Parlare male di Facchetti in questi giorni è come bestemmiare
in chiesa. Non lo farò neppure io. Ma parlare della sua morte è invece doveroso.
Gli articoli dei giornalisti Grandi Firme, tutti
ugualimielosiioloconoscevoiolostimavoioavevoilsuocellulareemelotengomemorizzatoinmemoria,
farebbero probabilmente vomitare Giacinto.
Alessandro Gilioli dell’Espresso ha pubblicato lo scorso anno un’intervista, dal
titolo: “Pasticca
nerazzura”, a Ferruccio Mazzola, fratello di Sandro,
che giocò per un breve periodo nell’Inter. Ne riporto alcuni brani:
“... Ho vissuto in prima persona le pratiche a cui erano sottoposti i
calciatori. Ho visto l'allenatore, Helenio Herrera, che dava le
pasticche da mettere sotto la lingua. Le sperimentava sulle
riserve (io ero spesso tra quelle) e poi le dava anche ai titolari. Qualcuno le
prendeva, qualcuno le sputava di nascosto. Fu mio fratello Sandro a dirmi: se
non vuoi mandarla giù, vai in bagno e buttala via. Così facevano in molti. Poi
però un giorno Herrera si accorse che le sputavamo, allora si mise a
scioglierle nel caffè. Da quel giorno 'il caffè' di Herrera divenne una
prassi all'Inter”
“I miei compagni di allora che si sono ammalati e magari ci hanno lasciato la
pelle. Tanti, troppi... Il primo è stato Armando Picchi, il
capitano di quella squadra, morto a 36 anni di tumore alla colonna vertebrale.
Poi è stato il turno di Marcello Giusti, che giocava nelle
riserve, ucciso da un cancro al cervello alla fine degli anni '90. Carlo
Tagnin, uno che le pasticche non le rifiutava mai perché non era un
fuoriclasse e voleva allungarsi la carriera correndo come un ragazzino, è morto
di osteosarcoma nel 2000. Mauro Bicicli se n'è andato nel 2001
per un tumore al fegato. Ferdinando Miniussi, il portiere di
riserva, è morto nel 2002 per una cirrosi epatica evoluta da epatite C.
Enea Masiero, all'Inter tra il '55 e il '64, sta facendo la
chemioterapia. Pino Longoni, che è passato per le giovanili
dell'Inter prima di andare alla Fiorentina, ha una vasculopatia ed è su una
sedia a rotelle, senza speranze di guarigione..."
"... nei campionati dilettanti, dove non esistono controlli: lì si bombano come
bestie. Quello che più mi fa male però sono i ragazzini... ormai iniziano a dare
pillole e beveroni a partire dai 14-15 anni. Io lavoro con la
squadra della Borghesiana, a Roma, dove gioca anche mio figlio Michele, e dico
sempre ai ragazzi di stare attenti anche al tè caldo, se non sanno cosa c'è
dentro. Ho fatto anche una deposizione per il tribunale dei minori di Milano:
stanno arrivando decine di denunce di padri e madri i cui figli prendono roba
strana, magari corrono come dei matti in campo e poi si addormentano sul banco
il giorno dopo, a scuola. Ecco, è per loro che io sto tirando fuori tutto".
Se Ferruccio Mazzola ha ragione ci sono in giro dei delinquenti che
drogano i ragazzi. Che gli inoculano i tumori. Chi sono, per che
squadre lavorano, da chi prendono gli ordini? Forse Facchetti vorrebbe saperlo,
forse anche noi.
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