Oggi il consumatore ha un alto livello di consapevolezza dei rapporti
dieta-salute, così è sempre più in cerca di un valore aggiunto nel prodotto.
Ecco che i claims nutrizionali, salutistici e ambientali non possono far altro
che attirarne l’attenzione. E questo le aziende lo sanno. Per errore o per
dolo sono tanti i casi in cui la legge in materia non viene rispettata. Tra il
2007 e il 2011 i provvedimeti nel settore emanati dallo IAP sono stati 22 e 93
per il settore degli integratori. Nel 2012 l’Antitrust ha invece comminato 27
sanzioni per prodotti e 13 per integratori alimentari.
Il tema della comunicazione commerciale dei prodotti e degli
integratori alimentari è stato al centro di un confronto tra
istituzioni, imprese e consumatori a cura dell’Autorità Garante della
Concorrenza e del Mercato e dell’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (IAP)
e che si è svolto oggi a Roma
I casi, raccontati nel corso della giornata di studio, non mancano. Ed è
cosi’ che ci si può
trovare davanti a prodotti dal “Gusto leggero senza zucchero“,
ma nella realtà con una quantità di zuccheri maggiore a quella prevista dalla
legge per la dicitura ‘ senza zucchero’. Oppure ci si può imbattere in
comunicazioni di integratori che denigrano alimenti e una dieta sana e
variata: “Antiossidanti? Cosa c’è di meglio di frutta e verdura? Il
prodotto xxx!”.
Si tratta di esempi che non possono non indurre in errore il consumatore
medio, non sempre con alte capacità di decodificazione dei messaggi e, come
accennato, sempre più attratto dal valore aggiunto che i prodotti possono
apportare in chiave nutrizionale, dietetica e ambientale. “L’Autorità – ha
detto il Prof. Giovanni Pitruzzella, Presidente dell’Autorità Garante
della Concorrenza e del Mercato- ritiene fondamentale l’informazione
al consumatore perche’ solo un consumatore informato è consapevole quando
compie delle scelte di acquisto e così concorre alla concorrenza del mercato”.
Un obiettivo che per essere raggiunto necessita secondo Romano Marabelli,
Capo Dipartimento della sanità pubblica veterinaria, della sicurezza
alimentare e degli organi collegiali per la tutela della salute del
Ministero della Salute “di meccanismi preventivi per garantire contenuti
adeguati sia in termini di etichettatura che di informazione nutrizionale”.
Marabelli ha inoltre sottolineato “la definizione di un protocollo di intesa
che stabilisca uno scambio di informazioni tra le nostre istituzioni.
Condivido la realizzazione di un documento di indirizzo su punti meritevoli di
riflessione utili per i consumatori e i produttori”.
Diverse le proposte di Robero La Pira, Direttore de
Il fatto alimentare che
punta il dito contro l’Antitrust: “La sensazione è che All’Antitrust la
postazione sulla pubblicita’ sia sguarnita. E’ necessario potenziare gli
uffici: le sentenze sono poche e arrivano troppo tardi, dopo 6 mesi!”.
Più sentenze, tempi più veloci, multe più salate ma, soprattutto pubblicità
delle condanne: “O si comunica la censura oppure è una sentenza avulsa dal
contesto”, ha sentenziato La Pira che conclude : “E’ vero che il
settore si è moralizzato, ma il vizietto di ingannare il consumatore è rimasto
nel cuore di molte aziende”.
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