Stop del Governo alla messa in commercio della
pillola abortiva RU486. La Commissione Sanità del Senato ha infatti
approvato, a maggioranza, con soltanto 8 voti contrari del Pd, il documento
finale dell'indagine conoscitiva sulla RU486 presentato dal relatore Antonio
Tomassini. Il documento chiede al Governo di fermare la procedura di
immissione in commercio della pillola abortiva in attesa di un parere
tecnico del ministero della Salute circa la compatibilità tra la legge 194 e
la RU486. Secondo la maggioranza con la RU486 l'interruzione di gravidanza
diventerebbe molto più facile rispetto alle procedure previste dalla legge
sull'aborto. "Tutto come previsto e come avevamo anticipato nei
giorni scorsi - scrive in una nota Vincenzo Donvito Presidente
dell'Aduc - e come si poteva prevedere fin dall'inizio, visto il procedere
a-dialettico della maggioranza di governo in tutti i contesti. Figuriamoci
in uno in cui c'era la possibilità di mettere i bastoni fra le ruote alle
donne che abortiscono nel rispetto della legge e che, per i senatori della
maggioranza, devono continuare a farlo solo col metodo chirurgico, più
invasivo di quello farmacologico".
Sul sito dell'Aduc in questi giorni, sono apparsi gli interventi
della senatrice Donatella Poretti che denunciava l'ostacolare il lavoro
dell'Aifa da parte del Governo. "Ci auguriamo - continua il Presidente dell'Aduc
- che l'Agenzia italiana del farmaco continui la propria procedura per la
registrazione in Gazzetta ufficiale che, al momento, pare sia ritardata
rispetto al previsto solo per questioni di definizione del cosiddetto
bugiardino. Ma non ci stupiremmo di cambi di rotta".
"Nel contempo, con l'Agenzia europea del farmaco (Emea)
ridiamo anche noi a crepapelle per la richiesta italiana di rivedere
l'autorizzazione, richiesta che arriva come se un marziano fosse cascato a
Bruxelles poiché, dopo oltre venti anni di uso senza problemi di questo
farmaco e senza nessuna novità che possa mettere oggi in dubbio efficacia e
sicurezza, non si capisce perché l'Emea dovrebbe usare i soldi dei
contribuenti comunitari per dare spazio ai pruriti ideologici dei senatori
italiani, così come ha fatto il Senato italiano. Le donne che vorranno
abortire con la Ru486 - spiega Donvito - potranno farlo seguendo la
macchinosa procedura di importazione caso per caso che è stata utilizzata
fino ad oggi. Altre se ne andranno all'estero e, soprattutto, le donne che
oggi ricorrono più spesso all'aborto (minorenni ed immigrate) saranno sempre
meno motivate dal ricorrere alle strutture legali, soprattutto quelle
immigrate che, clandestine, subirebbero anche una condanna penale e relativa
espulsione dal nostro Paese".
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