E' stata inaugurata ufficialmente oggi pomeriggio
a Nairobi, la prima sede Rai per l'Africa Sub-Sahariana, diretta dal
giornalista Enzo Nucci. La soddisfazione del mondo missionario con
l'invito a "continuare la partita".
È un piccolo
segnale, ma pur sempre importante perché destinato a dare voce ad un
punto di vista finora ignorato. E' stata inaugurata ufficialmente oggi
pomeriggio a Nairobi, la prima sede Rai per l'Africa Sub-Sahariana: un
centro di corrispondenza dedicato alla memoria di Ilaria Alpi, Miran
Hrovatin e Marcello Palmisano, la giornalista e gli operatori
dell'informazione Rai, uccisi in Somalia nel'94 e nel '95. L'ufficio è
stato affidato ad Enzo Nucci, inviato speciale proveniente dal Tg3, che
ha già seguito i conflitti nella ex Jugoslavia, Kossovo, Afghanistan,
Iraq, ed è autore di numerosi reportage da Congo, Zimbabwe, Somalia,
Sudafrica, Iran.
Per l'occasione, nella capitale del Kenya, sono arrivati il direttore
generale della tv pubblica, Claudio Cappon e rappresentanti del governo
per sottolineare il valore di una presenza, nata dall'esigenza, spiega
la Rai, di “raccontare un continente in rapida ed impetuosa
trasformazione ma ancora attraversato da grandi conflitti”.
Ma c'è di più perché se si è raggiunto il traguardo, bisogna dire grazie
anche al mondo missionario che nell'autunno del 2005 si era mobilitato
per denunciare il silenzio mediatico su un continente che invece, nel
bene e nel male, ha disperatamente bisogno di visibilità. Oggi, le
riviste missionarie riunite nella Fesmi esprimono la loro soddisfazione,
chiedendo tuttavia un salto di qualità nell’informazione televisiva.
”Vinto il primo round – scrive la Fesmi nell'editoriale comune delle
riviste di questo mese - c’è ora da continuare la partita. La
soddisfazione per un traguardo raggiunto non deve abbassare il livello
di guardia. L’informazione, l’abbiamo detto e lo ripetiamo, è la prima
forma di solidarietà. Perciò riteniamo che ora si debba insistere, per
alzare ulteriormente nel pubblico italiano il tasso di consapevolezza
delle questioni internazionali e, specificamente, il grado di conoscenza
della realtà del Sud del mondo. A poco servirebbe una sede in Kenya
(così come le altre aperte di recente in India e Turchia) se poi
l’approccio alle notizie e il taglio dei servizi rimanesse quello oggi
predominante, tendenzialmente sbilanciato sui fatti negativi e clamorosi
(guerre, catastrofi ambientali ecc.) e poco capace di cogliere i
cambiamenti positivi, le novità all’orizzonte, il vissuto della gente e
la sua voglia di futuro”. Al contrario, “c’è tutto un mondo - donne e
uomini che vogliono essere protagonisti del loro domani, una società
civile in crescita, culture e tradizioni ricchissime - che merita
d’essere raccontato”.
Ma è realmente possibile credere in un'inversione di tendenza? “Sarà
molto difficile cambiare la mentalità dei telespettatori, visto che si
va avanti con i reality”, ha spiegato nei giorni scorsi Enzo Nucci,
convinto tuttavia, che “in ogni caso la presenza della Rai in Africa 365
giorni l’anno servirà a invertire la tendenza, a far luce su questo
continente che conosciamo poco, a raccontarne le mille contraddizioni,
cercando di demolire gli stereotipi”.
Un esempio? La prima produzione della sede Rai di Nairobi, un servizio
di circa 18 minuti di Enzo Nucci, realizzato sui Monti Nuba, con la
partecipazione di padre Renato Kizito Sesana, missionario comboniano da
anni attivo in Kenya e Sudan. Al centro del reportage, in onda stasera,
alle 23, su Rai Tre, la voglia di rinascita dei giovani di quella etnia
e il loro desiderio di istruzione e di crescita. Da non perdere...
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