I chiarimenti di Benedetto XVI non sono
bastati a calmare le acque. Se i Fratelli Musulmani hanno accolto
positivamente le parole dell'Angelus, in alcuni settori del mondo
islamico, il livello della protesta rimane alto.
I chiarimenti di Benedetto XVI non sono bastati a calmare
le acque della politica. Se i Fratelli Musulmani hanno accolto
positivamente le parole dell'Angelus, come del resto la stragrande
maggioranza del mondo islamico (dai leader religiosi indiani al gran
muftì della Siria), in alcuni settori il livello della protesta
rimane alto. E stamani, ha fatto sentire la sua voce anche al-Qaeda.
In un comunicato pubblicato su internet, la cellula irachena
dell'organizzazione invita a proseguire la guerra santa fino alla
"sconfitta" dell'Occidente. Un dovere morale di fronte alla "alla
denigrazione che il Papa Benedetto XVI ha fatto dell'islam e della
jihad".
''Ai seguaci della croce - si legge nel documento - diciamo:
Preparatevi alla sconfitta. Ai tiranni e agli infedeli diciamo:
aspettatevi ciò che vi affliggerà. Noi proseguiamo con la nostra
Jihad e non ci fermeremo finché un solo vessillo sventolerà sul
mondo. Spezzeremo la Croce. Allora avrete soltanto due scelte:
l'islam o la spada o la morte". Intanto, a Bassora, nel sud
dell'Iraq, durante una manifestazione è stata bruciata un'effige del
papa (nella foto) e delle bandiere americane e tedesche in segno di
protesta. I manifestanti - circa 500 persone che reclamavano le
scuse del papa - hanno risposto all'appello di un capo religioso
sciita, Mahmoud al-Hassani, riunendosi davanti alla sede del
Governatorato di Bassora.
Ma anche in contesti cosiddetti moderati, le dichiarazioni
continuano ad essere pesanti. In Egitto, il noto ed influente
predicatore islamico, lo sceicco egiziano Youssif al Qardawi,
propone per venerdì prossimo una "giornata della rabbia ragionata ed
antiviolenta". Anche perché, le parole del papa all'Angelus "non
sono scuse, ma accuse all'Islam". La Malaysia, che attualmente
presiede l'Organizzazione della conferenza islamica, si è dichiarata
insoddisfatta delle precisazioni di Benedetto XVI. "In tutto questo
tempo, - ha detto il ministro degli Esteri, Syd Hamid Albari - i
musulmani si sono sentiti oppressi, e la dichiarazione del papa
secondo la quale si rammarica della reazione furiosa è inadeguata
per calmare la rabbia, tanto più che egli è il più alto dirigente
del Vaticano".
Stesso concetto espresso dal governo iraniano che ieri, ha convocato
il nunzio apostolico a Teheran, considerando non sufficienti le
dichiarazioni del papa. Benedetto
XVI, ha spiegato il portavoce del governo, Gholam Hossein Elham, ''deve
dire che quello che aveva affermato è sbagliato''. Elham ha
denunciato quello che ha definito ''un complotto dei Sionisti, che
per continuare a commettere i loro crimini, hanno usato in modo
distorto le parole del papa''. Perciò, ha aggiunto il portavoce del
governo, pur giudicando ''positive'' le parole pronunciate durante
l'Angelus, la Repubblica islamica ritiene che Benedetto XVI, ''per
chiarire le cose, debba parlare in modo più chiaro e trasparente''. E
dulcis in fundo, la Guida suprema iraniana, ayatollah Ali Khamenei,
ha chiamato tutti i musulmani alla ''vigilanza contro i complotti
che prendono di mira l'Islam e i suoi valori sacri''
17/09/2006 Archivio Notizie Papa ed Islam
Archivio Vaticano
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