La notizia, pubblicata il 2 novembre, dal Washington Post relativa ai “black
sites” della CIA nell’Europa orientale non mi ha particolarmente impressionato
perché non fa altro che confermare quanto il rispetto per i Diritti umani sia
diventato un optional per il Governo americano.
Basti pensare che l’esistenza e la collocazione degli Edifici è nota solo a
pochissimi funzionari negli USA e, di solito, soltanto al capo di Stato e a
pochi importanti funzionari dell’intelligence di ogni Paese ospitante.
Di fatto non si sa nulla sull’identità dei detenuti, su come vengono interrogati
o delle decisioni sul tempo di detenzione.
Come un film Horror, i protagonisti vengono risucchiati da un buco nero per poi
scomparire nel nulla!
Grande esempio di Democrazia, non c’è che dire!
A
suggerire a Diana Priest – autrice dell’articolo sul Washington Post - che uno
dei “ Buchi neri” potrebbe trovarsi in Polonia è un’organizzazione non
governativa statunitense denominata “Human rights watch”.
Questa rivelazione acquista spessore dopo la pubblicazione di un articolo sulla
“Gazeta Wyborca” in cui si accenna di un aereo della CIA atterrato nel nord del
Paese.
Varsavia, naturalmente, nega immediatamente l’esistenza di una prigione segreta
e per Barroso, Presidente della Commissione Europea, la smentita del governo è
sufficiente.
Sembra che in seno all’Unione Europea si tema quello che potrebbe succedere se
si scoperchia il pentolone.
Bruxelles ha già il suo da fare con i nuovi dieci membri dell’Unione e con tutti
i Paesi che entreranno a far parte del gruppo nei prossimi anni.
Barroso, quindi, ritiene che non convenga a nessuno scoprire la verità,
soprattutto quando una delle parti coinvolte è
la Polonia.
Nel caso in cui la verità venisse fuori ad ogni costo, tutti sono pronti ad
ascrivere eventuali responsabilità per il carcere segreto al vecchio governo, al
precedente presidente polacco e all’ex capo dei Servizi segreti polacchi.
D’altra parte già esistono dissapori con il più grande, problematico e nuovo
Stato membro per cui è preferibile evitarne dei nuovi.
In mezzo a tutto questo bailamme di interessi ed omertà, i prigionieri
continuano ad essere torturati ed uccisi nel più completo menefreghismo
mondiale mentre i Media ricevono l’ordine di non dare troppa pubblicità alla
faccenda.
Tanto per parafrasare Erich Maria Remarque…..” niente di nuovo sul fronte….”
Ad onor di cronaca bisogna, tuttavia, riconoscere che gli Stati Uniti non sono
gli unici a dilettarsi in queste tecniche e che molti luoghi di tortura segreti
esistono in varie parti del Mondo.
In un precedente articolo ho avuto modo di parlare dei Gulag nella Corea del
Nord, ma non dobbiamo dimenticare Israele, i Territori occupati, il Brasile,
l’Egitto, l’India, l’Iran,
la Repubblica
democratica del Congo, l’Argentina, il Laos, il Kenya,
la Repubblica
popolare cinese,
la Sierra Leone
ed altri ancora.
Il discorso non interessa solo i Paesi non democratici dell’Africa, dell’Asia e
dell’America Latina segnati da forti tensioni sociali, politiche e religiose.
La segregazione e la tortura sono diffusissime anche nelle Democrazie
occidentali con una vera e propria escalation avvenuta dall’inizio della guerra
globale al terrorismo, che ha ridotto ovunque gli standard di tutela dei diritti
dei detenuti.
Non c’è da stupirsi se si pensa al continuo flusso di denaro, che passa
attraverso molti Paesi grazie all’acquisto di tutti quegli strumenti, che fanno
della tortura uno dei mezzi più diffusi per violare i Diritti umani.
