - rincara la dose Fini - punisce invece gli
spacciatori. Chi avanza queste critiche non conosce la legge o è in
malafede". E' sempre il leader di An a tornare sull'intervento del Garante
della privacy per bloccare la trasmissione del servizio delle 'Iene'.
"Credo che sia stato sbagliato non mandare in onda il servizio. Si è
data l'impressione - è il suo ragionamento - di voler nascondere qualcosa
ed è stato un boomerang per la Camera e le istituzioni". Il Garante, dal
canto suo, ha chiesto in giornata la registrazione della puntata
incriminata. A Montecitorio, intanto, iniziano domani i primi test
volontari. Il deputato di An Antonio Mazzocchi, infatti, ha annunciato con
un comunicato stampa di aver chiesto all'infermeria della Camera di
sottoporsi domattina all'analisi delle urine.
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Archivio le Iene, Parlamentari e Droga al Parlamento
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