La scuola scende in piazza contro il decreto
Gelmini. Studenti, insegnanti, genitori si sono dati appuntamento
oggi a Roma per la manifestazione e lo sciopero nazionale indetto dai
sindacati confederali, Cgil, Cisl e Uil, e da Snal e Gilda. Centinaia di
migliaia le persone e i rappresentanti del mondo della scuola che hanno
sfilato per la Capitale, ma anche in altre città d'Italia, per protestare
contro la riforma. La mobilitazione coinvolge anche
l'associazionismo. Legambiente è scesa in piazza con i sindaci dei
piccoli Comuni che rischiano di subire la chiusura di molti plessi
scolastici. "Una bella dimostrazione di protesta pacifica - ha detto il
presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - e allo stesso tempo
determinata a difendere un diritto fondamentale come l'istruzione. Un vero
smacco per chi ha provato a sminuire la forza e la concretezza del
movimento".
Sul banco degli imputati c'è il rischio di veder chiudre molti
istituti dei comuni più piccoli. "Il dimensionamento degli
istituti e plessi scolastici, previsto dal Piano Programmatico della Scuola
del dl Gelmini, colpirà infatti particolarmente i comuni al di sotto dei
5000 abitanti che in molti casi rischiano di veder chiusa la scuola dal
prossimo anno scolastico - denuncia Legambiente - Un totale di 4200 plessi
scolastici in meno, a danno delle aree più marginali del Paese: queste le
conseguenze dei tagli previsti dal decreto Gelmini che, secondo le
previsioni, lascerà 800 piccoli comuni senza scuola, con un taglio nazionale
dell'organico docente di 87mila cattedre e circa 44mila posti del personale
Ata in tre anni. A farne le spese in termini di disagio saranno le famiglie
e gli enti locali che dovranno sostituirsi allo Stato per garantire il
diritto allo studio nelle realtà più svantaggiate, come le aree del
Mezzogiorno".
Alla manifestazione ha aderito Cittadinanzattiva che
denuncia il taglio dei fondi per la sicurezza degli edifici scolastici. "Al
peggio non c'è mai fine: la riforma Gelmini taglia anche i fondi per la
sicurezza delle scuole": è quanto denuncia l'associazione che ritiene la
riforma "contraddittoria ed autoritaria", spiega Teresa Petrangolini,
segretario generale di Cittadinanzattiva. "In più scopriamo che la stessa
taglia i fondi per la sicurezza delle scuole - prosegue - e questo è davvero
un pessimo modo di onorare le vittime di San Giuliano di Puglia, di cui
domani ricorre il sesto anniversario. Un taglio del 50% e che prevede
risorse solo per quest'anno. Una decisione davvero grave".
Spiega infatti l'associazione che all'articolo 7 bis del
decreto Gelmini "è scritto che al piano straordinario per la messa in
sicurezza degli edifici scolastici previsto dalla legge 289/2002 (successiva
al crollo della scuola di San Giuliano) e successive modifiche, è destinato
un importo non inferiore al 5% delle risorse stanziate per il programma
delle infrastrutture strategiche in cui il piano stesso è ricompreso". Ma,
spiega Adriana Bizzarri, responsabile Scuola di Cittadinanzattiva, "prima
dell'approvazione del decreto Gelmini, il Piano prevedeva un importo non
inferiore al 10%".
C'è dunque un taglio del cinquanta per cento della risorse
destinate alle scuole a rischio sismico. "Come non bastasse - prosegue
Bizzarri - è stata eliminata la clausola che tale finanziamento fosse
garantito fino al completo esaurimento del piano straordinario: quindi
l'intervento è garantito solo per questo anno. Aver previsto, al comma 5
dell'articolo citato che saranno messi in sicurezza 100 edifici scolastici
con particolari criticità sotto il profilo della sicurezza sismica, ci
sembra uno sforzo assolutamente irrisorio rispetto alla gravità della
situazione. In 6 anni solo 1.600 sono stati gli edifici messi insicurezza
sui 14.700 situati in zone sismiche. E ora si tagliano le poche risorse a
disposizione. Siamo allo sfacelo".
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