Parte il ricorso all'Icsid contro la Repubblica
Argentina. Dal 27 marzo i risparmiatori che sono ancora in possesso di
obbligazioni dello Stato argentino potranno rivolgersi alla propria banca
per perfezionare la partecipazione a questa operazione che sarà coordinata,
senza spese per i risparmiatori, dalla Task Force Argentina. Parte
il ricorso all'Icsid contro la Repubblica Argentina. Dal 27 marzo i
risparmiatori che sono ancora in possesso di obbligazioni dello Stato
argentino potranno rivolgersi alla propria banca per perfezionare la
partecipazione a questa operazione che sarà coordinata, senza spese per i
risparmiatori, dalla Task Force Argentina. La decisione è stata approvata
dal Consiglio della Tfa presieduto da Nicola Stock. I risparmiatori avranno
un mese di tempo, a partire dal 27 marzo, per aderire all'iniziativa. In
prossimità di quella data riceveranno dalle banche una dettagliata
comunicazione, che dovrà essere attentamente esaminata, con la quale saranno
illustrati i particolari di questa procedura e, soprattutto, saranno
indicati tutti i documenti che i risparmiatori dovranno presentare in banca
al momento della firma della delega alla Tfa per coordinare l'azione legale.
L'Icsid (International centre for settlement of investment
disputes) è un organismo arbitrale e conciliativo, istituito presso
la Banca Mondiale, competente a risolvere le controversie in materia di
investimenti tra investitori e stati sovrani aderenti, costituito da 154
stati tra cui l'Italia e l'Argentina. A quest'arbitro, dunque, la Tfa si
rivolgerà affinché lo Stato argentino ripaghi quanto dovuto ai risparmiatori
italiani che detengono titoli in default e che avevano già dato delega a TFA
per negoziare con gli emittenti argentini. Secondo i dati della Tfa, sono
oltre 200 mila gli italiani che, lo scorso anno, non hanno accettato
l'offerta pubblica di scambio della Repubblica Argentina e che, quindi,
detengono ancora titoli dello Stato Sudamericano. Il valore delle
obbligazioni in questione è di circa 8 miliardi di dollari, esclusi gli
interessi maturati e non pagati.
Il ricorso sarà portato avanti dallo studio italiano "Grimaldi
e Associati" e di quello statunitense White & Case. Insieme con la delega
alla Tfa ciascun risparmiatore conferirà una "procura alle liti" alla White
& Case. Il coordinamento dell'intera operazione è a cura della Tfa. Come per
tutte le azioni legali, è difficile prevederne i tempi e garantirne l'esito.
Ma la Tfa ritiene che l'Argentina abbia ignorato i diritti degli investitori
italiani ed è quindi fiduciosa che ci siano validi elementi giuridici a
supporto della richiesta di ripagamento di quanto dovuto. La Tfa aggiornerà
periodicamente sulle fasi del ricorso attraverso comunicazioni alla stampa e
notizie sul proprio sito
www.tfargentina.it. Le medesime informazioni saranno inoltrate dalle
banche ai propri clienti.
Città di Buenos Aires, Banco Hipotecario, Telecom Argentina e
Provincia di Buenos Aires sono le quattro ristrutturazioni di
debiti cosiddetti in default completate grazie al significativo contributo
della Tfa, anche attraverso dure e aspre trattative. A queste va aggiunta la
ristrutturazione di Metrogas in via di completamento. Quella con lo Stato
argentino è, invece, la sola "partita" che ancora non è stata chiusa. Sin
dall'avvio della propria attività (settembre 2002), la Task Force Argentina
ha immediatamente avviato attraverso un team di esperti i contatti con gli
emittenti argentini per la ristrutturazione dei vari debiti attraverso
appositi "processi di negoziazione".
Quando le negoziazioni sono state avviate secondo principi di
"buona fede", i risultati raggiunti sono stati soddisfacenti per
gli investitori italiani e anche per la società o soggetto pubblico che ha
completato la ristrutturazione del debito. Lo Stato argentino ha sempre
rifiutato l'avvio di una negoziazione in buona fede.
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