A sentire i sostenitori della proposta di legge
del ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, e lo stesso ministro,
sembrerebbe che il limite del 45% agli introiti da spot per ciascuna azienda
del settore, sia una cosa saggia per garantire concorrenza e mercato. E si
cita anche l'esempio degli Usa dove i tetti sono stabiliti. Dimenticando che
negli Usa non esiste un gigante pubblico come la Rai che, oltre alla pubblicita' ha anche la tassa/canone, tra l'altro pagata –per il mero
possesso di un apparecchio tv- anche da chi non vede mai la Rai e vede solo
Mediaset. E' evidente che il gioco della parti, spacciando la propria per
quella al di sopra delle parti e garante della liberta', viene combattuto
senza risparmiarsi alcun tipo di arma, anche quella della presunta
stupidita' di chi ascolta: un'arroganza che, per chi e' al potere, non e'
nuova e che soprattutto gli utenti vivono sulle propria pelle sulle proprie
tasche.
Perche' la proposta del ministro fosse credibile, occorrerebbe che la Rai
non avesse piu' il canone/tassa e non fosse piu' la tv del servizio pubblico
radiotelevisivo, ma una qualunque azienda privata a cui, per esempio,
fossero stati appaltati dopo una gara una serie di servizi di pubblica
utilita'. Ma cosi' non e' e, per il momento, questo e' solo un obiettivo
di poche persone come noi.... ma che tanto poche non sono, perche', quando
agli italiani alcuni anni fa fu chiesto con un referendum se volevano una
Rai privatizzata, la risposta fu positiva. Ma il quesito di quel referendum
era in chiave possibilista e non perentoria, per cui, come spesso fa il
nostro legislatore, delle opinioni degli elettori "se ne fa un baffo".
Se oggi esiste un duopolio dell'informazione tv, la responsabilita' non e'
tanto di chi si e' fatto spazio per cercare di essere sul mercato in modo
competitivo (Mediaset), ma della Rai e dei legislatori. Nulla infatti e'
stato fatto per impedire che la Rai avesse una posizione dominante di
mercato, continuando a competere con il privato Mediaset che, per non farsi
schiacciare, ha dovuto assumere (e gli e' stato concesso) le medesime
dimensioni del concorrente. Nulla e' stato fatto per impedire la
manomissione in modo inequivocabile del mercato, della sua espansione e la
possibilita' per altri attori di essere altro che briciole (come per esempio
La7).
Lo scontro a cui stiamo assistendo in questi giorni e' dunque una farsa,
perche' non e' in gioco la liberta' d'informazione e di mercato. La Rai
e il ministro Gentiloni difendono l'assetto attuale ammazza-mercato e
Mediaset difende il proprio diritto d'intraprendere, diritto che -pur agendo
come l'altro braccio del duopolio- gli e' stato concesso in questi termini
di altrettanto ammazza-mercato.
Noi utenti, allo stato, abbiamo solo poche armi. Quella disperata e
illegale dei tanti che, decidendo di essere evasori fiscali, non pagano la
tassa/canone facendo gli gnorri rispetto al possesso di un apparecchio tv, e
quella civica e legale di chi, come noi, cerca di sensibilizzare cittadini e
legislatori a partire dall'abolizione del canone/tassa, che peroriamo con
una petizione (www.aduc.it/dyn/rai).
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