Liberalizzare l' ultimo miglio altrimenti
per gli utenti andrà sempre peggio. Interrogazione parlamentare al
ministro Gentiloni.
La paura dello straniero potrebbe perpetuare i disservizi e gli alti costi
per gli utenti italiani della telefonia. Stiamo parlando delle ipotesi
di accordo tra TelecomItalia e Rupert Murdoch di Sky. Il Governo avrebbe
imposto il vincolo di controllo italiano ad un eventuale ingresso del
magnate australiano nella catena societaria che controlla l'ex
monopolista. Altre indiscrezioni parlano di un possibile accordo tra
TelecomItalia e Mediaset di Silvio Berlusconi, favorita dalla sua
italianita'.
Insomma entro l'estate lo scenario delle tlc italiane dovrebbe cambiare
in un senso o nell'altro, per abbracciare il “nuovo” perche' le
aziende si attrezzino per offrire contenuti (telefonate, telefilm,
internet) su diverse piattaforme a cominciare dalla banda larga.
E invece no. Chiunque sara' il nuovo socio di Tronchetti Provera e
Benetton (che attualmente controllano il presunto ex monopolista
tramite la societa' Olimpia) verra' consolidato il vecchio, ovvero
una insopportabile posizione dominante: attualmente oltre il 40% del
fatturato nella telefonia mobile e percentuali che sfiorano l'80% nella
telefonia fissa (compresa l'adsl).
I livelli di inefficienza sono ben chiari ai consumatori ed anche alle
aziende (ma perche' le associazioni di imprese – artigiani,
cooperative, commercianti- sono mute su questo tema? Eppure la
nostra associazione riceve centinaia di segnalazioni da piccoli
imprenditori, negozianti che subiscono i disservizi e gli alti costi
derivanti dall'attuale assetto del settore).
A noi poco interessano gli scenari finanziari e non ci spaventa lo
straniero, pero' diciamo che le prospettive per i consumatori sono
fosche. Che ne sarebbe dei concorrenti se un unico operatore
potesse offrire sulla rete Telecom i contenuti di Mediaset o di Sky.
Altro che concorrenza, avremmo un Grande Fratello obbligato. Non
potremmo farne a meno (come adesso di TelecomItalia).
A meno che non sara' sciolto il nodo centrale che blocca il settore,
e cioe' la gestione dell'ultimo miglio, che rimane in capo a
TelecomItalia eredita' dell'azienda pubblica e pagata in decenni dai
contribuenti. L'attuale normativa impone all'ex-monopolista solo che
affitti il cavo che arriva alle case e alle aziende italiane. La
gestione (manutenzione, riparazione, ecc.), invece, la effettua comunque
TelecomItalia, che ovviamente approfitta di questi fattori per
danneggiare i concorrenti, costringendo gli utenti spesso a ritornare
nell'”alveo originario” di mamma Telecom.
Con questo assetto e' impossibile che possa svilupparsi una reale
concorrenza. Per questo abbiamo gia' presentato un'interrogazione
parlamentare perche' nell'immediato vengano liberate le frequenze
radio a banda larga (wi-max) al momento utilizzate dal ministero della
Difesa. In questo modo, non ci sarebbe obbligo per i gestori alternativi
di appoggiarsi ai cavi Telecom.
22/06/2006 Tecnologia WI-MAX e finirebbe il Potere di Telecom sull' Ultimo Miglio?
Presto ne proporremo un'altra al ministro delle Comunicazioni Paolo
Gentiloni, affinche' indichi quali siano le sue intenzioni in relazione
all'ultimo miglio: vorra' confermare l'attuale situazione come ha di
recente affermato l'Autorita' delle Comunicazioni?
20/07/2006 Liberalizzazione Inesistente senza Risolvere il Nodo Telecom
Oppure, anche in vista del probabile consolidamento dello strapotere di
TelecomItalia, ha in mente iniziative liberalizzatrici? L'ottimale
sarebbe portare in una societa' pubblica la proprieta' e la gestione
dell'ultimo miglio (sul modello di quanto accaduto per l'energia
elettrica con Terna).
La prima interrogazione e' ancora senza risposta e questo ci fa
riflettere in merito alle intenzioni del Governo. E' realmente
interessato alla liberalizzazione dei servizi? E' realmente convinto che
la competitivita' passi per la modernizzazione? Oppure ha paura di
scalfire interessi altolocati?
Domenico Murrone, consigliere Aduc
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01/08/2006 Due storie esemplari su Telecomitalia Disastro gestionale e debiti per 40 miliardi di euro. Le concorrenti sono in mano a stranieri e per evitare che Telecom finisca in mano non italiane...
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