Esperimento nucleare sotterraneo in Corea del
Nord: il regime di Pyongyang conferma di avere l’atomica. Riarmo
generalizzato in vista, sempre più forti le ambizioni iraniane. Non è
(purtroppo?) la guerra fredda: l’equilibrio del terrore non esiste più.
La fine di otto anni di stop ad ogni test nucleare. Il via ad un
processo di riarmo generalizzato che vede nella bomba atomica motivo di
vanto e di progresso. Era dal 1998 che non avveniva una esplosione
nucleare: era stato il Pakistan, allora, ad effettuare un esperimento
ritenuto fondamentale per la propria stessa sopravvivenza, in grado di
portarlo in quel club delle potenze nucleari al quale già era affiliata
l’India, la sua storica avversaria. Ora, con il test effettuato in
questo lunedì 9 ottobre, anche la Corea del Nord dimostra al mondo di
disporre della bomba atomica: la conferma di quanto lo stesso regime di
Pyongyang aveva annunciato già nel 2003, nel momento in cui si era
ritirata dal Trattato di non proliferazione nucleare.
La preoccupazione fiocca nelle reazioni di tutti, in occidente come in
estremo oriente. Arriveranno delle sanzioni, verosimilmente, alle quali
il regime nordcoreano risponderà secondo le parole d’ordine fin qui
seguite: fare come se nulla fosse. Cina e Giappone, come Stati Uniti e
Gran Bretagna, sanno che da Pyongyang potrebbero arrivare numerosi
grattacapi, soprattutto in un momento in cui il dialogo fra il regime
del Nord e il governo sudcoreano attraversa un momento critico.
La corsa al nucleare vive insomma un momento di gloria. Il test
nordcoreano e le assai povere contromisure che le Nazioni Unite potranno
adottare spingerà ancor più avanti i paesi che puntano da tempo a
dotarsi dell’atomica, ad iniziare dall’Iran del presidente Ahmadinejad.
E’ una prospettiva assai realistica e concreta, per la quale non valgono
più le rassicurazioni dei nostalgici dell’equilibrio del terrore.
Allora, piena guerra fredda fra Stati Uniti e Unione Sovietica, la
consapevolezza dell’apocalisse nucleare induceva Washington e Mosca a
miti consigli, e la terza guerra mondiale, pur sfiorata, non è mai stata
combattuta. Ma nel momento in cui l’atomica entra in possesso di regimi,
di governi, di leader come quelli di stanza a Teheran e a Pyongyang,
nulla è più possibile escludere. Tanto più che disporre del nucleare è
obiettivo ormai non solo degli stati, ma anche della rete terroristica
internazionale. Si stava meglio, forse, quando si stava peggio, quando i
destini del mondo erano nelle mani di statunitensi e sovietici, quando
quel duopolio affossava tutti gli altri attori, quando le voci
alternative faticavano ad emergere. Oggi, con gli Usa sempre più deboli
al timone di comando, con la Russia distante anni luce dall’influenza di
cui godeva la vecchia Urss, con la Cina e l’India in grande ascesa, il
Giappone che prova di stare al passo, l’Unione Europea che a fatica
cerca un suo ruolo (mentre Francia e Gran Bretagna cercano di non
perdere il proprio), oggi che in Iran, Iraq e Afghanistan si gioca una
partita fondamentale per il futuro del pianeta, oggi questo mare di
opinioni, di attori, di parti in causa fa quasi paura.
Siamo passati dall’equilibrio del terrore al terrore dell’equilibrio:
se in tanti hanno la bomba atomica, è più semplice che qualcuno decida
di sganciarla per primo. Non c’è da illudersi che un giorno non lo possa
fare chi, mentre milioni di nordcoreani crepano di fame, ha avuto
l’ardire di descrivere il proprio test come un “evento storico che porta
felicità ai nostri militari e al nostro popolo” (Korean Central News
Agency, agenzia ufficiale del governo di Pyongyang).
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