E' stato presentato oggi presso la Biblioteca
Nazionale di Roma il 18esimo Rapporto Eurispes sul panorama
socio-economico della nazione Italia. "Un Paese - ha dichiarato Gian Maria
Fara, Presidente di Eurispes - che non riesce a trasformare la propria
potenza in energia", diviso fra grandi risorse e potenzialità ed incapacità
di impegnarsi nella crescita e nello sviluppo. Dal Rapporto 2006
emerge un'Italia che non riesce a sfruttare le enormi doti
artistiche, turistiche, culturali e paesaggistiche, ma che sembra solo
capace di dilapidare il proprio patrimonio senza investire nello sviluppo
delle sue risorse. Il Paese presenta un'economia in pieno declino: la
competitività resta un problema irrisolto e si va allargando il divario con
le nazioni straniere, che spendono molto più di noi nella ricerca (nel
decennio 1994-2004 Italia ha speso solo l'1% del PIL). La produttività del
lavoro nell'ultimo decennio è calata del 10,8%, così come è in decremento o
in sostanziale stagnazione l'attività industriale. Il Presidente Fara
denuncia la responsabilità non solo del mondo politico ma anche della classe
imprenditoriale, che non forma i propri dipendenti, avvalendosi di forme di
lavoro precario, non investe nella ricerca e si avvantaggia di finanziamenti
pubblici.
A fronte di una situazione macroeconomia allarmante
corrispondono dati coerenti dal punto di vista del singolo cittadino: il
potere d'acquisto delle famiglie è in forte crisi da circa 5 anni; il
credito al consumo registra una crescita del 23,4% nel 2005, e non tanto per
soddisfare esigenze voluttuarie quanto per far fronte ai bisogni essenziali
(cure mediche, elettrodomestici, auto etc.), in molti casi perfino per
l'acquisto di beni prima necessità come gli alimentari. Si diffonde la
povertà, anche fra i ceti medi della popolazione: secondo l'Eurispes circa
l'11% delle famiglie è a rischio povertà, mente quelle già in situazione di
indigenza sono ben il 23%. Si fa fatica ad arrivare a fine mese per oltre il
58% degli italiani, che per fronteggiare le difficoltà economiche rinunciano
sempre più alle spese per il tempo libero (61,5%), a viaggi e vacanza (64%),
ai regali (72%) ed ai pasti fuori casa (66%). Conseguentemente si passa più
tempo in casa, con cene da amici, fra un film noleggiato in videoteca e una
partita di calcio in tv.
Ma chi si è avvantaggiato di questa situazione e chi
invece è in maggior difficoltà? I "nuovi ricchi" appartengono al settore
finanziario, assicurativo, immobiliare (azionisti, brokers, consulenti etc.);
ma anche commercianti all'ingrosso ed al dettaglio, liberi professionisti
(come avvocati, dentisti, commercialisti) hanno tratto profitto. Coloro che
hanno conseguito più problemi sono lavoratori dipendenti (soprattutto se
atipici e precari), piccoli risparmiatori coinvolti nei recenti scandali
finanziari, piccoli e medi imprenditori agricoli, operatori dello spettacolo
e pensionati.
La crisi economica che affligge l'Italia crea una
crescente sfiducia nel futuro e nella classe politica e nelle Istituzioni:
ne ha fatto le spese a sorpresa lo stesso Presidente della Repubblica Ciampi,
a cui solo il 65% della popolazione riserva la propria stima (nel 2004 era
il 79%). Il 49,2% dei cittadini è meno fiducioso nelle Istituzioni rispetto
allo scorso anno: fra queste maggiore considerazione conserva la
magistratura (38,6%), mentre Parlamento e Governo hanno solamente il 24,6%
ed il 23% dei favori.
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