Onorevoli colleghi! - La presente proposta di legge, realizzata in
collaborazione con l'Aduc (Associazione per i Diritti degli Utenti e
Consumatori), intende con il suo unico articolo promuovere il parto senza
dolore, ossia con analgesia epidurale. Garantire tra i livelli essenziali
di assistenza del SSN le prestazioni di controllo del dolore nel
travaglio-parto, effettuate tramite ricorso a tecniche avanzate di
anestesia locale e di tipo epidurale. Obbiettivo non e' quello di imporre
tale modalita' di parto, ma di fornire maggiori informazioni e poter
permettere alla donna di scegliere come partorire. Un buon parto e' senza
dubbio un buon inizio per un rapporto fondamentale tra madre e figlio,
viverlo nel dolore non e' per tutte una bella esperienza e spesso da non
rifare!
In un documento del Comitato Nazionale di Bioetica del 2001 si dedicava un
intero capitolo al "dolore nel parto". Vi si sosteneva che la decisione se
praticare o meno tale anestesia "deve essere riservata ad ogni singola
donna sulla base di un’informazione corretta sui vantaggi, i rischi e le
possibilità delle due soluzioni". E ancora si evidenziava come "il diritto
della partoriente di scegliere un’anestesia efficace dovrebbe essere
incluso tra quelli garantiti a titolo gratuito nei livelli essenziali di
assistenza". A distanza di 5 anni il documento e le sue raccomandazioni,
sollecitate dall'allora presidente del Consiglio, Giuliano Amato, non si
sono tradotte in realta'.
Nel corso di una seduta della Camera dei Deputati del 3 marzo 2004, il
Governo, tramite l'allora sottosegretario alla salute Antonio Guidi, ha
inoltre accettato due mozioni per favorire le tecniche analgesiche durante
il travaglio (Magnolfi ed altri n. 1-00316 e Castellani ed altri n.
1-00332). Volontà espressa anche con un voto pressocche' unanime dei
parlamentari (solo 3 contrari e 11 astenuti a fronte di 421 sì). Rendere
piu' facile l'accesso alle tecniche analgesiche aveva fatto concludere
cosi' l'intervento del sottosegretario Guidi: "Da neuropsichiatra
infantile so quanto sia importante la partecipazione attiva della donna,
ma senza il vincolo del dolore, al momento del parto e il vivere in
diretta questo momento, non dico meraviglioso, ma certo straordinario.
Questo non può che essere l'obiettivo prioritario di qualsiasi Governo e
vi assicuro che il Ministero della salute lo ha posto come una delle sue
priorità fondamentali".
Se in Gran Bretagna e Francia questa anestesia viene utilizzata dal 70%
delle partorienti, dal 90% negli Usa, in Italia esistono pochissimi dati.
Gli unici Istat risalgono al 2001, in cui viene fornito anche un
interessante profilo sociologico delle donne che fanno ricorso al parto
senza dolore. "Complessivamente il 63,3 % delle partorienti non è stato
sottoposto a nessun tipo di anestesia. [...] Soltanto per l'11,2% dei
parti spontanei è stata fatta l'anestesia; il 7,2% locale, il 3,7%
epidurale". (Istat, aprile 2001).
La diffusione in Italia del parto senza dolore e' ancora affidata alla
buona volontà delle strutture e dei piani sanitari regionali. In merito a
questi ci permettiamo di segnalare una situazione particolarmente
sconfortante quale quella della Toscana, dove nonostante il piano
regionale 2005-2007 faccia un esplicito richiamo alla possibilita' che la
donna possa scegliere questo tipo di parto, nella pratica si verifica una
estrema difficolta'.
L'Aduc ha realizzato un'indagine telefonica regionale lo scorso 21
febbraio 2006 per verificare l'esercizio effettivo di questo diritto da
parte della paziente. In 12 dei 33 (36%) punti nascita e' possibile
partorire con l'epidurale su richiesta della paziente e in maniera
gratuita, almeno in teoria (turni anestesisti, ostracismi del personale
che non vuole oberarsi di lavoro in piu', contrarieta' ideologica, etc..).
In altri 2 solo a pagamento. Per accedere al servizio, in alcuni casi
basta un incontro che l'anestesista tiene in giorni prefissati, in 3
centri occorre invece munirsi di richiesta del medico curante e fissare
appuntamento tramite il Cup (Centro Unificato di Prenotazione) con
l'anestesista. Nei restanti 19 punti nascita (57%) non e' assolutamente
previsto, neppure in teoria. Il dato del basso ricorso al parto in
analgesia epidurale e' ancora piu' incomprensibile da un punto di vista di
costi e di ospedalizzazione se paragonato all'elevato ricorso al parto
cesareo (siamo primi in Europa con oltre il 33%, contro un 10-15%
suggerito dall'Organizzazione mondiale della sanità). Basti solo pensare
alla durata della degenza che dai 2-3 giorni del parto naturale -anche con
analgesia epidurale- si passa ai 5-7 del cesareo.
Ecco perche' con la presente proposta di legge inserendo il parto senza
dolore tra i diritti della donna e tra i livelli essenziali di assistenza,
si intende far venire meno gli ostacoli che in maniera piu' o meno
esplicita, piu' o meno volontariamente, piu' o meno oggettivamente vengono
posti alla effettiva possibilita' e garanzia della presenza di un
anestesista in sala parto. Il ritardo in generale da parte dell'Italia ad
adottare terapie contro il dolore in generale risulta sempre piu'
difficile da comprendere visto come le tecniche e i farmaci siano in
continuo aggiornamento e sempre piu' a disposizione di medici e pazienti.
PROPOSTA DI LEGGE
Articolo 1
Le prestazioni di controllo del dolore nel travaglio-parto, effettuate
tramite ricorso a tecniche avanzate di anestesia locoregionale, sono
inserite fra quelle i cui livelli essenziali di assistenza sono garantiti
dal SSN secondo quanto previsto nel decreto legislativo n.502 del 1992 e
successive modificazioni e determinati secondo le procedure attualmente in
vigore.
Proposta di Legge
di Iniziativa della Deputata Donatella Poretti (www.aduc.it)
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