Un programma non di informazione ma di quelli a
cavallo tra informazione e spettacolo, alla Striscia La Notizia per
intenderci, decide di realizzare un test sull'uso delle droghe da parte
dei deputati a cui , con la scusa di essere asciugati dal sudore, viene
passato un tampone sulla fronte per verificare se di recente hanno assunto
sostanze stupefacenti.
Dal test collettivo emergerebbe che più di 50 deputati farebbero uso di
sostanze stupefacenti, da qui lo scoop. Si tratta, ovviamente, ma qui sta
il primo problema di informazione oggettiva di un campione non
statiscamente ineccepibile(solo un buon numero di deputati ma preso a caso
con questo stratagemma e quindi difficilmente assumibile come
rappresentativo della realtà dei parlamentari, così come è controversa la
validità del test-tampone che è assolutamente attendibile per gli esperti
della trasmissione ma criticato da altri che in trasmissione non sarebbero
apparsi.
Il Garante per la privacy Franco Pizzetti, venuto a sapere da organi di
informazione del servizio ne proibisce la messa in onda in nome della
difesa del diritto alla privacy nel trattamento di dati personali
attinenti al corpo e alla salute. Gli autori della trasmissione si
difendono rivendicando il diritto di informazione e che i dati
sull'identità dei deputati sarebber rimasti rigidamente riservati. Si
scatena un dibattito nel Paese. Appare evidente l'intento degli autori
della trasmissione: in un momento in cui i cosidetti "reality shows" non
tirano più l'audience non c'è niente di meglio della realtà e
questo,oggettivamente, è un bel colpo.
Appare anche evidente l'intento politico: in Italia, nella scorsa
legislatura, è stata approvata una legislazione particolarmente dura nei
confonti dei consumatori di tutte le droghe, leggere e pesanti, ed è utile
evidenziarne l'inopportunità dimostrando la tartufesca incoerenza dei
parlamentari che l'avrebbero approvata. Questo è un buon argomento anche
se non va bene che il dilemma proibizionismo Si/No parta da iniziative di
spettacolarizzazione nè è dimostrata l'identità parlamentari drogati
-parlamentari proibizionisti.
E' altrettanto vero che i politici in questi anni hanno sempre più teso
a spettacolarizzare e personalizzare, anche con l'esibizione della
ppropria intimità. La motivazione del Garante è forte: non si tratta di
negare il diritto all'informazione e, d'altra parte, dell'iniziativa siamo
già tutti molto informati. Non è legittimo uno screening di un gruppo di
persone, senza ordine della magistratura per indagini, su problemi
delicati come questo, trattamentoi dati sensibili del corpo delle persone,
senza il loro consenso e con l'inganno.
Un punto cruciale quello del no a indagini biometriche sempre più
diffuse e capillari, senza garanzie su chi custodisce i dati e a quali
fini, su cui sempre più i Garanti della privacy di tutta Europa si stanno
muovendo. Solo la magistratura su sospetti e pregiudicati, in presenza di
garanzie legali, può autorizzare il prelievo e la conservazione in banche
dati pubbliche di elementi come l'immagine dell'iride e il Dna, così come
per le impronte digitali con procedure precise per l'accesso e la loro
eventuale distruzione. Per tutti i cittadini e gli stranieri e non solo
per i parlamentari, ovviamente.
Bisogna anche considerare che, per esempio, un libro di grande successo
come "Onorevoli Wanted" di Peter Gomez e Marco Travaglio, che mostra su
dati pubblici le condanne pubbliche di alcuni parlamentari è stato quasi
ignorato dai media, Tv pubblica e privata, in particolare, eppure quello è
un corretto esempio di ricerca della trasparenza senza pericolose
violazioni della privacy che possono costituire un pessimo e pericoloso
precedente come quello delle Jene.
di Pier Luigi Tolardo - Infocity
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Archivio le Iene, Parlamentari e Droga al Parlamento
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