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20/09/2006 Il Caso Milingo, Ambizioni Personali e il Progetto di una Chiesa Parallela (Matteo Spicuglia, http://www.korazym.org)

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L'arcivescovo ricompare con la "moglie", in difesa dei preti sposati. Ma la battaglia contro il celibato non c'entra: i piani sono altri, questa volta senza la setta di Moon. Ne parliamo con Franco Bucarelli, nel 2001 mediatore del caso per la Santa Sede.

È nascosta in due quadernetti verdi la risposta al caso Milingo. Un progetto articolato per destabilizzare la Chiesa in Africa che unisce i gesti eclatanti compiuti negli ultimi anni dall’ex arcivescovo di Lusaka: il 27 maggio del 2001, il matrimonio con l’agopunturista coreana Maria Sung, secondo il rito della setta del reverendo Sun Myung Moon, oggi il nuovo strappo con la Chiesa, attraverso l’associazione “Married Priests Now”, lo strumento per diventare “apostolo dei preti sposati” e chiedere l'abolizione della regola del celibato nella Chiesa cattolica di rito latino. Mons. Milingo ha presieduto fino a ieri sera i lavori della prima assemblea dell’organizzazione, svoltasi in New Jersey a partire da domenica. All'Holiday Inn di Saddle Brook, a pochi chilometri da New York, sono intervenuti diversi preti sposati oltre a mons. George Stallings, sedicente vescovo della congregazione cattolica afroamericana di Washington, realtà non riconosciuta dalla Chiesa e principale promotore dell’associazione di preti sposati.

L’arcivescovo Milingo si è presentato in talare, accompagnato dalla “moglie” Maria Sung, vestita in abiti tradizionali coreani. Un quadretto familiare ricomposto ufficialmente per portare avanti la causa di quei sacerdoti che hanno deciso di lasciare il ministero per amore di una donna. In realtà, dietro la scelta di Milingo (che tra l’altro ha ricevuto un’ammonizione dalla Congregazione dei vescovi) ci sono ben altri piani, gli stessi descritti in quei quadernetti verdi che la Santa Sede riuscì a recuperare nel 2001 dopo una trattativa intensa con la setta di Moon e il ritorno a Roma dell’arcivescovo. Mediatore tra le parti fu Franco Bucarelli, giornalista di lungo corso, per molti anni negli Stati Uniti e fine conoscitore di quel mondo e anche della setta di Moon. Nelle settimane dello scandalo, Bucarelli offrì alla Santa Sede la disponibilità a mediare, gestendo in prima persona i contatti con i moonies e lo stesso Milingo. Anche perché in ballo non c’erano soltanto le scelte stravaganti di un prelato, ma un progetto già pianificato per creare in Africa una sorta di chiesa parallela.

“La Santa Sede agì sostanzialmente per evitare questa situazione, perché la minaccia era seria”, spiega a Korazym.org Franco Bucarelli, secondo il quale “Milingo era funzionale al progetto della setta di Moon che oltre ad essere una lobby politica molto influente, è potentissima sul piano economico”. “Il piano – continua Bucarelli - partiva dalla constatazione che in Africa, l’unica potenza spirituale organizzata è la chiesa cattolica. La soluzione era, dunque, quella di arrivare nel continente con un uomo di chiesa sposato, che desse adito ad altri preti a fare altrettanto per diffondere il credo di Moon, accanto ad una capillare penetrazione industriale ed economica”.

È proprio quanto Milingo appuntò in italiano sui suoi quaderni, di cui la stessa setta ignorava l’esistenza. Fu invece Bucarelli a sottrarli dalla valigetta dell’arcivescovo conservata da Maria Sung, con la scusa che fossero semplici testi liturgici, e a consegnarli all’ex direttore della sala stampa della Santa Sede, Joaquín Navarro-Valls. “Qualche giorno dopo, – spiega - la trattativa si concluse nell’ufficio di Navarro con un patto segreto con il portavoce della chiesa dell’unificazione di Moon, il reverendo Philip Sheanker”. Del resto, “la vicenda stava sfuggendo di mano anche ai moonies, specie quando Maria Sung cominciò lo sciopero della fame, compromettendo la sua salute”. La setta decise così di chiudere definitivamente la partita e durante l’incontro con Navarro, furono riconsegnati tutti gli effetti personali di Milingo (fatto testimoniato da una regolare ricevuta), con la promessa di non ricontattare più l’arcivescovo in futuro. Quindi, i moonies non c’entrano nulla con la nuova fuga dell’arcivescovo? “Assolutamente no, – chiarisce Bucarelli – Milingo negli ultimi anni ha cercato di riannodare i contatti con la setta, che tuttavia ha mantenuto fede all’impegno preso, allontanando tra l’altro la stessa Maria Sung”.

Questa volta, tutto sembra partire dall’organizzazione di Stallings, anche lui fuoriuscito dalla chiesa di Moon (si era sposato nel 2001 con una giapponese, nella stessa cerimonia di Milingo), che si propone di attuare il progetto iniziale, con una piccola differenza: “Stallings sta mantenendo un basso profilo rispetto ai moonies, - dice Bucarelli - ma non ha lo stesso potere economico ed è probabile che la chiesa dell’unificazione cerchi di schiacciarlo da questo punto di vista”.

Milingo torna quindi a coltivare ambizioni personali apparentemente messe da parte, sebbene negli ultimi anni non abbia mai interrotto i contatti con Maria Sung, la donna conosciuta come fisioterapista nel 2000 e incontrata almeno due volte in Zambia, anche dopo il plateale pentimento di Milingo di fronte a Giovanni Paolo II.

“L’arcivescovo ha dimostrato di essere una persona totalmente inaffidabile a cui si è continuato a dare molto spazio”, continua Bucarelli, che smentisce con forza le voci che vogliono un Milingo plagiato o drogato. “È stato sempre molto ambizioso – precisa – e aveva anche doti organizzative spiccate, essendo capace di raccogliere molti soldi. Un prete diverso che ha sviluppato un complesso di superiorità”. In questo senso, la contrarietà del Vaticano alle sue pratiche “che sconfinavano molto spesso nel ridicolo”, ha avuto un ruolo determinante nelle sue scelte, “alimentando il suo desiderio di diventare qualcuno, fino a spingersi addirittura fuori dalla Chiesa”.

Come andrà a finire la vicenda? “Milingo, Maria Sung e Stallings tenteranno di riproporre il piano del 2001, - ammette Bucarelli - ma le condizioni sono cambiate e non credo che possano fare molta strada”. Diverso il ragionamento sulle responsabilità, specie di coloro che in definitiva lo hanno fatto ripartire. E per Bucarelli non ci sono margini di interpretazione: chi doveva vigilare su Milingo ha completamente fallito.

I particolari del caso Milingo sono trattati in modo approfondito nel libro “Giovanni Paolo - I segreti di un Pontificato”, scritto da Franco Bucarelli per l’editore Edimond. Il volume sarà presentato il 3 ottobre prossimo al carcere romano di Rebibbia, in ricordo del legame di papa Wojtyla con i carcerati. All’incontro, parteciperanno tra gli altri, Angelo Scelzo, sottosegretario del Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali, mons. Slawomir Oder, postulatore della causa di beatificazione di Giovanni Paolo II e il parlamentare Gustavo Selva.

  • 17/09/2006 Archivio Notizie Papa ed Islam
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