La "fuga dei
cervelli" dall’Italia ha recentemente trovato spazio nelle prime
pagine dei quotidiani ed è stata ampiamente confermata da numerose
analisi statistiche. Tuttavia, ciò che forse dovrebbe fare
riflettere maggiormente è che quasi nessun ricercatore straniero
è attratto dal nostro paese. Nei corsi di Dottorato Italiani
soltanto il 2% degli studenti proviene dall’estero e, in tutto, meno
di 3,500 persone provenienti da altri paesi dell'Unione Europea
lavorano nel settore scientifico-tecnologico in Italia. Nel Regno
Unito (e risultati simili valgono per altri paesi europei) il 35%
degli studenti nei corsi di Ph.D. sono stranieri e piu’ di 42,000
cittadini della U.E. (non Britannici) lavorano come ricercatori in
quel paese.
Il nostro obiettivo in questo contributo (che si basa su
Gagliarducci, Ichino, Peri e Perotti, 2005) e’ di illustrare tre
punti fondamentali. Primo, mostrare che – contrariamente ad una
interpretazione diffusa - un’ analisi corretta dei dati
bibliometrici rivela che la qualita’ della produzione scientifica
Italiana e’ modesta. Secondo, discutere come l’attuale sistema di
remunerazioni e carriere induca incentivi sbagliati e allontani i
"talenti". Terzo, formulare una proposta di riforma a costo zero che
modifichi profondamente il sistema di incentivi attuali.
Produttivita’ Scientifica dei Ricercatori
Italiani
La prima e la seconda colonna della Tavola 1
mostrano il numero medio di pubblicazioni e di citazioni per
ricercatore (nei settori di Scienza e Ingegneria) durante il periodo
1997-2001 (i dati sul numero dei ricercatori si riferiscono al
1999). L’Italia risulterebbe avere un rapporto "pubblicazioni /
ricercatore" e "citazioni / ricercatore" tra i piu’ alti in assoluto
(si vedano le colonne 1 e 2 della Tavola 1). Questi risultati,
apparentemente incoraggianti, sono stati ampiamente citati nella
stampa italiana, in particolare nella risposta del ministro Moratti
ad un articolo di Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera del 22
Novembre 2004. C’è tuttavia qualcosa di strano in questi dati: gli
Stati Uniti appaiono agli ultimi posti di questa classifica – un
risultato assai implausibile. Il mistero è facilmente svelato:
la definizione di ricercatore include una varietà di figure
professionali, ma le pubblicazioni scientifiche provengono per la
maggior parte da una sola di queste figure: i ricercatori
accademici. Essi sono una maggioranza nei paesi sud europei inclusa
l’ Italia, ma sono una minoranza (e molto piccola negli Stati Uniti)
in quasi tutti gli altri paesi. Quando al denominatore usiamo i
ricercatori accademici l’Italia ha rapporti "pubblicazioni /
ricercatore" (colonna 4) e "citazione / ricercatore" (colonna 5)
ben inferiori agli USA, ma anche a Regno Unito, Olanda e Danimarca.
Una misura della qualità, anziché della quantità, di
pubblicazioni è data dal loro fattore di impatto, cioè dal numero di
citazioni che essa riceve. La colonna 6 della Tabella 1 mostra il
numero medio di citazioni per lavoro pubblicato nel periodo
1997-2001. L’Italia ha un valore simile alla Francia, e superiore
solo a Spagna e Portogallo.
Retribuzioni
Il sistema retributivo italiano ha tre
caratteristiche. Primo, la progressione retributiva dipende quasi
esclusivamente dall’ anzianità di servizio: all'interno di
ciascuna categoria di docenza (Ricercatore, Associato, Ordinario),
la produttività è completamente irrilevante per la determinazione
del salario. Le analisi di Daniele Checchi (1999) di Roberto Perotti
(2002) mostrano chiaramente che il numero di pubblicazioni ha
un’influenza marginale nelle decisioni di promozione di categoria.
