Com'è noto, la pubblicità è l'anima del commercio,
ma quando la réclame si estende a un "prodotto" come i farmaci - con gli
evidenti riflessi diretti sulla salute dei cittadini - sarebbe il caso di
andarci cauti con gli spot che pubblicizzano una qualsiasi "pillolina
magica". Il confine tra pubblicità e informazione al cittadino su un
argomento sensibile come quello dei farmaci - e in generale, su tutto quello
che riguarda la salute dei cittadini - rischia di essere definitivamente
annullato da una proposta di legge per il settore farmaceutico approvata
dalla Commissione Europea (CE) il 10 dicembre dello scorso anno.
Una delle tre proposte di legge discusse in quella data, propone,
in particolare, di revocare il divieto di pubblicità diretta al consumatore
(DTCA, Direct To Consumer Advertising) sui farmaci da prescrizione
(l'autorizzazione alla pubblicità per i farmaci da banco esiste già).
Eppure, non mancano gli argomenti contro la pubblicità diretta
sui farmaci al consumatore. Negli ultimi anni molti medici generici hanno
espresso una crescente preoccupazione e frustrazione sulla pressione
esercitata dalla grandi case farmaceutiche di prescrivere specifiche marche
di prodotti a causa della DTCA su medicinali da prescrizione, attualmente
possibile solo negli USA e in Nuova Zelanda. In entrambi i Paesi, dopo "il
caso Vioxx" - in cui l'azienda farmaceutica Merck è stata oggetto di
richiami poiché la pubblicità non informava bene sui pericoli
cardiovascolari del farmaco - è stata richiesta la revisione della
legislazione al riguardo, proponendone ulteriori limiti o addirittura
l'eliminazione.
Non solo: una revisione degli ultimi dieci anni di pubblicità
ai farmaci pubblicata lo scorso agosto sul New England Journal of Medicine
ha evidenziato che la pubblicità aumenta la spesa farmaceutica e comporta un
abuso di prescrizioni. Anche un recente rapporto dell'Institute of Medicine
statunitense conferma che la pubblicità diretta ai consumatori aumenta l'uso
precoce di nuovi farmaci, i cui effetti avversi sono ancora poco conosciuti
e i cui costi sono più alti. Al contrario, le evidenze sui benefici della
pubblicità sui farmaci ai cittadini in termini di salute o di miglior uso
dei farmaci sono di fatto assenti.
La proposta della CE di autorizzare di fatto una partnership con
Big Pharma nella produzione dell'informazione rivolta al pubblico,
oltre a confondere i differenti ruoli e responsabilità nell'informare i
cittadini, da per scontato che i produttori siano una fonte attendibile di
informazione, mentre nella letteratura scientifica più autorevole, emerge
quotidianamente la sistematica non trasparenza e i conflitti d'interessi
dell'industria farmaceutica nel gestire le informazioni sui propri prodotti.
Inoltre, per il grande pubblico è difficile distinguere tra materiale
promozionale e informativo basato su evidenze scientifiche. L'informazione
di cui hanno bisogno i cittadini deve essere invece affidabile, comparativa
rispetto agli altri trattamenti disponibili e adattata ai bisogni di ognuno.
La proposta attuale della CE non garantisce invece nessuno di
questi principi, poiché il conflitto d'interessi da parte dei
produttori di medicinali è di fatto insormontabile. Non è stato neppure
valutato l'impatto che questa normativa avrebbe sui Sistemi Sanitari
Nazionali e anche l'Organizzazione dei Consumatori Europei ritiene la
proposta "un modo per mascherare la concessione all'industria farmaceutica
di maggiore flessibilità nell'informare sui farmaci in modo da far aumentare
le vendite".
In risposta a queste preoccupazioni un gruppo di associazioni
- come "No grazie, pago io",
una rete di 2.700 medici nata per diffondere il principio di non accettare
regali e finanziamenti dall'industria farmaceutica,
l'ISDB ,
un network mondiale di riviste indipendenti sui farmaci, rappresentato in
Italia da "Dialogo sui
Farmaci", l'ACP, l'Associazione
Culturale Pediatri a cui aderiscono 2500 iscritti che
rivendicano un'assoluta libertà di critica di fronte a uomini ed istituzioni
- con un appello al governo italiano chiede che esprima parere contrario
alla
proposta di modificare l'attuale legislazione sulla pubblicità
sui farmaci da prescrizione diretta al pubblico da parte dell'industria
farmaceutica.
"Se vuole davvero proteggere la salute dei cittadini, il
governo investa risorse pubbliche adeguate per produrre informazioni
imparziali sui farmaci e sulle malattie, affidando il compito a
professionisti competenti e senza legami economici con l'industria del
farmaco" è la richiesta delle associazioni firmatarie dell'appello.
di Flora Cappelluti
http://www.helpconsumatori.it
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