Riceviamo dal Presidente Nazionale Arcipelago Scec e pubblichiamo:
Buongiorno a tutti,
ho 50 anni e mi occupo di economia a livello professionale da 23 anni, 24 a
febbraio, ma in casa mia ho sempre sentito parlare di come si fa azienda perché
mio padre era dottore commercialista negli anni in cui quella professione voleva
dire fare consulenza alle imprese. Negli ultimi 10 anni ho iniziato a studiare i
mercati finanziari e a studiare i meccanismi nascosti dell'economia anche a
livello monetario, da 7 anni scrivo reports gratuiti per divulgare l'economia e
la finanza anche a chi non la conosce.
Ho aiutato non so quante aziende a capire perché e che cosa c'era che non andava
e nel contempo ho creato anche reti di vendita per banche, alla fine degli anni
'80 inizio anni '90, la società di consulenza di cui facevo parte ha costruito
il meccanismo del business del credito al consumo e la rete di vendita, prima
regionale poi nazionale, per la Ducato spa che allora era di una Cassa di
Risparmio. Prima di allora il credito al consumo e le reti di vendita non erano
conosciute in Italia e quello fu il primo caso di una rete di vendita
commerciale creata per una banca. Insieme a questo ho seguito la semplificazione
dei mutui fondiari allora molto ferraginosi, per reti di banche, fino a renderli
prodotti quasi da "supermercato" e di leggi agevolative complicatissime come la
legge Sabatini costruendo appositi software di gestione, ovviamente solo come
impostazione, mentre la realizzazione fu eseguita da programmatori
professionisti, che la resero fruibile anche per le piccole
aziende che fino ad allora ne erano rimaste escluse.
Nel contempo vicissitudini personali, mi hanno portato a conoscere
approfonditamente me stesso ed i meccanismi della mente e della psiche,
meccanismi che mi aiutano oggi a comprendere in modo non superficiale gli esseri
umani.
Possiamo dire che ho maturato una discreta esperienza in aziende, economia,
finanza e reti di consulenza e vendita e anche nella comprensione degli esseri
umani e dei loro meccanismi psicologici. Offro il meglio di me nel lavoro di
squadra in cui credo profondamente e che è sempre stato il mio modello di
lavoro.
Il fatto che adesso metta a disposizione le cose che ho imparato durante la mia
vita nell'Arcipelago non significa che all'improvviso questi meccanismi siano
cambiati o che non siano più validi.
Questa premessa è necessaria non tanto per un atto di vanità o di
autocompiacimento, ma per rendere chiaro che tutto quello che viene detto,
scritto, è frutto di esperienza, attenta meditazione e attenzione costante
all'obiettivo e tiene sempre conto di tutti gli input che possono aiutare il
processo di trasformazione di questa realtà.
Questo modo di procedere di cui oggi ne sono il portavoce non è nemmeno frutto
solo di un'opinione personale o di una esperienza singola, ma si arricchisce
costantemente dal confronto e dell'apporto dei vari contributi, professionali e
non, che tutti i partecipanti a questo bellissimo gioco offrono in una costante
interazione creativa. Il risultato di questo modo di procedere è l'Arcipelago.
Con altre persone, non molte per la verità, abbiamo costruito prima lo strumento
analizzando dal Simec alle altre monete complementari, passando per Ecoroma e
elaborando il Tau, per arrivare allo SCEC dei masanielli, come sintesi finale di
un lavoro di comprensione e adattamento alla difficile, per non dire
impossibile, realtà italiana. Sempre con quelle persone, che come me hanno messo
in comunione la loro professionalità e la loro esperienza e le loro idee,
abbiamo elaborato l'idea di Arcipelago e della rete di isole conseguenti,
rinunciando a personalismi e arrivando ad una soluzione valida per tutti con
regole condivise. Il prodotto di questo processo, che nel frattempo si è
arricchito dall'arrivo di molte altre persone, è sotto gli occhi di tutti, un
qualcosa di unico al mondo, e sottolineo questo con malcelato orgoglio, tutto
costruito in casa nostra e con tecnologia completamente italiana, compresa la
filosofia, arricchito da strumenti operativi da far invidia alle mul
tinazionali, alimentato da un motore, la Solidarietà, che lo rende
irraggiungibile perché lavora su un nuovo paradigma.
Non crediate che arrivare fino a qui sia stata una passeggiata per calare nella
realtà questa nuovissima idea, specialmente osteggiata, anche in buona fede, da
chi era pieno di idee preconcette e da molto ego o da altri problemi personali
irrisolti; lo dico a chi non conosce la storia di questo movimento e si affaccia
adesso ad Arcipelago.
Il processo poi prevede un'adattabilità e una elasticità notevole per superare i
numerosi ostacoli e resistenze che naturalmente una nuova idea deve saper
affrontare per essere calata nella realtà.
Lo SCEC prima di tutto è bene comprendere che è uno strumento e non un fine, che
è stato mutuato dalla prassi commerciale, ma viene gestito come un valore e
messo al servizio delle comunità che lo usano. Lo SCEC è uno strumento che da
solo potrebbe fare poco o niente, ma se affiancato da progetti aziendali che
hanno il seme della nuova economia o per meglio dire quell'economia legata al
benessere dell'uomo e non al profitto, diventa esplosivo, specialmente se viene
messo in una rete nazionale.
Notate bene che l'unico progetto che ha in sé questi requisiti è quello
dell'Emporio e delle Botteghe. Possiamo dire che lo strumento SCEC unito
all'altro strumento imprescindibile del progetto dell'Emporio e delle Botteghe
(notate anche che l'Emporio da solo con lo SCEC può funzionare, mentre le
Botteghe senza l'Emporio NO). Ma questi non sarebbero di per sé sufficienti se
non venissero legati in una rete nazionale. Il progetto che abbiamo presentato
per il distretto agroalimentare di Crotone è il risultato e tiene conto di tutti
i feed back che sono arrivati in oltre 3 anni di lavoro costante e intenso che
abbiamo fatto con imprese, enti locali e comunità sociali.
