La situazione registrata dall'Istat è "sempre più allarmante".
Il 13% della popolazione, nel 2009, si trovava in situazione di povertà,
la tendenza continuerà ad aggravarsi in assenza di interventi concreti e
di fronte al calo dei consumi e del potere d'acquisto e all'aumento della
cassa integrazione e della disoccupazione "il Governo non ha fatto nulla,
contribuendo così ad alimentare la pericolosa spirale in cui è entrata la
nostra economia, con ripercussioni estremamente negative sul benessere
delle famiglie e sulla crescita del Paese". È quanto commentano
Federconsumatori e Adusbef in relazione ai dati sulla povertà delle
famiglie italiane resi noti oggi dall'Istat nell'ambito del rapporto "Noi
Italia - 100 statistiche per capire il paese in cui viviamo".
Le due associazioni ricordano che per il 2011 già si
prevede una stangata di oltre mille euro a famiglia, e forse di più, per
gli aumenti che pesano sulle tasche dei cittadini. Di conseguenza,
affermano i presidenti Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, "di fronte a
tali prospettive diventa sempre più inaccettabile il mancato intervento
del Governo".
Il Movimento Consumatori si sofferma invece sul dato relativo
alla spesa sanitaria, pari a quasi 1200 euro annui a famiglia, e
sottolinea come questo sia frutto di diverse motivazioni fra le quali "la
disorganizzazione delle strutture pubbliche sanitarie su cui grava un
eccesso, spesso ingiustificato, di richieste di esami e di diagnostica
specialistici che determinano un incremento delle liste d'attesa".
È quanto rileva Rossella Miracapillo, responsabile
dell'Osservatorio Farmaci & Salute del Movimento Consumatori, che
analizza nel dettaglio le cause della spesa sanitaria: "Le liste d'attesa
intasate spingono i malati di patologie serie e che necessitano di
interventi urgenti a rivolgersi alle strutture private, con costi per loro
non indifferenti. Altro elemento che incide sulla spesa privata è
l'incremento delle prescrizioni di cure non a carico del SSN (ad esempio,
di integratori che spesso vengono affiancati ai medicinali tradizionali).
Inoltre, ormai da tempo, gli stessi medici di famiglia tendono ad
applicare una medicina di tipo difensivo, delegando alla diagnostica
l'individuazione delle patologie. Un altro dato riguarda la preferenza dei
cittadini per il farmaco griffato: spesso lo preferiscono all'equivalente
accollandosi la differenza di prezzo".
19/01/2011 SOCIETA'. Sanità, povertà e disagio economico: l'Istat fotografa l'Italia
(BS, www.helpconsumatori.it)
Come stanno le famiglie italiane? Nel
2009 le famiglie in povertà relativa sono il 10,8% delle famiglie
residenti, quelle in povertà assoluta il 4,7%. E la spesa sanitaria delle
famiglie ammonta in media a quasi 1.200 euro a famiglia. Sono alcuni degli
innumerevoli dati che emergono dalla fotografia scattata dall'Istat su
tutti gli aspetti economici, sociali, demografici e ambientali del
Belpaese. L'Istat ha infatti pubblicato oggi
"Noi Italia - 100 statistiche per capire il paese in cui viviamo",
rapporto che offre un'analisi dettagliata dei diversi aspetti che
caratterizzano l'Italia, comprensiva della collocazione nel contesto
europeo e delle differenze regionali.
Focus sulla spesa sanitaria delle famiglie: "In Europa
il finanziamento pubblico dei servizi sanitari rappresenta la scelta
prevalente. Le famiglie italiane nel 2008 hanno contribuito con proprie
risorse alla spesa sanitaria complessiva per una quota pari al 21,3%, in
calo di quasi tre punti percentuali rispetto al 2001. La spesa sanitaria
delle famiglie rappresenta l'1,9% del Pil nazionale e ammonta a 1.178 euro
per famiglia". La spesa sanitaria complessiva rappresenta l'8,3% del Pil e
viene finanziata per 6,5 punti percentuali con risorse pubbliche mentre i
restanti 1,8 punti sono coperti attraverso risorse delle famiglie. Il peso
della spesa delle famiglie sul Pil è leggermente più alto nel Mezzogiorno
(2,0%) rispetto al Centro-Nord (1,8%). Secondo l'Istat, una possibile
spiegazione sta nel fatto che dove non ci sono sufficienti risorse
pubbliche, le famiglie fanno fronte ai bisogni sanitari con risorse
proprie, e il peso sul reddito di tali spese è più elevato dove i bilanci
familiari sono più poveri. E nel Mezzogiorno il reddito medio è più basso.
Le più generali condizioni economiche delle famiglie
fanno rilevare che la povertà è legata al territorio, alla struttura
familiare, ai livelli di istruzione e ai profili professionali, e
naturalmente all'esclusione dal mercato del lavoro. Secondo i dati Istat,
"in Italia, nel 2009, le famiglie in condizioni di povertà relativa sono
il 10,8% delle famiglie residenti; si tratta di 7,8 milioni di individui
poveri, il 13,1% della popolazione residente. La povertà assoluta
coinvolge il 4,7% delle famiglie, per un totale di 3,1 milioni di
individui".
C'è poi una situazione di generale "deprivazione": il
15,3% delle famiglie vive in una situazione di disagio economico, circa
3,8 milioni, per un totale di 9,4 milioni di individui. In questo caso,
viene sottolineata una situazione di disagio che rappresenta le difficoltà
del vivere quotidiano e che si affianca alle analisi sulla povertà
monetaria: l'indicatore di deprivazione è marcatamente più elevato tra le
famiglie con cinque componenti o più (25,5%), residenti nel Mezzogiorno
(25,3), con tre o più minori (29,4), tra le famiglie che vivono in affitto
(31,4).
In particolare, spiega l'Istat, "nel 2009, il 15,3% delle
famiglie residenti in Italia presenta almeno tre delle difficoltà
considerate (il 6,9% nel caso di quattro o più) con differenze marcate tra
i diversi indicatori: il 4% delle famiglie residenti dichiara di non
potersi permettere l'acquisto di una lavatrice, una televisione a colori,
un telefono o un'automobile, mentre sono il 40,6% quelle che non possono
permettersi una settimana di vacanza lontani da casa. Circa una famiglia
su dieci dichiara di non riuscire a riscaldare adeguatamente l'abitazione
e il 6,6% di non potersi permettere un pasto adeguato almeno ogni due
giorni. Infine, l'11% delle famiglie residenti è rimasto in arretrato con
almeno un pagamento tra mutuo, affitto, bollette o debiti diversi dal
mutuo; circa un terzo non riuscirebbe ad affrontare una spesa imprevista
di 750 euro".
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