Il rammarico del papa per la crisi con il mondo
islamico, derivata dalle parole su Maometto nella sua lectio magistralis
in Germania, non convince e non placa l'ira del mondo musulmano, che la
rete terroristica di al Qaida con roboanti messaggi incita alla presa di
Roma. Altri due comunicati pubblicati su Internet, firmati da gruppi
militanti di al Qaida in Iraq, insultano il papa e minacciano il prossimo
crollo delle mura di Roma, che come Costantinopoli cadrà nelle mani
dell'islam.<br><br>
Cogliendo al volo l'occasione offerta dalle parole di Benedetto XVI,
gli autori ignorano le sue spiegazioni nell'Angelus di ieri e
difficilmente anche un mea culpa ufficiale cambierebbe la loro posizione.
L'atteggiamento dei militanti, che per tutto hanno la sola risposta del
terrore, è tuttavia condiviso da commenti e analisi nel rifiuto di
giustificazioni per un giudizio sull'islam considerato inaccettabile e
fondato su pregiudizi. Poco importa se il papa abbia detto che non
riflettono il suo pensiero le parole di condanna della violenza intrinseca
all'islam di Manuele II il Paleologo, da lui citate a Ratisbona.<br><br>
Nulla conta l'appello rinnovato ieri ad un dialogo fra religioni. Il
danno, tutti gli osservatori concordano, è stato fatto. Il rimedio è
lontano e non ben identificato. "Scuse esplicite", chiedono più voci, dal
parlamento egiziano ai musulmani cinesi, 18 milioni peraltro tollerati con
sospetto dal governo di Pechino che non ha rapporti con il Vaticano. Nel
Kashmir indiano, militanti islamici hanno proposto una giornata di
sciopero. <br><br>
E la Guida suprema iraniana, ayatollah Ali Khamenei ha affermato che
quanto detto dal Pontefice è solo "l'ultimo anello" di una catena di
attacchi contro l'islam. Qualcuno, pochi per ora, si lascia andare anche a
scene di violenza, come a Bassora, nel Sud dell'Iraq, bruciando pupazzi di
cartapesta che raffigurano Benedetto XVI. L'ex arcivescovo di Parigi
Monsignor Jean-Marie Lustiger ha denunciato un "fenomeno mediatico al
limite dell'assurdo... coloro che esigono le scuse non hanno letto il
discorso o non l'hanno capito". E di certo nessun organo d'informazione
arabo ha dato la versione integrale dell'intervento all'Università di
Ratisbona, ma, dicono gli analisti, non era difficile immaginarsi che in
un mondo dominato dai media la reazione poteva essere questa. <br><br>
"Avrebbe dovuto calcolarlo", ha detto in Egitto il papa copto ortodosso
Shenouda III. I nunzi apostolici nei Paesi musulmani sono stati incaricati
di fare conoscere il testo del discorso, ma il problema non è convincere i
governi - quelli moderati filo occidentali sono pronti a superare la
crisi, anche se magari non possono dirlo apertamente - ma le "masse
offese" sono facilmente manipolabili da chiunque e per motivi ben meno
seri di un "insulto" al profeta Maometto. La stampa araba mette in guardia
dal pericolo di un "conflitto tra le due più grandi religioni monoteiste
del mondo", come scrive il quotidiano cairota al Sharq. <br><br>
Mentre il saudita al Yom afferma che le idee espresse dal Papa sono
"nel quadro di una corrente di pensiero in accordo totale con le idee
dell'estrema destra degli Stati Uniti sul conflitto tra civiltà. Questa
ideologia fa rullare i tamburi di guerra". L'"errore del Papa equivale a
mille", titola il panarabo Asharq al Awsat, mentre al Hayat avverte che se
"le accuse dell'Occidente non dovessero smettere, il fosso si farà ancora
più profonda, le operazioni terroristiche continueranno, e la lotta
all'estremismo fallirà... la collera musulmana è come un fuoco impetuoso
capace di distruggere tutto
17/09/2006 Archivio Notizie Papa ed Islam
Archivio Vaticano
|