Siamo veramente a rischio pandemia, cioe' a una epidemia globale da influenza
aviaria (per intenderci, quella dei polli)? L'allarme e' stato lanciato cosi'
bene che il consumo di carni avicole e' diminuito del 30% e il ministro per le
Politiche agricole, Gianni Alemanno, ha stanziato 20 milioni di euro (dalle
nostre tasche) per supportare il settore, cioe' per acquistare polli che saranno
rifilati ai Paesi poveri.
Ovviamente i nostri polli non hanno nessuna influenza
aviaria in atto ma, tant'e', la paura ha fatto capolino nelle nostre teste e sta
inducendo molti consumatori ad acquistare il vaccino antinfluenzale per
proteggersi anche dall'influenza aviaria.
I virus dell'influenza classica,
quella che colpisce parte della popolazione ogni anno, non e' lo stesso di
quello dell'influenza aviaria, per cui il vaccino antinfluenzale tradizionale
non protegge dall'infezione del virus dei polli. L'ipotesi che il virus
influenzale venga a contatto con quello aviario in una persona e,
ricombinandosi, dia luogo a un nuovo virus micidiale e' ipotetica, considerato
anche che da noi non c'e' il virus aviario.
Dice il prof. Albert Osterhaus,
virologo dell'Erasmus University Medical Center di Rotterdam (Olanda) e
presidente dell' European Scientific Working Group: vacciniamoci pure se
vogliamo evitare la solita influenza ma non facciamolo credendo che servira' a
proteggere i singoli individui dal cosiddetto virus dei polli. Per approfondire vedi Pagina Sanità
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