Stupore ed indignazione, invece, nello scoprire che tra i prodotti più richiesti
negli ultimi anni ci sono gli strumenti per l’elettroshock (attrezzi in grado di
infliggere danni fisici non evidenti, ma in grado di produrre il massimo del
terrore).
Ecco alcuni dati: l’elettroshock è stato effettuato in oltre sessanta paesi: in
almeno venti Paesi sono stati usati bastoni e pistole appositamente costruite
per essere usati su esseri umani; più di centoventi imprese dislocate su
ventidue Nazioni sono state coinvolte nella produzione, nella vendita, nella
diffusione e nella fornitura di simili equipaggiamenti.
Si pensi agli enormi guadagni e molte tessere del mosaico del terrore andranno
collocate al loro posto!
Quando si parla di “Buchi neri” e violazione continua dei Diritti umani non si
può evitare di commentare un decreto approvato dal Presidente Bush: “USA PATRIOT
ACT” che ha offerto una copertura legale a tutto questo orrore.
Approvato il 24 ottobre 2001 sull’onda dell’emozione provocata dagli attacchi
dell’11 settembre e passato al Senato con 98 voti a favore ed uno solo
contrario.
Per dirla con parole semplici, questo documento di 342 pagine, redatto
teoricamente in 43 giorni – insieme ad altre leggi e decreti presidenziali -
conferisce al Governo americano il diritto di fare “ciò che vuole” e l’alibi per
questa “presa di potere” è stato fornito dalla lotta al terrorismo senza neppure
spiegare, nel decreto stesso, cosa poi si intenda per “azione terroristica”.
L’USA PATRIOT ACT definisce terroristica qualsiasi attività che preveda atti
pericolosi per la vita umana, che rappresentano una violazione delle leggi
anticrimine degli Stati Uniti e di “qualsiasi Stato” o che paia
finalizzata a “intimidire o coartare la popolazione civile e a influenzare la
politica di governo attraverso l’intimidazione e la coercizione”.
A leggere con attenzione ci si rende conto che il campo di una possibile
applicazione del Decreto è vastissimo e potrebbero addirittura rientrarci le
forme di protesta legittime e pacifiche.
Il Presidente Bush – evidentemente poco soddisfatto dal Patriot Act – emana, il
13 novembre 2001 -, il “ Militare Ord on the Detention, Treatment, and Trial of
Certain Non-Citizens in The War Against Terrorism” (detenzione, trattamento e
processo di certi non-cittadini nella lotta contro il terrorismo).
Una vera e propria Ordinanza militare, che legalizza la detenzione
potenzialmente illimitata di chiunque “privo di cittadinanza” sia accusato di
terrorismo, autorizzando nel contempo che gli imputati siano “processati” da una
Commissione segreta militare senza alcuna possibilità di revisione di giudizio.
Ma non basta….Il Presidente americano può decidere di mandare chiunque davanti
ad un Tribunale segreto, che lo processa, lo giudica colpevole e lo condanna –
compresa la condanna a morte – senza che l’Opinione pubblica abbia
accesso ad alcuna prova e neppure agli elementi della difesa.
Ed ancora più grave: senza che l’Opinione pubblica ne sia informata.
Confesso di provare una paura viscerale di fronte ad un’Ordinanza redatta in
tali termini.
Il Presidente Bush apre le porte ai Tribunali Speciali con una legislazione, che
ricalca quella della Germania Nazista e dell’URSS staliniana e – per non farsi
mancare nulla - le aggiunge un tocco sadico alla Pinochet!
Se lo Stato di Polizia era già in atto nelle questioni interne, con il Patriot
Act (si leggano a tale proposito le 25 sezioni del Titolo II e le 8 del
Titolo V della legge, disponibili sul sito della Camera dei Rappresentati
statunitensi) la guerra in Afghanistan e l’Ordine militare presidenziale del
Novembre producono all’estero una realtà da Stato di Polizia Internazionale.
