LIVORNO. Il problema del costo
del cibo sta diventando preoccupante per i nostri portafogli e
drammatico per quelli meno pingui di altre parti meno fortunate
del mondo: manifestazioni di massa contro il caro- tortillas in
Messico, scontri violenti per il razionamento del cibo in
Bengala Occidentale (India), tumulti per il costo dei cereali in
Senegal, in Mauritania ed in altri Paesi africani, una marci di
protesta di bambini nello Yemen per attirare l’attenzione sulla
fame che colpisce i più piccoli…
Il 21 febbraio la Fao ha annunciato che 36 Paesi sono in crisi
per il rialzo dei prezzi dei generi alimentari, acuito da
catastrofi “naturali” dovute al cambiamento climatico e da
guerre e guerriglie, e che hanno bisogno di un urgente aiuto
dall’estero.
Oggi sull’argomento è intervenuto anche Marco Zacchera,
responsabile esteri di Alleanza Nazionale, che riprendendo
l’allarme della FAo si chiede: «Com´è possibile dichiarare di
non avere mezzi sufficienti per continuare a garantire il vitale
sostegno ai paesi in via di sviluppo ed alle nuove aree di
povertà, provocate dal caro-cibo, come Egitto e Pakistan nei
quali i governi sono arrivati addirittura a ripristinare il
razionamento del cibo e non chiedersi se non si debbano ridurre
i funzionari Fao e razionalizzare le distribuzioni degli aiuti?.
L´attuale speculazione cerealicola che ha portato il prezzo del
grano al massimo storico degli ultimi 12 anni , come denunciata
dalla stessa Onu, rischia comunque di mettere letteralmente in
ginocchio non solo i paesi in via di sviluppo ma anche l´Europa
e la stessa Italia. Siamo sicuri che per produrre biocarburanti
questo sia il caro prezzo che il pianeta deve sostenere? Come
mai nonostante la generosità dello stato italiano che dal 2001
stanzia contributi annuali mediamente di 38 milioni di euro,
portando l´Italia stabilmente tra i primi dieci Paesi donatori
la FAO denuncia che "i soldi non bastano e 25mila persone al
giorno muoiono di fame?».
Zacchera se la prende anche con l’agroindustria: «Spero che in
occasione del Global Agro-Industries Forum (mega-conferenza
mondiale sull´industria agro-alimentare) che si terrà a New
Delhi dall´8 all´11 aprile 2008 i 500 rappresentanti, di
governi, istituzioni tecniche e di finanziamento, della società
civile e delle agenzie delle Nazioni Unite abbiamo come primo
punto all´ordine del giorno la speculazione cerealicola che
continua ad affamare il pianeta, ma sarebbe anche utile sapere
quanto costerà l´organizzazione di questa conferenza e quante
centinaia di migliaia di persone potrebbero esser e aiutate
concretamente con la somma spesa per la sua organizzazione!.».
L’esponente di An coglie l’occasione di mescolare un po’ di
retorica elettorale con dati indubitabilmente veri e critiche in
gran parte ingenerose visto che sembra non sapere che
l’ipertrofia di alcune agenzie Onu fa parte delle riforme
previste dalle stesse Nazioni Unite e che la Fao ed il Pam e
altre strutture simili stanno sempre più puntando su
un’efficiente collaborazione e minimizzazione dei costi.
Sorvola poi su una questione che è presente addirittura al
presidente della Banca mondiale, Robert Zoellick. lo spirito
animale del libero mercato che non fa sconti in primo luogo ai
poveri. «La fame e la malnutrizione sono i più dimenticati tra
gli obiettivi di sviluppo per il Millennio – dice Zoellick -
Questi obiettivi hanno avuto meno attenzione di altri, ma il
rialzo dei prezzi degli alimenti, così come le minacce che ne
derivano non solo per I cittadini, ma anche per la stabilità
politica, indicano che è urgente dar loro l’attenzione che
meritano».
Molto probabilmente tale attenzione non ci sarebbe senza il
lavoro della Fao e delle agenzie dell’Onu e magari qualche
costoso ma utile convegno internazionale. Infatti, anche se gli
elevati prezzi degli alimentari ci sembrano un fenomeno recente,
in realtà il meccanismo di mercato si è innescato già nel 2001.
«I cambiamenti strutturali importanti dell’economia mondiale –
spiega la World bank – soprattutto la domanda crescente in Cina
ed India, si sono tradotti in una crescita dei prezzi delle
merci, particolarmente dei metalli e dell’energia. I prezzi
degli alimenti sono aumentati in ragione di più fattori: I
prezzi più elevati dell’energia e dei concimi; una domanda
accresciuta per i biocarburanti, soprattutto negli Stati Uniti e
nell’Unione Europea, senza contare le siccità che conoscono
’Australia ed altri Paesi. Gli stocks mondiali dei cereali non
sono mai stati così bassi, e i prezzi dell’anno prossimo
dipendono dal successo della prossima raccolta nell’emisfero
nord».
Dall’inizio del secolo il prezzo in dollari del grano è
aumentato del 200%, e il prezzo degli alimenti nel loro insieme
del 75 %. L’aggiustamento del tasso di cambio e dell’inflazione
nei vari Paesi permette di ridurre gli aumenti dei prezzi che
subiscono I Paesi in via di sviluppo, ma questi aumenti
rimangono ugualmente insostenibili per milioni di consumatori
poveri.
«Il rialzo dei prezzi dei cereali non è causato da problemi di
offerta a breve termine, come è il caso normalmente – spiega Don
Mitchell, economista capo del gruppo prospettive dello sviluppo
della Banca mondiale – saranno probabilmente necessari molti
anni prima che l’offerta aumenti sufficientemente per
rimpinguare gli stock e far abbassare i prezzi». Insomma, è il
libero mercato ragazzo! E se bastassero gli stipendi della Fao a
trovare la soluzione non sarebbe solo una cosa troppo facile,
sarebbe una rivoluzione.
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