Secondo, il profilo temporale della progressione salariale è
molto "ripido": si guadagna poco a inizio carriera, ma l’
anzianità viene remunerata molto bene. Consideriamo un giovane che
diventi ricercatore a 25 anni, associato a 35 anni e ordinario a 45
anni: tra inizio e fine carriera il suo salario aumenta di un
fattore pari a 5, sostanzialmente per effetto della sola
anzianita’ (vedi Tabella 2).
Terzo, per effetto di questa progressione, e contrariamente ad una
credenza assai diffusa, un ordinario italiano con 35 annni di
anzianità è ben pagato anche rispetto ai suoi colleghi
statunitensi. Come si vede confrontando la Tabella 2 con la Tabella
3, egli riceve un salario superiore a quello dell’ 80 percento dei
professori ordinari nelle migliori università statunitensi (quelle
con un programma di PhD), e superiore a quello del 95 percento degli
ordinari nelle università con al più un corso di master (la
stragrande maggiornaza delle università americane).
Il sistema retributivo dei docenti universitari negli Stati Uniti
segue regole assai diverse. Il salario è negoziato individualmente,
ed è quindi funzione delle opportunità di lavoro alternative, cioè,
essenzialmente, dalla produttività di un professore. In
conseguenza, a qualsiasi livello di anzianità la dispersione
salariale è molto elevata (mentre in Italia è nulla). Ad esempio
il rapporto tra i salario massimo (113,636 euro nelle piu’
prestigiose università con corsi di Ph.D.) e minimo (27,273 euro in
un community college) di un assistant professor (ricercatore)
è pari a circa 4.2. E un assistant professor di 25 anni molto
produttivo e promettente può benissimo guadagnare ben più di un
ordinario a fine carriera ma poco produttivo. D’altro canto, la
progressione salariale in carriera è sempre ancorata alla
produttività scientifica e non così accentuata come in Italia: a
fine carriera un ottimo professore guadagna tra 1.5 e 2 volte il suo
salario iniziale.
Questa è esattamente la struttura salariale che ci si apetterebbe
se il salario fosse usato come strumento per incentivare la
produttività e per premiare gli anni di ricerca più produttivi,
che tipicamente sono quelli da inizio fino a metà carriera.
Proposte per una Riforma
La causa principale dei problemi dell’ università
italiana non è dunque la mancanza di fondi, bensì l’esistenza di
meccanismi sbagliati di distribuzione delle risorse. Le nostre
proposte sono quindi volte a modificare il sistema di incentivi in
modo che, a parità di risorse, nell'accademia italiana venga
premiata l'eccellenza scientifica secondo parametri condivisi dalla
comunità internazionale. Il nostro lavoro "Lo Splendido Isolamento
dell’ Università Italiana" discute queste proposte in maggiore
dettaglio.
1. Liberalizzare le retribuzioni del personale accademico.
2. Liberalizzare le assunzioni: ogni università assume chi vuole e
come vuole; di conseguenza, è abolito l'attuale sistema concorsuale.
3. Liberalizzare i percorsi di carriera: ogni università promuove
chi e come vuole.
4. Liberalizzare completamente la didattica: ogni università è
libera di organizzare i corsi come vuole e di offrire i titoli che
preferisce.
5. Liberalizzare le tasse universitarie: ogni università si
appropria delle tasse pagate da i propri studenti.
6. In alternativa alla proposta precedente, mantenere il controllo
pubblico sulle tasse universitarie aumentandole però
considerevolmente.
7. Utilizzare i risparmi statali così ottenuti per istituire un
sistema di vouchers, borse di studio e prestiti con restituzione
graduata in base al reddito ottenuto dopo la laurea.
8. Allocare ogni eventuale altro finanziamento statale alle
università in modo fortemente selettivo sulla base di indicatori di
produttività scientifica condivisi dalla comunità internazionale.