Realtà, che si è ben consolidata successivamente con la guerra in Iraq.
Il Patriot Act conferisce, inoltre, agli agenti federali il potere di perquisire
segretamente l’abitazione di una persona, di controllare – in qualsiasi momento
- i siti Internet visitati dalla stessa persona, d’intercettare le sue
telefonate senza nessun permesso di un Giudice, d’intercettare i messaggi di
posta vocale e di fornire all’FBI ed ai Servizi Segreti le eventuali
testimonianze segrete che questa stessa persona ha rilasciato dinanzi ad una
Giuria Speciale.
L’incredibile è raggiunto quando si legge che le informazioni possono includere
anche le cartelle cliniche, i referti di salute mentale, la documentazione di
carattere finanziario, l’elenco delle videocassette o DVD noleggiati, i libri
acquistati, le impronte digitali, campioni del DNA prelevati dai capelli, il
libretto di lavoro ed altro ed altro ancora!
E, nel marasma generale, i Giudici possono solo emettere Ordinanze senza nessun
potere discrezionale!
Giunti a questo punto, se proviamo a sostituire alla frase “Sicurezza dello
Stato” l’altra più precisa “Controllo Totale” abbiamo il quadro
preciso della Società nella quale ci stanno costringendo a vivere.
La nostra Libertà come la nostra Privacy sono state “risucchiate in un Buco
nero” senza nessuna consapevolezza da parte nostra ed è inutile rallegrarci al
pensiero che questi controlli possono essere applicati solo in presenza di
presunti terroristi perché nessun limite è stato dato al “Controllo Totale” e
non c’è più tempo per ignorare la realtà, che ci circonda.
Nessuna sorpresa, quindi, per l’esistenza delle prigioni segrete nell’Europa
dell’Est dal momento che la prigione di “Guantanamo” è una creazione degli
stessi individui.
Guantanamo un “Buco nero” sotto gli occhi di tutti dove i prigionieri vivono in
celle di due metri per due, con un tetto di lamiera e con recinzioni fatte da
filo spinato da farle somigliare a delle Gabbie di animali in piena regola.
Un “non luogo” dove i venti fischiano forte e dove il sole raggiunge i
40 gradi
centigradi sin dalle prime ore della mattina.
Un posto dove non è possibile mai dormire dal momento che la notte vengono
accesi sedici potenti fasci di luce mentre le sentinelle situate su quattro
torrette spiano anche il più piccolo movimento.
Già…stiamo parlando del famigerato campo Delta, che ha sostituito in modo “
encomiabile” il campo X Ray, ormai invaso da folta vegetazione e definitivamente
abbandonato.
Un inferno nel quale le condizioni di detenzione sono tali che il campo ha
registrato trentadue tentativi di suicidio, secondo il capitano John Edmondson,
il chirurgo che dirige l’ospedale.
Centodieci detenuti sono in cura per turbe psicologiche, comparse a seguito di
depressioni.
Tutto questo avviene perché “l’amministrazione Bush rifiuta di considerare i
“nemici combattenti” come prigionieri di guerra, mentre nega loro il diritto di
essere deferiti davanti a un Tribunale competente per determinare il loro status
giuridico, come è invece previsto dalla terza Convenzione di Ginevra, ratificata
dagli Stati Uniti” (Wendy Patten, direttrice della sezione giustizia di Human
Rights Watch).
Ulteriori commenti penso siano superflui, tali Luoghi di detenzione parlano
da soli e rievocano immagini lontane nel tempo.
I lager nazisti sono stati di esempio per coloro che detengono il Potere
economico e quello delle Guerre.
Una triste evoluzione è in atto: i “Liberatori” si sono trasformati in carnefici
sotto gli occhi indifferenti del Mondo intero.
George Orwell aveva ragione nell’affermare che “ In un’epoca di menzogne
universali, dire la verità è un atto rivoluzionario”
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