Attuando l'Emporio insieme allo SCEC e lavorando in rete si ha già un qualcosa
di nuovo che funziona benissimo e assolve completamente ai suoi compiti di far
arrivare il benessere alla comunità nei beni primari come l'alimentazione.
Prezzi bassi e giusto guadagno a chi produce.
Ricordatevi questi 3 elementi perché se ne manca anche uno solo il progetto non
funziona, come una macchina con tre ruote, o una bicicletta senza pedali o un
motore senza pistoni.
Cosa essenziale da capire è che quanto detto sopra è valido in ogni realtà
economica e sociale nessuna esclusa. Le differenze e le sfumature territoriali
sono pochissime e non tali da apportare modifiche sostanziali. Chi afferma il
contrario non sa di cosa parla.
Accanto a questi elementi essenziali si innescano tutti gli altri progetti che
badate bene sono rafforzativi di quei 3 elementi essenziali, ma non sostitutivi.
A questo ne aggiungerei un altro che non è meno importante e che è la
trasparenza e la pulizia del canale che propone queste 3 cose essenziali. In
mancanza di questo elemento che con cura quasi maniacale cerchiamo di affermare
costantemente, anche gli altri 3 elementi non sarebbero sufficienti.
I paletti e le condizioni che alcuni di noi si sforzano di mantenere ben chiare
e che in modo condiviso, frutto di anni di studio e dibattito, sono state
sottoscritte dai soci fondatori di Arcipelago il 5 aprile del 2008 sul Vesuvio,
non sono negoziabili non tanto per un atto di fede o per imposizione, ma perché
queste condizioni sono l'essenza, l'anima che fa funzionare l'intero meccanismo
e senza queste il fallimento, e sarebbe l'ennesimo per esperienze come questa, è
dietro l'angolo. In questi paletti e condizioni, oltre alle regole di unità di
lavoro, la trasparenza di intenti e le poche regole contabili di gestione, si
aggiungono anche quelle metodologiche che l'esperienza di questi anni sul campo
ci ha insegnato. L'auto-adattamento dell'intero progetto ai continui input che
arrivano dalle varie realtà è anche questa una regola indispensabile per il
raggiungimento dell'obiettivo.
L'obiettivo è bene qui ribadirlo, non è un sistema monetario diverso o affermare
un'idea o una teoria economica. Non è nemmeno combattere il sistema o sovvertire
l'ordine costituito.
Il nostro obiettivo è creare una comunità che abbia al centro l'essere umano e i
possa soddisfare i suoi bisogni con rispetto reciproco, solidarietà e
cooperazione.
Lavorare sul sociale, volontariato, interagendo con economia e impresa è la cosa
più difficile che si possa fare e di questo dobbiamo rendercene conto.
Dobbiamo costantemente mantenere il focus sulla Solidarietà e sulla
Collaborazione con criteri però assolutamente professionali e aziendali
altrimenti spunta improvvisamente uno scoglio davanti alla nave dei folli.
Il rispetto di questo e l'attenersi a queste cose derivate dall'esperienza anche
professionale che molti di noi hanno messo al servizio di questo progetto è
fondamentale specialmente quando, e qui è il vero atto di umiltà che chi si
accosta ad Arcipelago deve necessariamente fare, il successo o il fallimento di
uno si riflette su tutti gli altri. Questo ovviamente cozza fortemente con chi
ha un conflitto con l'autorità, ha difficoltà a lavorare in gruppo e non riesce
a seguire anche le poche, ma irrinunciabili, regole di Arcipelago.
Mi rendo conto che il lavoro che stiamo facendo è difficilissimo, ma d'altra
parte il periodo storico è eccezionale e richiede un lavoro da parte nostra
altrettanto eccezionale.
Chi non riesce a comprendere che questo lavoro non può essere fatto alla viva il
parroco, ma che ha necessità di seguire regole precise, anche se condivise, si
dovrà allontanare per seguire altre strade e non fare da zavorra inutile agli
altri che invece ne hanno compreso l'utilità. Abbandonare la nave adesso non è
un fallimento, ma un atto di coraggio e di rispetto nei confronti degli altri,
ed evidenzia l'impossibilità di seguire una strada in comune e la non volontà di
ostacolare il resto del gruppo. La coesione deve essere una cosa spontanea
altrimenti ogni forzatura porta inevitabilmente alla rottura.
Chiedo a tutti di interrogarsi bene su quanto ho scritto sopra perché sta per
iniziare una nuova fase del progetto e sarà quella di calarsi nelle varie
realtà, dopo i primi approcci che sono serviti per calibrarsi bene e non
possiamo permetterci che sul più bello arrivi qualcuno che distrugge quanto
siamo riusciti a costruire.
Per questo e per altri motivi su cui sono disponibilissimo a confrontarmi,
continuo a ripetere che adesso ancora non è il momento di espanderci, ma di
consolidare e migliorare quanto, ed è tanto, abbiamo fatto fino ad oggi nelle
varie realtà. Fare piccoli passi e consolidare è il solo modo di procedere per
avere risultati duraturi.
Queste sono le basi e le fondamenta di una nuova costruzione che se fatte bene
potranno sostenere un infinito numero di piani, in caso contrario ai primi
scossoni crollerà malamente e con lei anche le nostre fatiche.
Pierluigi Paoletti
Presidente Nazionale Arcipelago Scec
http://arcipelagoscec.net
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