9. Consentire l'accesso a finanziamenti privati senza limitazioni.
10. Abolire il valore legale del titolo di studio.
Tabella 1. La produttività e la qualità dei ricercatori
italiani
|
pubblicazioni / ricercatori tot |
citazioni / ricercatori tot |
Ricercatori accademici / ricercatori tot |
pubblicazioni / ricercatori accademici |
citazioni / ricercatori accademici |
impact factor medio |
impact factor standardizzato |
|
1 |
2 |
3 |
4 |
5 |
6 |
7 |
USA |
1.00 |
8.60 |
0.15 |
6.80 |
58.33 |
8.57 |
1.48 |
Germania |
1.25 |
8.64 |
0.26 |
4.77 |
32.98 |
6.91 |
1.33 |
Regno
Unito |
2.17 |
15.86 |
0.31 |
6.99 |
51.00 |
7.30 |
1.39 |
Francia |
1.45 |
9.43 |
0.35 |
4.09 |
26.68 |
6.52 |
1.12 |
Italia |
2.26 |
14.81 |
0.38 |
5.88 |
38.57 |
6.56 |
1.12 |
Spagna |
1.68 |
9.09 |
0.55 |
3.06 |
16.54 |
5.41 |
.97 |
Portogallo |
0.86 |
3.99 |
0.52 |
1.65 |
7.62 |
4.62 |
.82 |
Danimarca |
1.96 |
15.57 |
0.30 |
6.50 |
51.56 |
7.93 |
1.48 |
Olanda |
2.29 |
18.79 |
0.31 |
7.41 |
59.58 |
8.20 |
1.39 |
Canada |
1.68 |
11.79 |
0.33 |
5.04 |
35.28 |
7.00 |
1.18 |
Da Gagliarducci, Ichino, Peri e Perotti (2005).
Definizioni: Colonna 6: impact factor: definito come numero
totale di citazioni / numero totale di pubblicazioni, entrambe per
il periodo 1997-2001;. Colonna 7: impact factor
standardizzato, 2002; vedi testo per la definizione.
Fonti: Pubblicazioni e citazioni: King (2004), dati riferiti agli
anni 1997-2001; Impact factor standardizzato: King (2004),
dati riferiti al 2002; Numero di ricercatori: OECD, Main Science
and Technology Indicators database, dati 1999 (1998 per Regno
Unito). Il numero di ricercatori è espresso in unità full time
equivalent.
Tabella 2. Distribuzione dei salari accademici in Italia
Anzianità di servizio
in anni |
Professore Ordinario
a tempo pieno |
Professore Associato
a tempo pieno |
Ricercatore
a tempo pieno |
0 (non conf.) |
47631 |
36053 |
20225 |
3 |
50412 |
37999 |
29244 |
5 |
54207 |
40684 |
31150 |
7 |
56900 |
42596 |
32516 |
9 |
60696 |
45280 |
34422 |
11 |
63388 |
47192 |
35788 |
13 |
67184 |
49876 |
37694 |
15 |
70979 |
52560 |
39601 |
17 |
73968 |
54683 |
41117 |
19 |
76957 |
56806 |
42633 |
21 |
79946 |
58928 |
44149 |
23 |
82935 |
61051 |
45665 |
25 |
85924 |
63174 |
47181 |
27 |
88913 |
65296 |
48698 |
29 |
91902 |
67419 |
50214 |
31 |
94891 |
69542 |
51730 |
33 |
96735 |
70851 |
52665 |
35 |
98578 |
72160 |
53600 |
37 |
100421 |
73469 |
54535 |
39 |
102264 |
74778 |
55470 |
Media |
77242 |
57020 |
42415 |
Da Gagliarducci, Ichino, Peri e Perotti (2005).
Nota: Dati aggiornati all'anno 2004. La tabella riporta il salario
annuo in euro al lordo delle tasse per le tre categorie di docenti
italiani al variare della anzianità di servizio, secondo la tabella
elaborata dal CNU di Bari e pubblicata sul sito http://xoomer.virgilio.it/alpagli/.
