In vista della Giornata della memoria, il ministro
della Giustizia annuncia un disegno di legge per punire penalmente chi
nega l’esistenza della Shoah, ma gli storici non ci stanno. Posizione
ragionevole. Ecco perché...
In vista della
Giornata della memoria, il ministro della Giustizia, Clemente Mastella,
annuncia un disegno di legge per punire penalmente chi nega l’esistenza
della Shoah, ma gli storici non ci stanno e sottoscrivono un documento
per ribadire la loro contrarietà. Una storia all’italiana? Può darsi,
eppure la posta in gioco è molto seria. Il negazionismo è già reato in
alcuni paesi europei (si pensi all’Austria dove uno storico come David
Irving è finito in carcere) che hanno deciso di non fare sconti a chi si
ostina di fronte all’evidenza dei fatti. Il documento scritto dagli
storici italiani, tuttavia, ruota intorno a temi sacrosanti, a
cominciare dal titolo “Contro il negazionismo, per la libertà della
ricerca storica”.
L’assunto è che rispondere con una minaccia al negazionismo porterebbe
direttamente alla creazione di una "verità storica di Stato", la stessa
che certificava "il socialismo" nei regimi comunisti, "l'antifascismo"
nella Germania dell'Est, la "non esistenza" del genocidio armeno in
Turchia. Non solo: con la legge, da una parte si offrirebbe ai
negazionisti l'opportunità di ergersi a difensori della libertà
d'espressione, dall'altra si accentuerebbe l'idea della "unicità della
Shoah in quanto evento incommensurabile e non confrontabile con ogni
altro evento storico", concezione assai discussa nel mondo accademico e
degli studiosi. Una bocciatura bella e buona della proposta del governo,
che scontenta storici di ogni schieramento e cultura. Probabile quindi,
che il disegno di legge tanto sbandierato possa rimanersene tranquillo
nei cassetti del ministero.
Al di là di tutto, episodi simili aiutano a riflettere sul vero
significato (e conseguente utilità) di una legislazione. Propaganda?
Codifica di valori? Difesa della memoria? In sintesi, un provvedimento è
un mezzo oppure un fine? La risposta è contenuta in un modello di
società, capace di vivere in armonia definendo con chiarezza ambiti e
strategie, senza ridurre il tutto ad un approccio puramente legalista.
Anche nel caso della Shoah. Negare lo sterminio è un abominio, oltre che
un’idiozia culturale, ma la memoria si costruisce e si tutela investendo
in cultura, educazione e impegno civile. Sono queste le armi e le
risposte più efficaci a coloro che continueranno ad andare nel verso
contrario. Grazie al lavoro degli storici e alla consapevolezza di
cittadini liberi di agire, indipendentemente da alibi legislativi, i
negazionisti scopriranno presto di parlare nel deserto.
Archivio27/01/2007 Archivio Giornata della Memoria
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