Sembra uno stillicidio di guasti, incidenti, errori. Ma quando uno
stillicidio diventa continuo, significa che c'è qualcosa
che non va nell'organizzazione dell'intero sistema. Ed il
sistema in questione è quello della produzione energetica
francese attraverso i reattori nucleari. Dopo la perdita
di Uranio a Tricasin dell'8 luglio scorso, dieci giorni
dopo è toccato all'impianto di fabbricazione di
combustibili nucleari Fcbc a Romans sur Isere subire un
incidente: la rottura di una canalizzazione sotterranea ha
fatto fuoriuscire dei liquidi di scarto che contengono
uranio. L'annuncio è stato dato dall'Agenzia di sicurezza
nucleare (Asn), che ha naturalmente sottolineato, come
succede sempre in questi casi, che non c'è "alcun impatto
per l'ambiente". Strano, poiché gli stessi tecnici dell'Asn,
dopo un sopralluogo, hanno riferito che "la rottura della
canalizzazione sotterranea risalirebbe, secondo il
gestore, a molti anni fa", mentre sono state prese "delle
misure correttive destinate a proteggere la zona contro le
eventuali intemperie".
La cosa semmai grave è che i tecnici Asn hanno constatato
"la non conformità di queste tubature di fronte alle
esigenze della regolamentazione" che prevede normalmente
"una capacità di resistenza agli choc sufficiente per
evitare ogni rottura". Il ministro dell’Ambiente,
Jean-Louis Borloo, in un’intervista rilasciata al
quotidiano Le Parisien aveva preannunciato
controlli a tappeto per garantire la sicurezza dei 58
reattori nucleari esistenti nel Paese. "È tutto sotto
controllo - aveva spiegato il ministro - ma voglio esserne
certo. Non mi va la gente pensi che stiamo tenendo loro
nascosto qualcosa".
Fatto sta che la Francia registra una media annuale di 115
"anomalie" nell'industria nucleare, che spesso in passato
non sono neanche state rese pubbliche: guasti, errori,
eventi che vengono sempre classificati come "anomalie",
termine certamente più rassicurante rispetto a
"incidente". L'Asn ha comunque precisato che si tratta di
"poche centinaia di grammi" di sostanza fissile.
Precisazione inutile, poiché quando si parla di uranio o
di un qualunque elemento transuranico, "poche centinaia di
grammi" è una quantità elevatissima e niente affatto
piccola, una quantità sufficiente a contaminare
pesantemente una vasta zona per secoli.
Lo scorso 21 luglio arriva lo schock del terzo incidente.
Stavolta però va peggio: la fuoriuscita del liquido
radioattivo è avvenuta nell'impianto di Saint Alban, nella
regione dell'Isere, a ridosso delle Alpi e del Piemonte.
La notizia arriva da Electricité de France, l'azienda
elettrica francese. Quindici operai restano contaminati
dalle radiazioni, e non serve che nel comunicato di EdF si
aggiunga un semplice aggettivo, trasformandoli in
"leggermente contaminati" per cambiare la sostanza dei
fatti. Gli operai sono stati colpiti dal liquido
radioattivo nel corso di un intervento di manutenzione. In
seguito all’incidente, sono state ritrovate "tracce di
elementi radioattivi" nel corso dei monitoraggi e dei
controlli medici di routine sui dipendenti dell'impianto.
Da notare la posizione dell'azienda, che si è affrettata a
dichiarare che non vi possono essere conseguenze di alcun
tipo sulla loro salute. L'incidente, svelato dal
quotidiano regionale Le Dauphinè Liberè, non è
stato classificato dall'Agenzia di sicurezza nucleare. Il
chiaro tentativo è quello di far rapidamente dimenticare
l'evento.
Ma la catena d’incidenti – o “anomalie”, come gli piace
definirle - non si ferma. Il 23 luglio, la Francia deve
forzatamente riflettere e non far cadere nel dimenticatoio
quel che succede. Nella stessa centrale di Tricastin, che
già aveva causato una forte perdita (360 Kg) di Uranio
finito nei fiumi, cento operai della centrale nucleare del
Tricastin sono stati contaminati da elementi fuorusciti da
una tubatura nel reattore numero 4, fermo per
manutenzione.
