Come accaduto ad alcuni dei suoi predecessori, anche il ministro Mastella si
troverebbe nella scomoda posizione di portare la croce della laicità dello
Stato, sancita dalla Carta Costituzionale.
Ad investirlo della questione sarebbe il giudice Luigi Tosti, magistrato
ordinario di Camerino e imputato in vari procedimenti penali davanti al
Tribunale dell'Aquila, tutti riguardanti la sua richiesta di rimozione del
crocifisso dalle aule giudiziarie e il suo contestuale rifiuto di tenere udienze
alla presenza sul muro alle sue spalle del simbolo religioso. Molti ministri
della Giusitizia, da Claudio Martelli a Giovanni Maria Flick ad Oliviero
Dilliberto, furono destinatari, tra gli altri, di missive volte ad ottenere
risposte circa l'annosa questione crocifisso si, crocifisso no nella lunga
vicenda processuale Montagnana, relativa in particolare all'esposizione del
crocifisso presso i seggi elettorali. Ancora, l'ex ministro della Giustizia
Castelli si trovò a fare i conti con le polemiche legate ai casi di Adel Smith e
della cittadina finlandese, vicende giudiziarie simili per la rimozione dei
simboli religiosi dalle aule scolastiche.
Il ministro Mastella, stando a fonti indipendenti, avrebbe ricevuto dal
giudice Luigi Tosti una lettera con la quale chiede che vengano rimossi dalle
aule giudiziarie i simboli di una religione di Stato che di fatto sarebbe ancora
nei fatti considerata tale, appellandosi alla inconfutabile laicità dello Stato
come principio cardine del nostro ordinamento. Non solo, il giudice di Camerino
chiede di poter svolgere il suo lavoro con quell'imparzialità necessitata
anch'essa dal dettato Costituzionale, per non essere costretto a calpestare i
diritti di cittadini non cattolici o atei. La missiva sarebbe permeata inoltre
dalla richiesta, peraltro forte nei toni, di non essere egli stesso giudicato da
"colleghi" che "si identificano platealmente nei crocifissi cattolici appesi
sopra la loro testa, e non nei simboli neutrali dell'unità nazionale che, guarda
caso, sono accuratamente estromessi dalle aule giudiziarie italiane".
Che la lettera del giudice Tosti a Mastella esista o no, il tema della
relazione tra principi di laicità ed esposizione di simboli religiosi negli
uffici pubblici, resta. Depennata dall'ordinamento giuridico la "religione di
Stato" e confermati, come ce ne fosse bisogno, i principi di laicità dello Stato
e di libertà religiosa sanciti dalla Costituzione con l'intervento della Corte
di Cassazione Penale - in particolare con la sentenza n. 439 del 2000 - si
ribadisce che l'esposizione del crocifisso negli uffici pubblici è lesiva del
principio di laicità dello Stato.
Tuttavia resta sempre vivo e innescato uno strano meccanismo che traduce il
diritto nel suo contrario. E' così che, probabilmente, si possono spiegare le
conclusioni del Consiglio di Stato che pochi mesi fa, a proposito della vicenda
della cittadina finlandese, stabiliva che il crocifisso fosse un simbolo idoneo
ad esprimere il fondamento nella nostra società di valori civili. Non essendo
quindi un oggetto di culto quando si trovi esposto nella aule scolastiche,
veniva ad assumere, non si sa per quale miracolo, un oggetto rappresentativo dei
valori della nostra società.
Non può essere giudicata una questione annosa e alquanto noiosa quella
dell'esposizione del crocifisso nei luoghi pubblici, soprattutto se consideriamo
le recenti esternazioni del Papa che considera il popolo italiano lascivo,
quindi colpevole di assecondare la contro-calata islamica.
Nel tentativo, ben riuscito del resto, di riportare al centro la religione
cristiana quale principale missione di pace necessaria per la soluzione dei
problemi squisitamente occidentali, si veste quell'intolleranza cattolica
importata alla politica del vecchio scudo crociato di una laicità all'italiana.
I principi di laicità dello stato e di libertà religiosa si gonfiano del peso
politico del consenso elettorale storicamente conquistato a suon di inno alla
fede cristiana. Assumono profili abnormi, impropri, finendo per essere
fatalmente vanificati dagli interessi aritmetici squisitamente elettorali.
In quest'ottica passare dal crocifisso nelle aule giudiziarie o scolastiche,
alla gestazione del partito democratico, il passo è breve. Dopo Frascati, dove
si sono riuniti sotto l'ala prodiana esponenti dei Ds e della Margherita nel
tentativo di gestazione della creatura elettorale capace di catturare i
centristi cattolici, soprattutto quelli che ancora resistono alla tentazione di
fare un bel salto nel centro-sinistra, lo scontro ideologico è sempre lo stesso
di sempre: laici e cattolici.
Appese al crocifisso, se guardiamo bene, ci sono le istanze della società
laica, quali i pacs, il testamento biologico, la libertà di ricerca scientifica,
l'integrazione necessaria della società multirazziale e il ripudio della guerra
come soluzione di pace dei conflitti internazionali, che attendono risposte
coerenti da questo governo. Archivio Religioni
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