Disastro gestionale e debiti per 40
miliardi di euro. Le concorrenti sono in mano a stranieri e per evitare che
Telecom finisca in mano non italiane ... Siamo nel profondo Sud,
nell'Alto Ionio cosentino, paese di mare con una connessione alla rete
Internet che viaggia alla “folle” velocita' di 9k. Un venditore Telecom
passa per le strade assolate, facendo credere ad anziani pensionati che e'
obbligatorio sostituire l'apparecchio Sirio 2000 (canone poco piu' di due
euro a bimestre per il noleggio) con il Videotelefono (canone 4,78 euro al
mese). Approfittando della buonafede/imperizia dei settantenni, il solerte
venditore convince che il nuovo apparecchio non ha alcun costo.
Incassate le provvigioni, il venditore rimette tutta la documentazione
all'amministrazione Telecom che con la prima bolletta “decide” che uno degli
anziani signori possiede ben tre apparecchi in noleggio, addebitando in
bolletta per queste voci 2+10+9 euro iva esclusa, per un totale di circa 25
euro. Non bastasse, nella stessa bolletta, Telecom fa sapere che ha attivato
Alice free, senza che nessuno abbia fatto tale richiesta, ovviamente.
La seconda storia che raccontiamo e' capitata proprio all'Aduc che
necessitava di una nuova linea Adsl nella propria sede di Firenze, in pieno
centro. Nonostante l'Aduc sia da anni cliente “business” di Telecom e'
difficilissimo riuscire a contattare un venditore che ci faccia firmare il
contratto. E' difficilissimo, nonostante ricerche sul sito e telefonate al
191, individuare il soggetto abilitato all'operazione. Ovviamente riceviamo
diverse e vane promesse: “sarete ricontattati telefonicamente”; “verro'
domattina”. Non manca neppure il tentativo di un agente Telecom di Napoli
(ce ne occorreva uno su Firenze) di appropriarsi dell'ordine (e della
relativa provvigione). Insomma occorrono ben dieci giorni di estenuanti
tentativi per firmare un contratto. Il problema e' che neppure gli agenti
conoscono le rispettive zone/aziende di competenza e non ne era sicuro
neppure il venditore con cui abbiamo firmato il contratto.
Dopo la firma i problemi non finiscono, l'ordine viene bloccato (senza
apparenti motivi) e l'attivazione effettiva viene effettuata solo dopo 35
giorni (rispetto ai 20 concordati). In totale, per una “banale” adsl occorre
un mese e mezzo e diverse ore di pazienti tentativi.
Le storie esemplificano una sorta di disastro gestionale dell'ex
monopolista. Vende, a chi non chiede nulla, prodotti che non gli servono e
con modalita' poco ortodosse (si rasenta la truffa). Fa perdere un mese e
mezzo ad altri clienti che devono implorare per ottenere un servizio che gli
occorre.
Purtroppo, come tutti gli italiani sanno, questa inefficienza ricade sui
portafogli e purtroppo temiamo che la situazione possa anche peggiorare.
Perche'? TelecomItalia ancora mantiene una posizione dominante sul mercato
italiano: oltre il 40% del fatturato nella telefonica mobile e percentuali
che sfiorano l'80% nella telefonia fissa (compresa l'adsl). I ricavi sono in
crescita.
Nel contempo, nonostante tutti gli artifici finanziari adottati (a
cominciare dalla fusione con Tim), sul groppone di TelecomItalia rimane il
peso di 41,315 miliardi di euro, un numero che tradotto il lire equivale a
circa 80.000.000.000.000 (ottantamila miliardi). Un macigno che non e' stato
scalfito da quando nel 2001 Marco Tronchetti Provera' compro' la societa' da
Roberto Colaninno che aveva scalato la Telecom pochi anni prima. La
caratteristica comune delle due scalate e' che i due imprenditori non
avevano i soldi per pagare e si sono indebitati, “cedendo” poi i debiti alle
finanze della stessa Telecom. Un giochino tollerato dalle autorita' di
controllo e dalla politica.
Quindi, nonostante i vantaggi di cui gode TelecomItalia (di natura normativa
e perche' abusa della sua posizione dominante), la societa' e' in crisi,
tanto che in Borsa il titolo Telecom e' passato dai circa 6 euro del 2001
agli attuali 2 euro (circa).
Ora, Marco Tronchetti Provera ha un'urgenza. Alcuni soci che gli permettono
di mantenere il controllo vogliono lasciare e quindi o il Presidente trova
altri soldi oppure la minaccia di nuovo cambio del vertice o l'ingresso di
nuovi soci forti si fa realistica.
Tra le ipotesi che circolano c'e' l'interessamento di Rupert Murdoch, quello
di Sky, la tv satellitare. Nessuno ne parla, ma a parte TelecomItalia, le
piu' importanti concorrenti dell'ex-monopolista sono quasi tutte controllate
da gruppi stranieri: Vodafone e' inglese, 3 e' della cinese Hutchison Wampoa,
Wind e' dell'egiziana Orascom. Quest'ultima societa' ha gia' annunciato di
voler acquisire Tiscali o Fastweb.
Se l'ipotesi Murdoch si concretizzasse, si avrebbe che tutti i grandi
operatori di telefonia sarebbero in mano a stranieri o nella loro orbita.
Non ci spaventa uno scenario simile, se fosse determinato dal mercato.
Temiamo, pero', che di fronte al “pericolo straniero” la politica italiana
si inventi qualche escamotage che, permettendo il mantenimento in mano
“amiche” di TelecomItalia, perpetui il sistema italiano continuando a
danneggiare consumatori privati e imprese.
|