Il
grimaldello per separare il destino della rete Internet italiana da quello
(precario) di Telecom Italia c'e': obbligare il fornitore del servizio
universale ad erogare anche connettivita' a banda larga per tutti ad una
velocita' di 1 o 2 mega. Per questo invitiamo tutti i cittadini a
rivolgere un appello a chi ha un ruolo nella definizione di queste regole
(Governo, Parlamento, Autorita' per le garanzie nelle comunicazioni e
altri).
Premessa.
Il Governo annuncia mega piani per digitalizzate il Paese e poi … rinvia,
non decide, non ci mette i soldi. Basata sul doppino in rame, la rete
italiana non reggera' a lungo. I vecchi fili devono con urgenza essere
sostituiti con fibra ottica. Il limite di saturazione della rete, di
proprieta' di Telecom Italia, e' vicino e gia' non sopporta le crescenti
richieste di famiglie e imprese italiane, il problema non e' solo di
fornire banda larga ai paesi montani.
Convenienza.
Tutti gli studi concordano:
- in Italia c'e' una fetta importante di utenti (residenziali o
professionali) che non dispongono di banda larga per connettersi a
Internet;
- l'estensione a tutti della banda larga produrrebbe vantaggi diretti e
indiretti, economici e sociali. Si pensi alla possibilita' reale che si
sviluppi il telelavoro:
a) maggiore competitivita' delle imprese,
b) migliori servizi da parte della pubblica amministrazione ai cittadini,
c) minori costi di trasporto, minore inquinamento, freno al calo
demografico nei piccoli centri montani, ecc.);
Ostacoli.
Il dominio di Telecom Italia e' pressoche' assoluto sulla rete fissa,
nonostante i tanti concorrenti. La proprieta' della rete dell'ultimo
miglio (le centraline e i cavi che arrivano a casa o in azienda) da parte
dell'ex monopolista e' un ostacolo allo sviluppo. Non ha i soldi per
investire sulla rete, ma e' obbligata a tenersela, essendo l'unico
strumento per mantenere la sua centralita' e i suoi privilegi sul mercato
italiano. Quindi Telecom Italia non ha convenienza a 'vendere' questo
patrimonio (che negli ultimi lustri ha trascurato, riducendo al lumicino
le spese per mantenerlo e rinnovarlo). L'attuale assetto proprietario di
Telco, la societa' che controlla Telecom Italia, e' una contraddizione: da
una parte soci italiani a salvaguardia dell'italianita', che hanno gia'
subito pesantissime perdite dall'investimento, e non hanno voglia di
investire altri soldi; dall'altra Telefonica, il gestore spagnolo (socio
di maggioranza relativa) che ha come principale obiettivo quello di
frenare lo sviluppo di Telecom Italia in Argentina e Brasile, mercati in
forte crescita nei quali Telefonica e' in competizione col gestore
italiano.
Uno stallo avallato da scelte politiche che potrebbero rivelarsi pura
cancrena per il nostro futuro digitale, in quanto collega il destino di
una societa' privata a quello di milioni di persone e di aziende.
Il servizio universale.
Telecom Italia non mollera' l'osso (la rete), per rimanere all'infinito
l'unico operatore in grado di offrire il servizio universale: quell'insieme
di servizi minimi che il gestore incaricato deve garantire a tutti a
prezzi accessibili. In Italia i servizi essenziali minimi sono descritti
nel Codice delle comunicazioni elettroniche (D.lgs. 259/2003): servizio
voce, fax e connessione a Internet. In particolare il secondo comma
l'articolo 54 del codice stabilisce che occorre "consentire un efficace
accesso ad Internet.".
Questa formula, pero', non e' da leggere in senso letterale. Infatti, cio'
a cui e' obbligata Telecom Italia e' solo la possibilita' di collegamento
alla Rete in modalita' analogica (56k), una velocita' che oggi e' da
ritenere del tutto inefficace, viste le potenzialita' di Internet.
La fornitura di un accesso veloce a Internet con un minimo garantito di 1
o 2 mega e' gia' legge in Svizzera e Finlandia. Parliamo di minimo
garantito, perche' le velocita' effettive sono molto ma molto superiori.
Rimedi.
Visto lo stallo attuale, prevedere sin da subito un livello minimo di
velocita' di 1 o 2 mega per tutti (al pari del servizio voce) anche in
Italia, potrebbe dare una decisiva spallata. Costringerebbe Telecom Italia
o a trovare azionisti veri, disposti a investire oppure a cedere ad un
nuovo soggetto la propria rete. Cosi' da una parte la societa' ex
monopolista, con i soldi ricavati dalla vendita, ripianera' i debiti;
dall'altra la nuova societa' avra' nella propria pancia tutta
l'infrastruttura di base da cui partire per far arrivare la fibra ottica
nelle case e nelle aziende italiane. Nel nuovo contenitore dovranno
confluire tutte le reti costruite da moltissimi enti locali o da aziende
municipalizzate e degli altri gestori privati. La tanto auspicata "societa'
della rete" avra' cosi' solide basi, e potenzialita' enormi per investire
ulteriormente: con introiti che deriveranno dai canoni d'affitto che tutti
i gestori le riconosceranno.
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Di seguito il testo da inviare agli indirizzi in calce
APPELLO
Si', alla banda larga per tutti, subito
Nell'ambito delle proprie responsabilita' la invito perche' si adoperi per
introdurre, nell'ambito del servizio universale, la connessione a Internet
a velocita' minima di 1 o 2 mega.
Sarebbe cosi' sbloccato l'attuale stallo della Rete italiana, con Telecom
Italia e le sue decennali difficolta' strategiche e finanziarie.
Non operando con tempestivita', si continuera' invece a collegare il
destino di una societa' privata a quello di milioni di persone e di
aziende e dell'intero Paese.
Cordiali saluti
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