Poiché non disponiamo della distribuzione dei docenti italiani per
anzianità, le retribuzioni medie nell'ultima riga sono calcolate
ipotizzando una distribuzione uniforme.
Tabella 3. Distribuzione dei salari accademici negli Stati Uniti
|
Università con corsi undergraduate
e corsi di dottorato |
Università con corsi undergraduate
e corsi di master |
College senza corsi graduate |
Percentile |
Full |
Associate |
Assistant |
Full |
Associate |
Assistant |
Full |
Associate |
Assistant |
1 |
49,091 |
38,182 |
30,909 |
41,818 |
34,545 |
29,091 |
36,364 |
29,091 |
27,273 |
5 |
56,364 |
43,636 |
36,364 |
47,273 |
40,000 |
32,727 |
41,818 |
34,545 |
32,727 |
10 |
68,969 |
52,678 |
44,994 |
53,526 |
44,728 |
38,386 |
42,749 |
37,871 |
32,906 |
20 |
73,139 |
55,133 |
46,742 |
56,721 |
47,005 |
40,217 |
47,956 |
40,698 |
35,404 |
30 |
77,091 |
57,091 |
48,378 |
59,075 |
48,733 |
41,338 |
51,109 |
42,951 |
37,047 |
40 |
79,738 |
58,875 |
50,493 |
61,465 |
50,515 |
42,336 |
53,589 |
44,857 |
38,552 |
50 |
83,820 |
61,747 |
51,825 |
63,913 |
51,879 |
43,435 |
56,944 |
46,835 |
39,592 |
60 |
89,466 |
63,622 |
54,266 |
66,523 |
53,535 |
44,788 |
59,843 |
48,796 |
40,931 |
70 |
94,616 |
65,989 |
55,896 |
70,540 |
55,623 |
46,265 |
63,037 |
50,730 |
42,147 |
80 |
98,730 |
69,816 |
58,476 |
75,203 |
58,567 |
48,661 |
67,198 |
53,529 |
44,383 |
90 |
108,003 |
73,599 |
63,804 |
81,060 |
63,645 |
51,465 |
78,941 |
59,007 |
48,832 |
95 |
119,212 |
79,177 |
65,953 |
86,323 |
66,372 |
53,279 |
86,854 |
64,672 |
51,373 |
99 |
195,455 |
122,727 |
113,636 |
122,727 |
92,727 |
80,000 |
122,727 |
83,636 |
69,091 |
Media |
91,529 |
62,400 |
53,251 |
69,193 |
54,555 |
45,417 |
65,293 |
50,392 |
41,901 |
Da Gagliarducci, Ichino, Peri e Perotti (2005).
Nota: Dati riferiti all'anno accademico 2003-04. La tabella riporta
i percentili in euro della distribuzione del salario annuo al lordo
delle tasse per i Full Professor, gli Associate Professor
e gli Assistant Professor in tre categorie di università
degli Stati Uniti. La fonte è il rapporto della AAUP (2004), in
particolare le Tabelle 4, 8 e 9a. I dati si riferiscono a 1446
università per un totale di 1775 campus. Per la conversione della
valuta abbiamo utilizzato il tasso di cambio corretto per
Purchasing Power Parity pari a 1.11 dollari per euro.
Bibliografia:
Checchi, D., 1999, Tenure. An Appraisal of a National Selection
Process for Associate Professorship, Giornale degli Economisti ed
Annali di Economia, 58 (2), 137-181.
Gagliarducci S., A. Ichino , G.Peri e R. Perotti (2005) "Lo
Splendido Isolamento dell’ Universita’ Italiana" Working Paper,
Fondazione Rodolfo De Benedetti, Milano,
www.igier.uni-bocconi.it/perotti.
Kalaitzidakis P., Stengos T. e Mamuneas T.P., 2003,
Rankings of Academic Journals and
Institutions in Economics,
Journal of the European Economic Association, 1 (6),
1346-1366.
Perotti, R., 2002, The Italian University System: Rules vs.
Incentives,
www.igier.uni-bocconi.it/perotti |