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19/01/2009 I professori della razza pura (Mariavittoria Orsolato, http://altrenotizie.org)

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Non era la classica storia natalizia strappalacrime sui maltrattamenti degli animali, ma quello che si è scoperto ad Osteria, una frazione nella campagna ravennate, è qualcosa che può essere etichettato esclusivamente come aberrazione. Dopo le insistenti denunce degli attivisti di Animal Liberation e dopo la segnalazione alla Procura da parte del consigliere regionale leghista Mauro Manfredini, i Nirda (Nucleo Investigativo per i Reati contro gli Animali) sono entrati nell’allevamento di pointer inglesi del dottor Giorgio Guberti, veterinario ottantacinquenne pluripremiato per i suoi esemplari di cani da caccia. Una volta dentro, gli uomini della forestale si sono trovati davanti uno spettacolo abominevole che in molti non hanno esitato a definire “lager”: oltre 170 cani, tutti in stato di denutrizione avanzato, quasi tutti con ferite aperte ed evidenti patologie, erano stipati in gabbiotti fatiscenti coperti di escrementi e fango. Non si sono trovate né ciotole per il cibo, né fontanelle o taniche per l’acqua ma in compenso, attorno al terreno marcescente su cui poggia l’allevamento “ Del Vento” sono state ritrovate ossa e interiora animali, molte delle quali identificabili in resti di cane.

Un vero e proprio campo di concentramento quindi, con tanto di fosse comuni, in cui i cani venivano abbandonati a loro stessi in nome della “selezione naturale” - il concetto introdotto da Charles Darwin secondo cui solamente i più forti sopravvivono, migliorando così le caratteristiche genetiche della razza - di cui l’allevatore ottantenne è un conclamato fan.

Non ne fa affatto un mistero il dottor Guberti che, forte della stima del Pointer Club Italiano e della certificazione ENCI (Ente Nazionale Cinofilia Italiana), ha sempre difeso i suoi metodi d’allevamento facendo proseliti tra gli estimatori del cane da caccia che - verrebbe da dire - essendo cacciatori, non possono non amare gli animali. Anzi, sui forum dedicati alla caccia e alla cinofilia sono in molti a stimare e difendere il veterinario che di secondo lavoro fa il presidente dell’Ascom di Ravenna, un esempio lo si può trovare sul sito ilbraccoitaliano.net, in cui l’utente Setterman scrive “Per me e forse per molti Guberti ha dato una vera svolta alla razza il dato di fatto è che il 99% dei pointer esistenti o dei grandi pointer che hanno calcato le più importanti manifestazioni europee hanno sangue pointer, per voi questo non dice nulla?”.

Verrebbe da dire che i discorsi sulla “razza pura” e sulla “discendenza di sangue” suonano un po’ nazisti e che i metodi dell’allevamento “Del Vento”, oltre ad essere di per sé abominevoli, non hanno nulla a che fare con la cinofilia - che letteralmente significa amore per i cani - di cui si effigiano. Ma si sa, le nostre sono opinioni faziose.

A smentire i fan di Guberti è stata però la procura di Ravenna che nel 2003 ha incrimanto il veterinario per maltrattamento di animali. Poco dopo l’allevatore è stato assolto con formula piena perché il fatto non sussisteva, grazie anche alla perizia dell’ex preside della facoltà di Veterinaria dell’Università di Bologna (Stefano Cinotti), che dopo aver esaminato gli esemplari del “ Del Vento” non ha avuto nulla da eccepire né sulla salute dei cani né sui metodi di allevamento dell’acclamato guru del Pointer.

Insomma, pur sapendo che i cani venivano nutriti - se così si può dire - due volte al mese, lanciando selvaggina viva nelle gabbie, pur sapendo che gli esemplari malati venivano lasciati morire, pur sapendo che esiste una legge ( la 189/2004) che punisce il maltrattamento e l’uccisione di animali, nessuna delle istituzioni preposte a vigilare - dal giudice, al sindaco che aveva ordinato solo un adeguamento della struttura, allo stesso ENCI - ha mosso un dito per fermare l’assurdo piano di autoselezione di Guberti.

Assolutamente decisive per sbloccare questa situazione di volontario stallo, sono state le azioni del gruppo animalista Animal Liberation e il tam tam portato avanti su internet, in cui gli utenti facevano girare foto e video dell’allevamento di Osteria. Immagini che raccontano di cani scheletriti, con evidenti segni di malattie e cecità, cani che - secondo una testimonianza di una volontaria di Animal Liberation – “sono talmente terrorizzati da non avere nemmeno la forza di abbaiare”. I sigilli sono quindi scattati lo scorso 30 dicembre e ora si attende che la giustizia faccia il suo lento corso in quella che già si preannuncia come una battaglia ideologica.

Il Pointer Club Italiano difende il suo socio definendo il sequestro “un’operazione mediatica” e descrivendo l’attività di Guberti come qualcosa di altamente scientifico: “Le condizioni da lui applicate alla selezione, potranno essere considerate stravaganti a una visione animalista, meno discutibili sul piano zootecnico”. Dalla sua Guberti spiega infatti alla stampa: “La gente non sa che i pointer vanno allevati così. Il pointer non è un cane da salotto, è da competizione, deve crescere sulla terra così impara a resistere al fango e al freddo dove poi si troverà nelle gare. Sono magri? Certo che sono magri, altrimenti non sarebbero campioni”.

Campioni. Questo è il termine che viene usato per definire cani cresciuti tra gli stenti, non socializzati e con un reciproco atteggiamento aggressivo. Per chi ancora crede che gli animali debbano essere qualcosa da esporre, invece che da curare, il limite del ragionamento sta proprio nella parola campioni.

Nel frattempo i 170 non-campioni, quei pointer usati come cavie per migliorare la razza, sono stati accolti in una pensione di Occhiobello (Ro) e sono più che mai bisognosi di cibo, coperte e attenzioni. Una vasta rete di volontari si è già mobilitata ma, essendo sotto sequestro, i cani non potranno essere affidati in via definitiva e sono quindi scarse le probabilità che queste povere bestie possano essere riabilitate e avere una vita normale. Il Club del Pointer è invece preoccupato perché “le attività di alcune associazioni sedicenti di protezione degli animali pongono in serio pericolo la conservazione dei caratteri genetici”. Come diceva un vecchio slogan animalista: i veri bastardi sono loro.

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