Lo decidono le autorità di una università canadese che vietano l'uso di
apparecchi WiFi all'interno delle strutture didattiche. Nessun divieto invece
per telefonini, forni a microonde e altri sparawireless
Una decisione clamorosa è stata assunta dalla direzione della
Lakehead
University canadese, ovvero quella di mettere al bando la copertura WiFi
dell'ateneo e, più in generale, di vietare l'uso di dispositivi WiFi
all'interno degli edifici universitari.
Il motivo non va ricercato in un'anacronistica e improbabile censura quanto
invece nel timore espresso dal rettore dell'Istituto, Fred Gilbert,
per la salute di docenti e studenti.
Sebbene non vi sia alcuna prova che i campi elettromagnetici sviluppati da
attrezzature come quelle di connettività wireless siano dannosi, secondo Gilbert
non si sono neppure prove che indichino il contrario, in particolare quando a
questi campi sono esposti i più giovani. Anzi, Gilbert segnala come
significativo uno studio della Commissione per le Public Utilities californiana
secondo cui è necessario investigare ulteriormente, vista la
possibilità che vi siano rischi per la salute. E cita anche l'OMS,
l'Organizzazione mondiale della Sanità, che tende ad escludere i rischi - spiega
Gilbert - ma non al 100 per cento.
Va detto che la "chiusura" verso il WiFi da parte dell'ateneo non è una cosa
nuova ma è emersa solo di recente dopo che il network televisivo CBC ha dedicato
alla questione un servizio, nel quale lo stesso Gilbert ha sostenuto che vi
sarebbero studi secondo cui questo genere di tecnologia è potenzialmente
un rischio. "Questi rischi - ha dichiarato - sono particolarmente rilevanti per
i tessuti in rapida crescita dei giovani e la maggiorparte dei nostri studenti
sono ancora nell'età della crescita, ed è quindi soltanto una precauzione e un
voler fornire un ambiente che evita di porre un rischio potenziale".
A spingere Gilbert e il collegio accademico verso questa direzione sarebbero
anche alcuni casi di elementi che in passato hanno influito sulla salute ma il
cui impatto si è capito solo con decenni di ritardo, come con
il tabacco o l'amianto. D'altra parte l'ateneo, ha sottolineato Gilbert, offre
altri generi di punti di accesso alla rete in moltissime aree del campus
universitario, "nodi" che consentono di accedere facilmente alla rete a fibre
ottiche con cui è collegata la struttura didattica.
"Quello che voglio dire - ha anche spiegato il rettore - è che mentre gli
scienziati ci lavorano, io non intendo creare una struttura che può tradursi in
una esposizione potenzialmente rischiosa per gli studenti. In generale, i rischi
sono maggiori dove si trovano le antenne e gli hotspot wireless, ma è proprio lì
- ha aggiunto - che gli utenti tendono a ritrovarsi perché ottengono il segnale
migliore".
Inutile dire che la notizia del bando del WiFi sta rapidamente facendo il giro
della rete.
BoingBoing osserva: "E che dire allora dei telefonini, dei walkie-talkie a
2,4 Ghz o dei forni a microonde?" Tutti dispositivi a forte impatto
elettromagnetico ma utilizzati senza problemi all'interno del
campus.
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