Alle nove e mezza del mattino, una tubatura all'interno
della struttura di contenimento del reattore è stata
aperta durante le operazioni di manutenzione e ne è
fuoriuscita polvere radioattiva. Lo ha reso noto la
direzione di EdF, aggiungendo anche stavolta che i
lavoratori sono stati "leggermente" contaminati. I cento
operai sono stati irradiati da cobalto 58. Al momento
della contaminazione, il sistema d'allarme ha funzionato
bene, facendo scattare le sirene. Il personale è stato
evacuato d'urgenza, ma 91 persone, al successivo controllo
medico, hanno presentato segni di contaminazione (niente
affatto leggera) da cobalto 58.
Come negli altri casi, le autorità francesi minimizzano.
Stavolta, anzi, le autorità della sicurezza nucleare hanno
classificato l’incidente a livello zero della scala, che
va fino a sette. Mentre per la fuga di uranio dalla
tubatura di Tricastin dell'8 luglio e il successivo
incidente nella centrale di Romans-sur-Isere, non lontano,
c'era stata la classificazione al livello 1. Può sembrare
strano, visto che quest'ultimo incidente è certamente più
grave, ma in realtà il motivo c'è: l'Asn diffonde i propri
pareri e apre commissioni d'inchiesta sugli incidenti
soltanto a partire dal livello 1. Anche stavolta, per il
direttore della centrale, gli operai sono "lievemente"
contaminati e si è trattato di "un episodio senza
gravità".
Anche i giornali italiani hanno minimizzato, forse per non
disturbare Scajola. Ma la notizia dell’assenza di notizia
non va bene affatto, dal momento che si tratta del secondo
episodio in pochi giorni a EDF-Tricastin, dove lavorano
1.200 persone e 550 distaccati in un’area di 600 ettari a
cavallo fra la Vaucluse e la Drome, la maggiore
concentrazione di imprese dell’industria nucleare
francese. Si trova ad appena 200 Km dal confine italiano,
ma la nostra stampa ha preferito trasformare questa
informazione in un più morbido "a ben 200 Km ed oltre dal
confine italiano".
Infuriate le associazioni ambientaliste francesi: "Come
sempre è un portavoce dell'Asn che diffonde e controlla
queste informazioni", ha attaccato la federazione France
Nature Environnement, secondo la quale la legge del 13
giugno 2006 permette che "tutti i poteri di gestione della
filiera nucleare siano concentrati nelle mani di cinque
dirigenti" dell'Asn. La federazione, che raggruppa circa
3mila associazioni di difesa dell'ambiente, chiede che
delle autorità di controllo indipendente "possano fare
un'audizione pubblica in merito a questi diversi incidenti
affinché tutti i cittadini possano conoscerne le cause e
gli effetti" e possano riflettere sulle eventuali azioni
giudiziarie.
Così, nell'arco di tre settimane, il nucleare francese è
passato, incidente dopo incidente, da esempio da esportare
a fatto da nascondere sotto qualche articolo minimizzatore
nelle pagine interne dei giornali. L'atteggiamento dell´industria
nucleare francese non muta: minimizzare il pericolo di
incidenti che ormai si ripetono con una frequenza che
inizia a diventare inquietante. Le dichiarazioni
istituzionali dopo ogni "anomalia" sembrano essere un
disco che non viene cambiato mai, è sempre il discorso
ingannevole del "I livelli di contaminazione sono al di
sotto dei limiti di legge", "Non c'è pericolo per la
salute dei lavoratori e degli abitanti".
Proprio in Francia, è dal 1990 che la Commission
Internationale de Radioprotection (Cipr) ha ammesso che
"Ogni dose di irradiamento comporta un rischio cancerogeno
e genetico". Inoltre, anche quando il livello di
radioattività è debole, la contaminazione è una minaccia
molto grave e pericolosa per gli esseri viventi. Una
contaminazione ha luogo quando particelle radioattive
penetrano in un organismo vivente, in questo caso quello
di un lavoratore della filiera nucleare. Le particelle
radioattive possono fissarsi dentro un organo ed il cancro
è quasi assicurato, anche se dieci o quindici anni dopo,
quando sarà ormai impossibile dimostrare che il male è
arrivato in conseguenza della contaminazione radioattiva.
L'industria nucleare francese ha risolto il problema della
protezione dei propri lavoratori dal rischio radioattivo
in modo molto semplice ed efficace: i lavori di
manutenzione e quelli più a rischio di contatto, sono
realizzati da interinali e personale d’imprese
sub-appaltanti che, dopo aver lavorato qualche anno nel
nucleare, non sono reimpiegati. Anche i tumori vengono
dati in outsourcing.
http://altrenotizie.org
Quest'opera è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons
Archivio Rischio Nucleare
|